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  • MANI CHE PARLANO D'AMORE: CONCLUSO IL CORSO DI MASSAGGIO INFANTILE A ISPICA (RG)

    Si è appena concluso con grande emozione il corso breve di Massaggio Infantile  organizzato da Rinascere Mamma APS  e tenuto personalmente dalla presidente, Cetty Mazzei presso il consultorio familiare di Ispica (RG). Sono stati due giorni intensi e pieni di calore, in cui i genitori hanno potuto sperimentare un momento prezioso di connessione profonda con i loro piccoli, attraverso il tocco, lo sguardo e la presenza. Vogliamo dire GRAZIE  a tutte i partecipanti: grazie per aver portato le vostre storie, i vostri sorrisi, le vostre domande e anche le vostre fragilità. Grazie per averci ricordato, ancora una volta, quanto sia potente il gesto semplice di una mano che accarezza, di una mamma e un papà che si fermano, di un bambino che si abbandona fiducioso. Un ringraziamento speciale va anche a tutta l'equipe del Consultorio Familiare di Ispica , che ha accolto con entusiasmo il nostro progetto, dimostrando quanto la collaborazione tra associazioni e servizi pubblici possa fare davvero la differenza sul territorio. Rinascere Mamma: una rete viva, fatta di progetti e cuore Il corso di massaggio infantile è solo uno dei tanti tasselli della vita associativa di Rinascere Mamma. Siamo un’associazione nata per dare voce, sostegno e spazio ai genitori e alle famiglie in ogni fase del loro percorso: dalla gravidanza al post-parto, dall’allattamento alla crescita, passando per i momenti di solitudine e quelli di gioia condivisa. Nel nostro territorio, vogliamo essere una presenza viva , attiva, concreta. Organizziamo corsi, gruppi, cerchi di mamme, incontri informativi e momenti di confronto, sempre con uno sguardo attento ai bisogni reali delle donne e delle famiglie. I nostri prossimi passi Questo corso appena concluso è solo l’inizio. Abbiamo già in cantiere nuovi progetti  per continuare a camminare accanto alle mamme e ai loro bambini: laboratori esperienziali gruppi di ascolto e sostegno collaborazioni con altre realtà associative iniziative per rafforzare la rete sul territorio Per noi, ogni progetto è un seme piantato nel terreno della comunità, con la speranza che possa crescere e portare frutti. Foto di Mohamad Mekawi

  • LA FORZA DI UNA MADRE, IL CORAGGIO DI UNA FIGLIA: IL NOSTRO PARTO PODALICO

    Ho sempre amato leggere i racconti di parto. C’è qualcosa di sacro, potente, autentico in ogni storia di nascita. Ma oggi sento che è arrivato il momento di raccontare la mia. Perché il mio parto è stato diverso. Intenso. Profondo. È stato il parto che non doveva esserci, e invece è arrivato. Contro ogni previsione. Ero già mamma di due meravigliose bambine, nate con due parti spontanei che hanno lasciato dentro di me un ricordo incancellabile. Ma questa terza volta… questa volta è stato tutto diverso. E proprio per questo ancora più speciale. Questa gravidanza l’ho desiderata con tutta me stessa. È arrivata con dolcezza, e l’ho vissuta con gratitudine, nonostante qualche piccolo disagio fisiologico. Ero pronta. Pronta a rinascere madre. Avevamo deciso che sarebbe stato un parto in casa. Dopo l’esperienza bellissima in casa maternità, sentivo che stavolta volevo partorire nel mio spazio, nel mio nido. Avevamo tutto pronto. Le ostetriche. L’atmosfera. La nostra attesa. Ma c’era un dettaglio: la mia piccola, a termine gravidanza, era ancora podalica. Abbiamo provato ogni strada dolce per aiutarla a girarsi: moxa, polarity, posture, musica. Ma lei restava lì, con la sua testolina sotto il mio cuore. Una parte di me sapeva che forse quello era il suo modo di dirmi: “Mamma, fidati. Questa è la mia via” Io però non volevo arrendermi al pensiero di un taglio. Dopo due parti naturali, di cui uno avvenuto in acqua, nel calore e nell'intimità di una casa di maternità, l’idea di un cesareo freddo e chirurgico mi spaventava. Mi sembrava di essere costretta a rinunciare a un pezzo importante del mio viaggio. Così ho iniziato a informarmi, a cercare alternative. E lì ho trovato il sostegno di un ginecologo straordinario, un uomo che non smetterò mai di ringraziare, che mi ha ascoltata, capita e sostenuta. Mi ha detto che un parto spontaneo podalico non era privo di rischi. Ma era possibile. E io volevo crederci. Attorno a me, però, era il caos. Voci su voci, consigli non richiesti, paure degli altri che si trasformavano in ombre sulle mie certezze. E alla fine, schiacciata dal peso di quelle paure, ho ceduto. Ho fissato il cesareo per il 21 marzo, primo giorno di primavera. Un giorno bellissimo, che però rischiava di diventare il simbolo di una rinuncia. I giorni prima dell’intervento sono stati i più bui. Piangevo. Mi sentivo in trappola. Divisa tra il desiderio di un parto naturale e la paura di mettere a rischio la mia bambina. Ma poi, il 20 marzo, qualcosa è cambiato. Un’intuizione profonda. Una forza che è salita da dentro. Ho guardato la mia pancia, l’ho accarezzata, e ho detto: “Andrà tutto bene. Faremo questo viaggio insieme, come lo abbiamo sognato” Ho chiamato il mio ginecologo e gli ho detto che avevo cambiato idea. Nessun cesareo. Io e la mia bimba avremmo avuto il nostro parto. E così, la sera del 23 marzo, le contrazioni sono arrivate. Dolci, regolari, potenti. Ho deciso di restare a casa il più possibile, in attesa che il mio medico entrasse in turno. Alle sette del mattino, con le contrazioni ormai forti, sono arrivata in ospedale. Tre centimetri di dilatazione. E subito, di nuovo, il muro: medici che mi mettono davanti i rischi, che mi fanno firmare consensi pieni di paura, che mi dicono che lì non posso partorire, che devo andare altrove. E io… io dilatavo. Io stavo già partorendo. Mi preparano per il cesareo d’urgenza. Ma io no. Io non ci sto. Mi rifiuto di indossare il camice operatorio, rifiuto il catetere, mi rifiuto di arrendermi. Chiedo solo una cosa: “Aspettiamo il mio medico” E finalmente lui arriva. Mi guarda, mi parla con calma. Mi dice che possiamo farcela. Che partoriremo. Ma per sicurezza, lo faremo in sala operatoria, con tutta l’équipe pronta. Accetto. Con tutto il cuore. Con tutta la mia fiducia. E così, in un blocco operatorio trasformato in tempio di nascita, con le luci fredde ma l’anima piena di fuoco, affronto sei ore di travaglio. E poi, finalmente, eccola. Alessandra. 3,740 kg di vita, di forza, di grazia. Nata podalica. Nata come voleva lei. Come volevo io. Questo parto è stato un atto di coraggio. Un atto d’amore. Una danza tra la mia volontà e la sua. E oggi, nel raccontarlo, non voglio che sembri un’impresa. Voglio che sia un messaggio: Siate informate. Siate ascoltate. Siate libere di scegliere. Perché sì, volere è potere. Ma ancora di più: credere è potere. E quando ci crediamo davvero, tutto trova la sua via. Foto di Michael Morse Rinascere Mamma dà voce alle mamme che vogliono raccontarsi. Inviaci anche tu la tua storia, la leggeremo e avremo cura di pubblicare le più significative. Ti aspettiamo qui: VOCI DI MAMME .

  • DAL VIRTUALE AL REALE: L'ABBRACCIO DI RINASCERE MAMMA

    C’è una forza gentile che attraversa la vita di molte donne, spesso silenziosa, ma capace di cambiare destini. È quella che nasce quando una madre si sente vista, accolta, accompagnata. È da questo sguardo che nel 2017 nasce Rinascere Mamma , grazie alla visione e al cuore di Cetty Mazzei . Chi è Cetty Mazzei Educatrice, madre, attivista della maternità consapevole, doula e insegnante di massaggio infantile, Cetty Mazzei  è prima di tutto una donna che ha scelto di trasformare la propria esperienza in possibilità per altre donne. Dopo il suo percorso personale nella maternità – non sempre lineare, spesso attraversato da domande e solitudini – ha iniziato a scrivere e condividere riflessioni sui social. La sua pagina Facebook è diventata presto un punto di riferimento per centinaia, poi migliaia di madri. In pochi anni, Rinascere Mamma  ha raggiunto oltre 80.000 follower , diventando uno spazio virtuale di ascolto, confronto e sorellanza. Da pagina a realtà: nasce l’Associazione Rinascere Mamma APS Nel 2024, il desiderio di fare rete si è fatto realtà tangibile. Rinascere Mamma  è diventata un’associazione di promozione sociale, con sede in Sicilia, impegnata nella cura della maternità in ogni sua forma. L’associazione offre gruppi di sostegno virtuali , sportelli di ascolto, eventi formativi e collaborazioni con enti locali. L’obiettivo è semplice e rivoluzionario: ridare dignità e voce alla madre  nel tempo fragile e potente che segue la nascita di un figlio. Sostegno, ascolto, presenza In questi anni, Rinascere Mamma  ha camminato accanto a centinaia di donne. Ha accolto pianti e domande, paure e rinascite. I gruppi online sono diventati rifugi preziosi per chi si sente sola, per chi cerca risposte, per chi vuole soltanto dire “anche a me succede” L’associazione crede che una madre sostenuta sia una madre più libera , più forte, più capace di prendersi cura anche di sé. "Donne, Madri, Sorelle" Il cerchio che guarisce Nel 2024, nasce uno dei progetti più simbolici: “Donne, Madri, Sorelle” , un cerchio rituale in collaborazione con l’associazione L’Albero Storto di Pozzallo (RG). Non è un semplice incontro, ma un ritorno al sacro femminile , un tempo e uno spazio in cui le donne possono raccontarsi, riconoscersi, sentirsi parte di una genealogia di forza e accoglienza. Un progetto che unisce narrazione, cura, simbolo e corpo. Un tempo lento in cui essere madre, donna e sorella non sono più ruoli da separare, ma identità da onorare . Un invito Se anche tu credi in una maternità più consapevole, se senti il bisogno di essere parte di qualcosa che nutre, se vuoi dare il tuo contributo alla crescita di un'associazione che mette al centro le madri, unisciti a noi. Sostieni Rinascere Mamma APS, diventa socio ! Partecipa, proponi, dona , condividi. Perché ogni madre merita di non sentirsi mai sola. Perché rinascere, insieme, è possibile. Foto di Elina Fairytale

  • "MI SENTIVO SOLA, INVISIBILE": IL GRIDO SILENZIOSO DELLE MADRI DIMENTICATE

    C’è un urlo che spesso non si sente, ma che echeggia potente nelle stanze silenziose delle case in cui vive una madre sola. È un urlo muto, soffocato dal senso del dovere, dalla stanchezza cronica, dai sorrisi che devono sembrare normali per non destare preoccupazione. Ma a volte, quel dolore sommerso esplode, e può trasformarsi in tragedia. È successo a Misterbianco, in provincia di Catania: una madre ha lanciato la sua bambina di sette mesi dal balcone. Una notizia che fa rabbrividire, che colpisce allo stomaco e lascia una scia di domande senza risposta. Come può una madre compiere un gesto così? La risposta non è semplice, ma una cosa è certa: nessuna madre felice, serena, supportata, può arrivare a tanto. Quello che dobbiamo chiederci, con coraggio, è: dov’era la rete che avrebbe dovuto sorreggerla prima che cadesse? La solitudine che diventa abisso Molte madri lo sanno: c’è un momento, spesso subito dopo il parto, in cui ci si sente inghiottite da un vuoto. Tutto il mondo ti dice che dovresti essere felice, che la maternità è il momento più bello della vita, ma dentro, a volte, c’è solo stanchezza, paura, rabbia. Un senso di inadeguatezza che diventa vergogna. E quella vergogna ti isola. “Mi sentivo invisibile”, raccontano tante donne. Invisibili anche quando sono circondate da persone, perché nessuno vede davvero quel peso che portano nel cuore e sul corpo. Il sonno che manca, il pianto continuo del neonato, la perdita di identità, il corpo che non riconosci più. E la domanda più dolorosa: “Perché non sono felice?” Il dolore mentale che nessuno vuole vedere La depressione post partum non è solo tristezza. È un macigno che toglie il respiro. È l’incapacità di connettersi con il proprio bambino. È la sensazione di essere un pericolo per lui. Ma spesso viene liquidata come “un po’ di malinconia”, “gli ormoni”, “una fase passeggera" E così le madri tacciono, per non essere giudicate. Per non sentirsi dire che sono cattive madri. Nel caso di Misterbianco, probabilmente, quel dolore era già lì da tempo. Forse era stato taciuto. Forse era stato minimizzato. Forse, come accade troppo spesso, nessuno ha avuto il coraggio di guardarlo in faccia. Ed è diventato troppo grande. Serve ascolto, non giudizio Non possiamo più permetterci di ignorare il dolore mentale delle madri. Servono spazi di ascolto reali, liberi da giudizi. Servono reti di supporto che non si limitino a dare consigli, ma che siano presenza viva, concreta. Che sappiano dire: “Non sei sola. Ti vedo. Ti capisco. Possiamo uscirne insieme” Perché non basta dire che “una madre non farebbe mai del male a suo figlio” Dobbiamo chiederci: cosa ha spezzato dentro quella donna, prima che arrivasse a quel gesto? E cosa possiamo fare, oggi, per non lasciare che accada ancora? Rinascere si può, ma non da sole Il dolore delle madri non deve più essere un tabù. A tutte le donne che si sentono sommerse, svuotate, sull’orlo: non siete sbagliate. Siete umane. Chiedere aiuto è un atto di forza, non di debolezza. E chi vi è accanto, familiari, amici, operatori, ha il dovere di vedere, ascoltare, tendere la mano. Perché una madre che rinasce, è una madre che può salvare se stessa e il suo bambino. Ma per rinascere, serve che qualcuno, prima, la prenda per mano. Foto di Ana Bregantin

  • DIVENTARE GENITORI OGGI: UN VIAGGIO TRA DUBBI, SOGNI E SCOPERTE

    Decidere di diventare genitori non è mai una scelta semplice, ma oggi, forse, è ancora più complessa. È una decisione che porta con sé sogni, aspettative, timori, ma soprattutto tante domande. Non è solo un “evento della vita”, è una trasformazione che coinvolge profondamente l’identità personale e di coppia. Come Counselor, mi trovo spesso ad accompagnare persone proprio in questa fase: quando il desiderio si affaccia timidamente o quando l’attesa è già iniziata e porta con sé un turbine di emozioni. GENITORI, MA PRIMA ANCORA... PERSONE La società di oggi ci chiede di essere genitori “preparati”, consapevoli, presenti, performanti. Eppure, nessuno può davvero sentirsi pronto al 100%. Le emozioni che si muovono in questa fase sono molteplici e spesso contrastanti: paura ed entusiasmo, amore e insicurezza, desiderio e timore . Tra le paure più frequenti ci sono: Non essere all’altezza Perdere la propria libertà o identità Non riuscire a trasmettere valori importanti Vedere cambiare il rapporto di coppia Tutte emozioni normali, legittime. Non vanno scacciate, ma accolte, ascoltate e comprese. L'ATTESA COME TEMPO FERTILE Che si tratti di un’attesa reale o simbolica, questo tempo è prezioso. È un momento per conoscersi meglio, per confrontarsi con la propria storia familiare, per immaginare un “noi” più grande. Spesso si pensa che “quando sarà il momento” tutto verrà da sé. In parte è vero. Ma prendersi del tempo prima  per riflettere, confrontarsi, mettere in parola le emozioni, può essere una risorsa enorme. È un modo per entrare in questo nuovo capitolo della vita con più consapevolezza, più presenza, più ascolto reciproco. PICCOLO ESERCIZIO PER LA COPPIA Titolo: La nostra mappa del diventare genitori Prendetevi una mezz’ora insieme, in un momento tranquillo. Avrete bisogno solo di carta, penna… e voglia di ascoltarvi davvero. 1. Ognuno scriva separatamente: Tre paure  che sente all’idea di diventare genitore Tre desideri  che vorrebbe realizzare come genitore Tre valori  che vorrebbe trasmettere a un figlio 2. Poi condividete:  Rileggetevi a vicenda, senza giudicare, senza rispondere. Solo ascoltando. E poi, se vi va, parlatene. Dove vi trovate simili? Dove vi sorprendete? Che cosa emerge di nuovo? Questo esercizio aiuta a mettere in parola ciò che spesso rimane dentro , e ad aprire uno spazio di intimità profonda nella coppia. IN CONCLUSIONE Decidere di diventare genitori è un atto di amore, ma anche di coraggio. È un percorso che può far paura, certo. Ma non va affrontato da soli. Esistono luoghi, spazi, professionisti pronti ad accompagnare ogni passo di questo viaggio. Foto di JÉSHOOTS

  • IO SONO GIÀ QUI CON TE, ATTRAVERSO DI TE. PAROLA DI BEBÈ

    Cercare il titolo per questo articolo è stato difficile, volevo che attirasse l'attenzione che davvero merita questo argomento, un'attenzione di cui abbiamo davvero bisogno tutti, per il bene di tutta l'umanità, e adesso vi spiego perchè! Pensateci, vi hanno mai detto chiaramente che il bambino nella pancia, nelle varie fasi della sua crescita è un individuo a sé stante? Ok, biologicamente legato e in simbiosi con la sua mamma, ma altro da lei? Se ci soffermiamo su questo concetto, sarà forse tra l'ovvio e l'ambiguo, eppure, se ci pensate, questa prospettiva può aprire un mondo, addirittura ribaltarlo. Infatti, se pensiamo al nostro bebè nel grembo come un esserino con cui poter comunicare, vuol dire che esiste un mittente ed un destinatario! Wow! Vuol dire che tu mamma, non sei solo un dolce involucro che protegge, nutre e sostiene, ma sei anche la persona che più può interagire (insieme al suo papà) con il tuo cucciolo, e non solo! Più lo farai, più sarete felici, e uniti, ma addirittura, aiuterai il tuo bambino a crescere più intelligente, fiducioso, empatico e mentalmente sano. Studi scientifici e ricerche hanno dimostrato come questa parte della vita, appunto quella precedente alla nascita, rappresenti per tutti noi le fondamenta della personalità dell'individuo; è come se più siamo in fase di crescita e più siamo modificabili, malleabili, sensibili agli stimoli, e se ci pensate qual è la parte della nostra vita in cui cresciamo più velocemente? Quella in grembo di nostra mamma. Pensate che incredibile opportunità prendere consapevolezza di queste informazioni, che incredibile responsabilità nei confronti della nostra discendenza, per quel pezzettino che stiamo compiendo ora nella storia dell'umanità. E allora cosa possiamo fare? Che Ansia! No Panic. Come al solito la nostra fisiologia è al nostro servizio, e quindi... abbandonati! A cosa? Agli Estrogeni, che belli copiosi in gravidanza (sia per mamma che per papà) ti trasformano, facendoti piangere, emozionare, essere più sbadata (al mondo esterno) e più rivolta giustamente all'interno di te stessa, alle emozioni, alla tua parte antica e più competente, al cuore, e meno alla razionalità che qui serve davvero poco! Più ti abbandonerai a questa parte di te, meglio sarà per imparare questo nuovo linguaggio tra di voi, che raggiungerà il culmine dell'empatia al momento del parto, in cui la neuro-corteccia (parte razionale) dovrebbe starsene davvero in un angolino a mangiare uno snack fino a che non avete finito. Il compito di monitorare e controllare non è della mamma ma della squadra attorno. E allora accarezzalo, non la pancia, ma lui/ lei! Fagli i grattini, la sua schiena è proprio sotto la tua pelle! Chiamalo, ti sente! Ballate insieme, coinvolgilo nelle tue passioni, qualunque esse siano. E quando il tocco è del papà?! Wow, è diverso, il mio bambino si modula, eh sì. Che meraviglia è già qui con noi. Ma non solo, perchè qui la dose di magia è altissima. Connettiti a lui, col pensiero, con messaggi invisibili d'amore perchè ne hai solo TU il potere. Nessun “neuro-psico-scienziatone” plurilaureato può farlo per te. Puoi farlo a voce alta ma la magia permette anche di farlo silenziosamente. E pensa un po', sai questi fantastici ricercatori super intelligenti cosa hanno scoperto?? CHE QUESTI MESSAGGI INVISIBILI D'AMORE MODIFICANO IL DNA DEL BAMBINO Incredibile! Le cellule sono infatti in grado di modificarsi attraverso queste onde elettromagnetiche che arrivano dal nostro cuore di mamma e di papà, che produce l'amore più vero e potente del mondo. E allora adesso che sai che attraverso il cordone ombelicale non passa solo nutrimento, ma anche emozione (ormoni) e sei in grado di filtrare, consapevolmente i messaggi per lui, sono sicura che vorrai mandargli attraverso il tuo corpo che è il canale, SOLO MESSAGGI LUMINOSI. Potrete ridere insieme, e fargli sentire che bella sensazione la serotonina, potrai respirare e rilassarti con lui, liberando endorfine e ossitocina, potrai piangere di gioia e fargli sperimentare quanto sia bello emozionarsi insieme e liberarsi dei pesi attraverso il pianto. Potrai scegliere di non guardare Breacking Bad o film horror per 9 mesi, è ancora piccino per queste emozioni così dure. Potrai sperimentare la magia, e chiedergli dal profondo del tuo cuore di venire al mondo in un determinato modo, non posso dimostrarlo ma mio figlio in grembo accolse tutte le mie dettagliate richieste. La memoria procedurale di questa fase sarà inaccessibile (o quasi) nel futuro di questa persona, ma sarà parte integrante dell'uomo o donna che sarà, senza dubbio. Per non parlare del momento della nascita, poche ore che segneranno tutta la sua vita. Queste scoperte scientifiche creano una rivoluzione in molteplici ambiti, questo modo di vivere la gravidanza mette al mondo esseri umani migliori, che formeranno comunità migliori, cambieranno i valori e le priorità partendo da un miracolo che diventa un essere umano, e una famiglia intorno che cresce e si trasforma attorno a lui/lei nell'amore. E se in questo viaggio meraviglioso senti di volere una guida, un supporto, io sono qui per te, con infinito amore. Foto di SAULO LEITE

  • GUIDA AL CONSUMO CRITICO DEL CARTONE ANIMATO

    È abitudine diffusa che i bambini della nostra epoca trascorrano del tempo (tanto tempo!) guardando i cartoni animati. E allora mi sono chiesta: cosa offriamo ai nostri piccoli? In origine il cartone animato si andava a guardare al cinema, dove si distingueva per contenuti umoristici destinati principalmente agli adulti. Nel secondo dopoguerra il cartone animato entra gradualmente in televisione. Per i bimbi di oggi guardare un cartone animato è sempre possibile, a tutte le ore attraverso numerosi canali: la televisione, i tablet, gli smartphone dei genitori. La proposta presente sul campo è davvero sconfinata. Provo dunque a selezionare alcuni cartoni animati adatti - per così dire - alla fascia 2/5 anni. Ne scelgo sei tra i più conosciuti e amati: Bing ; Bluey ; Curioso come George ; Masha e Orso ; Pj Mask-Super Pigiamini ; Paw Patrol - La squadra dei cuccioli . Allo scopo di capire davvero cosa vada a comunicare ciascuno di essi, ho scelto di assegnare delle stelline (minimo una, massimo cinque), ciascuna inerente a un determinato aspetto: • PRINCIPIO DI REALTÀ : quanto le situazioni descritte, i personaggi, i colpi di scena rispecchiano il mondo reale? Il mondo che i bambini della fascia di età 2-5 anni hanno bisogno di conoscere e comprendere. • RISPETTO DEI RUOLI FAMILIARI : i personaggi presenti propongono adulti che si comportano da adulti, danno regole, offrono spiegazioni? I bambini fanno i bambini? Cosa possono o non possono fare? • QUALITÀ DEL LINGUAGGIO UTILIZZATO : le parole e le espressioni utilizzate sono povere o ricche? Ripetitive o variegate? Coerenti o fuori contesto? “BING” (UK 2014- ITALIA 2019) Bing è un coniglietto nero in età prescolare, di 3 anni circa, ed è il protagonista del cartone animato. È allegro, vivace, sensibile, permaloso, timido e piagnucoloso. In ogni episodio affronta delle sfide che sembrano alla sua portata, ma che, spesso, si rivelano più grandi di lui. Per fortuna, trova sempre la chiave giusta e con l'aiuto di tanti amici: ogni impresa diventa una piccola conquista per Bing. Vive in un mondo ribaltato, dove gli adulti vengono rappresentati da pupazzi di pezza. Flop è il tutore di Bing e lo guida nella sua vita da “bambino”, lo intrattiene e lo calma quando affronta un problema. È un pupazzo di pezza arancione ed è sempre presente in ogni puntata. Alla fine di ogni episodio invita tutti i bambini a credere in loro stessi, perché, come Bing, crescendo saranno in grado di affrontare ogni sfida, piccola o grande che sia. Ogni episodio della serie si conclude con la spiegazione fornita da Bing di quello che è successo e di quello che ha imparato riepilogando esplicitamente i nodi principali della puntata. PRINCIPIO DI REALTÀ ★★★☆☆ Animali antropomorfi; avvenimenti e tematiche vicine alla vita dei bambini (per es. crescere; la paura dei fuochi d’artificio; un giocattolo che si rompe, etc.). RISPETTO DEI RUOLI FAMILIARI ★★★☆☆ Ogni “bambino” non ha genitori ma un tutore che svolge il ruolo genitoriale con empatia e premura; non si capisce il legame familiare presente; Flop si prende cura di Bing, lo aiuta e lo guida come se fosse il suo “adulto di riferimento” QUALITÀ DEL LINGUAGGIO UTILIZZATO ★★★☆☆ TOTALE “BING“: 3 su 5 “BLUEY” (AUSTRALIA 2018-ITALIA 2019) Bluey è una cagnolina di sei anni sempre curiosa di esplorare il mondo che la circonda. Vive con suo padre, archeologo, con sua madre, che lavora come agente della sicurezza dell'aeroporto e con la sorella minore Bingo, di quattro anni. Le due sorelle inventano di volta in volta dei giochi e spesso vi coinvolgono i genitori, le cugine oppure gli amici. Il loro mondo è tranquillo e a misura “di bambino” PRINCIPIO DI REALTÀ ★★★☆☆ Animali antropomorfi; avvenimenti e tematiche vicine alla vita dei bambini (per es. farsi nuovi amici; giocare a “fare finta di” ; litigare con i propri fratelli; etc.). RISPETTO DEI RUOLI FAMILIARI ★★★★☆ La famiglia di Bluey rispecchia una famiglia tradizionale con padre, madre e due figli; i genitori risultano molto giocosi e disponibili; utilizzano un linguaggio coerente ed empatico. QUALITÀ DEL LINGUAGGIO UTILIZZATO ★★★☆☆ TOTALE “BLUEY“: 3,5 su 5 “CURIOSO COME GEORGE” (USA 2006-ITALIA 2007) Serie animata statunitense, è stata pensata con il proposito di avvicinare i bambini al mondo delle scienze, dell'ingegneria e della matematica. Attraverso le avventure della piccola scimmia bertuccia, sempre curiosa di vedere, toccare, assaggiare, studiare e ascoltare, ogni bambino può immedesimarsi e assimilare le nozioni base di queste materie. Gli sceneggiatori hanno pensato di fare vivere George e l'uomo dal cappello giallo sia in una casa in città sia in una in campagna in quanto entrambe le ambientazioni creano spunti per affrontare le tematiche necessarie a tutte le materie. La serie, nata con intenti didattici, cerca di favorire l'apprendimento attraverso la comicità e l'ironia della scimmia e delle situazioni in cui si ritrova a curiosare. PRINCIPIO DI REALTÀ ★★★★☆ La scimmia protagonista non parla ma assume numerosi comportamenti antropomorfi; è dotata di un’intelligenza brillante che la porta a fare molte cose irreali per una scimmia. Le tematiche riportate sono molto realistiche e vicine al mondo che circonda i nostri bambini. RISPETTO DEI RUOLI FAMILIARI ★★★☆☆ La scimmia George è stata adottata dall’uomo dal cappello giallo, il quale svolge un ruolo “genitoriale” nei suoi confronti. QUALITÀ DEL LINGUAGGIO UTILIZZATO ★★★★☆ TOTALE “CURIOSO COME GEORGE“: 4 su 5 “MASHA E ORSO” (RUSSIA 2009-ITALIA 2015) Liberamente ispirata ai personaggi del folclore russo, Masha e Orso racconta le avventure di due personaggi principali: una bambina, Masha, e un orso, Orso per l’appunto. Masha è una bambina piccola, di circa 3/4 anni, irrequieta e testarda, si caccia spesso in situazioni divertenti. Vive in una casa sperduta nella taiga, la sua famiglia non compare mai. Un sentiero oltre la linea ferroviaria conduce alla casa di Orso e lei va spesso a trovarlo. Entusiasta di ogni scoperta e di ogni novità, con la sua intraprendenza e la sua vivacità combina spesso dei guai. L'altro protagonista è Orso. In passato è stato un orso da circo, ma ora vive in una casa isolata nella foresta, ricavata in un grande tronco d'albero ma arredata e dotata di elettrodomestici e di ogni tipo di comodità, proprio come le case degli uomini. Ha andatura bipede e atteggiamenti antropomorfi, sa leggere e scrivere, ma non parla, come tutti gli altri animali del cartone. Si esprime con ruggiti in tonalità diverse, e parla soprattutto a gesti. Risulta ben comprensibile e le sue espressioni comunicano lo stato d'animo. Orso è molto affezionato alla bambina, sebbene cerchi spesso di evitarla o tenerla impegnata per avere un po' di tranquillità. Nei confronti di Masha è una figura quasi paterna: si occupa di lei e ne sopporta i capricci con rassegnazione e, nonostante spesso ne sia esasperato, tiene i suoi digrigni per sé. Qualche volta, in preda all'esasperazione, ulula come un lupo. Quando però Masha combina guai che possono nuocere alla salute di entrambi, la mette in castigo confinandola faccia al muro. PRINCIPIO DI REALTÀ ★★☆☆☆ Sono presenti animali che non vivono naturalmente nella taiga (per es. un pinguino, un panda, etc.); gli animali si comportano come persone; Masha è una bambina piccola che vive da sola, autosufficiente. RISPETTO DEI RUOLI FAMILIARI ★☆☆☆☆ Non ci sono adulti; Masha provvede a sé da sola; è Orso che svolge un ruolo educativo e normativo verso la bambina, non sempre in modo consono e rispettoso. QUALITÀ DEL LINGUAGGIO UTILIZZATO ★★★☆☆ TOTALE “MASHA E ORSO”: 2 SU 5 “PJ MASK-SUPER PIGIAMINI” (USA 2015-ITALIA 2016) La serie narra le avventure di tre bambini: Connor, Amaya e Greg, i quali di giorno sono compagni di scuola e vivono vite normali, ma di notte si trasformano in Gattoboy, Gufetta e Geco, dei supereroi notturni e che vengono chiamati Pj Masks e/o Superpigiamini e affrontano vari supercriminali. Connor/Gattoboy è un bambino con occhi azzurri e capelli castani. Di solito è lui a causare problemi ed è molto testardo. Quando esagera o sbaglia qualcosa durante le missioni si intimidisce o più spesso si arrabbia. Amaya/Gufetta è una bambina con occhi rossi e capelli lunghi e castani. Gufetta è l'unica del trio capace di volare e guida il Gufaliante che ha potenti fari, ali in grado di creare un forte vento e artigli in grado di afferrare anche piccoli oggetti con grande precisione. Greg/Geco è un bambino con occhi verdi e capelli biondi. È il più forte e intelligente del gruppo e guida la Gecomobile capace di arrampicarsi sui palazzi, mimetizzarsi e andare sia sott'acqua che sulla terra. Gli antagonisti presenti nella serie sono numerosi, i più ricorrenti sono: Romeo, un inventore che dimostra fin da subito ai Super-Pigiamini di essere feroce, astuto e crudele. Il suo obiettivo è conquistare il mondo, e per questo pratica esperimenti malefici; Lunetta, una bambina che ama rubare il divertimento degli altri bambini e vuole avere tutto per lei; Lupetti, un trio di bambini - lupi mannari che seminano caos nella città. PRINCIPIO DI REALTÀ ★☆☆☆☆ I bambini protagonisti vivono una seconda vita notturna da supereroi; hanno superpoteri, volano, guidano, si trasformano, sanno fare cose fuori dalla realtà grazie ai loro superpoteri. RISPETTO DEI RUOLI FAMILIARI ★☆☆☆☆ Non ci sono adulti; i Super Pigiamini risolvono tutti i problemi in autonomia; non ci sono riferimenti ai loro genitori o ad altri adulti di riferimento. QUALITÀ DEL LINGUAGGIO UTILIZZATO ★☆☆☆☆ TOTALE “PJ MASK-SUPER PIGIAMINI “: 1 SU 5 “PAW PATROL - LA SQUADRA DEI CUCCIOLI” (USA 2013-ITALIA 2013) Il protagonista è Ryder, un ragazzo di dieci anni capo leader della squadra dei cuccioli. Ryder è il padrone dei cuccioli. Vuole molto bene ai suoi cagnolini. Non si sa nulla dei suoi genitori, né sono stati menzionati. I sei cuccioli eroici, ognuno dei quali è dotato di un'abilità particolare che gli permette di portare il proprio contributo alla squadra nel risolvere le missioni di salvataggio. La Paw Patrol vive nel Quartier Generale, una torre posta sulla collina più alta della cittadina. Quando Ryder riceve una richiesta di aiuto sul suo tablet ultra-tecnologico chiama a raccolta i cuccioli i quali, dopo aver indossato le "uniformi" che li caratterizzano e aver raggiunto la cima della torre, vengono scelti per portare a compimento la missione. Ogni cucciolo ha uno zaino zeppo di accessori. PRINCIPIO DI REALTÀ ★☆☆☆☆ Animali antropomorfi; ambientazione, avvenimenti e tematiche lontane dalla realtà e dal mondo del bambino. RISPETTO DEI RUOLI FAMILIARI ★☆☆☆☆ Il protagonista viene convocato dal sindaco della città per risolvere tutti i problemi. Non ha genitori o altri adulti di riferimento. QUALITÀ DEL LINGUAGGIO UTILIZZATO ★★☆☆☆ TOTALE “PAW PATROL-LA SQUADRA DEI CUCCIOLI“: 1.5 SU 5 Foto di Victoria Rain

  • IL DAS: L'ALTERNATIVA POSSIBILE AL BIBERON IN CASO DI AGGIUNTA

    L'avvio dell'allattamento non è sempre facile, e capita spesso che noi mamme ci troviamo di fronte a difficoltà che se non adeguatamente affrontate con il giusto supporto, possono far crollare le nostre aspettative e le nostre speranze legate all'allattamento stesso. Accade spesso che il bambino riesca ad attaccarsi al seno, ma che abbia bisogno di integrazioni di latte (materno spremuto o, in mancanza, latte formulato). Molte mamme non sanno che è possibile dare le integrazioni nello stesso momento in cui il bambino poppa al seno. Come? È semplice! Basta utilizzare il DAS, un sistema di alimentazione supplementare! Possiamo crearlo da soli a casa, oppure acquistarne uno. Per costruirlo in casa, procuriamoci un sondino di silicone molto sottile lungo almeno 40 cm, come, ad esempio, un sondino nasogastrico di uso ospedaliero, o il sondino di un ago a farfalla (naturalmente asportiamo la farfalla e l'ago). Allarghiamo il foro di una tettarella di un biberon abbastanza da far passare il sondino e lo infiliamo fino a che tocchi il fondo del biberon stesso. Riempiamo il biberon con il latte tiepido che il bambino dovrà assumere. L’altro capo del sondino lo fissiamo con un cerotto anallergico vicino all’areola, in modo che la punta del sondino sporga di circa 7-10 ml dal capezzolo. Quando il bambino si attaccherà al seno, facciamo in modo che, oltre al capezzolo, prenda contemporaneamente anche il tubicino. Il bambino succhiando allungherà il capezzolo della mamma e il tubicino, che precedentemente abbiamo posizionato un po’ più sporgente rispetto al capezzolo, si ritroverà circa allo stesso livello. Il flusso di latte lo potremo regolare, per il principio dei vasi comunicanti, a seconda dell’altezza a cui viene messo il biberon: più in alto si mette e più veloce sarà il flusso. Se preferite acquistarlo, invece, esiste in commercio un dispositivo composto da una bottiglietta di plastica che, nella parte superiore, ha un aggancio per cordoncino, che permette alla mamma di tenerlo attaccato al collo. Nella parte inferiore, invece, è presente una ghiera da cui partono due tubicini sottili e morbidi di silicone. Ne sono forniti tre paia di diversi calibri che permettono di regolare il flusso di latte a seconda delle necessità. La ghiera è fornita anche di diverse tacche per fermare il flusso dei tubicini, se questi, entrambi o uno solo, non sono in uso in quel momento. Potete trovarlo qui . Con entrambi i dispositivi, sia quello casalingo che quello acquistato, il bambino riceverà il latte dal seno ed anche l’integrazione attraverso il sondino durante la poppata. L'utilizzo del DAS ha diversi vantaggi. Vediamone alcuni: • Il seno sarà più stimolato, producendo più latte • Il bambino imparerà a succhiare correttamente e a drenare il seno efficacemente • Il bambino vedrà il seno materno come fonte di nutrimento • La mamma risparmierà tempo, allattandolo e, contemporaneamente, somministrandogli l’aggiunta • Può essere usato anche nel caso di bambini adottati Ecco un video che mostra come avviene l'allattamento utilizzando il DAS: Foto di Medela

  • IL MASSAGGIO INFANTILE: UN PROFONDO CONTATTO AFFETTIVO CON IL TUO BAMBINO

    Un numero sempre maggiore di genitori è oggi sensibile e attento alla formazione di quel legame affettivo con i figli, fin dai primi giorni di vita, fondamentale per un attaccamento sicuro. Tale legame può essere favorito da vari aspetti, come ad esempio l'allattamento al seno, ma spesso sottovalutiamo il massaggio come mezzo privilegiato per promuovere una buona relazione tra genitori e figli attraverso il tatto. Ma che cos'è il massaggio infantile? È un'antica tradizione presente in molte culture capace di rafforzare il legame con il nostro bambino. Ma non solo! Il massaggio infantile favorisce i processi digestivi, il rilassamento e il sonno. Attraverso le nostre mani possiamo comunicare al bambino amore, calore e tenerezza, ma anche sicurezza e benessere. Anche per il neo papà il massaggio infantile può trasformarsi in una opportunità per trovare uno spazio "fisico" in cui tessere una relazione positiva con il figlio. Se ci riflettiamo bene, infatti, grazie all'allattamento, le madri godono già di una "dimensione tattile" con il bambino e il massaggio infantile rappresenta un valore aggiunto; ma i padri sono spesso esclusi da questo legame unico e trovano nel massaggio infantile la possibilità di rafforzare il legame con il bambino anche attraverso il tatto. In molti ospedali il massaggio infantile è utilizzato dagli operatori sanitari per alleviare le sofferenze dei neonati prematuri: da qui possiamo facilmente comprendiamo quanto questa tecnica non solo infonde benessere al bambino, ma se praticata con regolarità favorisce la formazione di un legame genitore-figlio che durerà tutta la vita. Ma da dove trae origine l'importanza del massaggio infantile come investimento per un futuro migliore? La risposta è semplice! Vari studi scientifici hanno dimostrato che nelle culture in cui i bambini vengono tenuti molto tempo in braccio, cullati, massaggiati e allattati al seno, gli adulti manifestano una maggiore inclinazione alla cooperazione e sono meno aggressivi e violenti. Che adulto sarà un bimbo cresciuto nell'amore e nell'ascolto dei suoi bisogni? Sarà un adulto altruista capace di rapportarsi con gli altri con amore e rispetto. Ecco perché i benefici del massaggio infantile sono sia a breve termine, che a lungo termine. Nel breve termine possiamo affermare che attraverso il massaggio comunichiamo amore al nostro bambino, alleviamo le sue tensioni, aumentiamo la fiducia nella nostra capacità di comprendere i suoi bisogni e le sue esigenze e di rispondere tempestivamente e in maniera adeguata. Ma cosa succede nel lungo termine? Un bambino che è stato ascoltato, compreso, protetto, che ha avuto uno stretto contatto con i propri genitori, che è stato curato con amore, da adulto avrà la tendenza ad avere rapporti più sani con gli altri, perché quel messaggio di amore, fiducia e rispetto insiti nel massaggio persisterà nei nostri bambini anche in età adulta. È possibile utilizzare il massaggio infantile anche come mezzo per instaurare un legame tra fratelli? Assolutamente sì! Molto spesso l'arrivo di un neonato a casa spaventa il fratellino o la sorellina più grandi. Il nostro compito sarà quello di aiutare entrambi a instaurare un buon rapporto, ed è possibile farlo attraverso il massaggio. Offriamo al più grande l'opportunità di massaggiare il piccolo, naturalmente solo se lo desidera. In questo modo creerà un legame con il fratello minore, imparerà che il nuovo arrivato non è poi così fragile come sembra, ma è un bambino esattamente come lo è lui, solo un po' più piccolo. Al contempo, il fratello minore riuscirà a superare i suoi timori nei confronti del più grande, spesso generati dai suoi modi rudi e maldestri. In sintesi, i più importanti benefici del massaggio infantile sono i seguenti: • È un mezzo privilegiato per favorire il contatto con il bambino • Rafforza il legame e la relazione genitore-figlio • Favorisce il benessere del bambino e dei genitori • Aiuta il bambino a rilassarsi, donandogli sollievo • Favorisce la maturazione del sistema nervoso, circolatorio, respiratorio e gastro-intestinale • Aiuta a dare sollievo al bambino in caso di coliche gassose • Favorisce un profondo contatto affettivo tra genitore e bambino • Rafforza le competenze genitoriali Bibliografia : Vimala McClure, Masaggio al bambino, messaggio d'amore, Bonomi Editore Foto di Polina Tankilevitch

  • RINASCERE NELL'ARTE: MARIA DITARANTO SI RACCONTA

    Vengo accolta al piano terra di una casa bianca, dove l’armonia respira in ogni dettaglio. Ho il piacere e l’onore di entrare nel ‘sancta sanctorum’ di Maria Ditaranto e di scambiare due chiacchere con lei, l’artista pugliese naturalizzata lucana. Le domande affollano la mia mente, sono tante: le numerose opere che mi circondano distraggono la mia attenzione. Mi concentro, partiamo! Maria quando hai scoperto che la tua vocazione era quella di essere un’artista? Non c’è un momento in cui lo capisci, io sono me stessa, sono sempre stata così. Da quando ero piccola sono sempre stata così, ora riesco a far uscire ciò che ho sempre avuto dentro, ho trovato il mezzo per esprimere me stessa . Sono gli altri che poi possono o meno definirmi un’artista. Io non posso definirmi tale da sola. Infatti non ho l’abitudine di dire “le mie opere”, dico sempre: “i miei dipinti”; poi è qualcun altro che decide se sono o meno opere d’arte. Penso a Maria da bambina, hai sempre disegnato? Hai seguito dei corsi? Ho sempre avuto una matita in mano, ho frequentato una scuola superiore in cui ho sperimentato un po' di tecniche, ho davvero amato la storia dell’arte, grazie a una professoressa che me l’ha fatta amare. Il mio percorso è iniziato come grafico, è stata un’esperienza che ha contribuito a formarmi per quella che sono diventata. I tuoi genitori hanno creato un ambiente attorno a te che abbia sostenuto questa passione o è stato un processo naturale? Prima i genitori non stavano lì a proporre come si fa oggi; essere bambini era una cosa naturale, un mondo a parte che andava per i fatti suoi. I miei genitori erano contenti di me, e sono orgogliosi oggi di quello che realizzo. È successo quello che doveva succedere , senza alcun tipo di “stimolo esterno” È stato difficile conciliare l’essere mamma di una famiglia numerosa con la tua professione? Come sei riuscita a tenere tutto insieme? Non è stato facile, soprattutto perché viviamo in Basilicata, dove lo spazio per l’arte è davvero minimo. Io ho dedicato tutto il mio tempo alla famiglia e, poi, qualche ritaglio di tempo all’arte. Ho sempre cercato il tempo per questo. Il tempo e lo spazio. Il mio luogo per dipingere era ed è tutt’ora la nostra casa, ricordo ancora i miei bambini che giocavano tra i quadri sparsi in giro. Un giorno per esempio - sorride Maria - è arrivata una freccetta su un quadro che stavo dipingendo, è stato un momento forte, per me e per loro, rende l’idea di quanto sia difficile tenere le due cose separate. I miei figli hanno sempre vissuto nell’arte: da un lato è stato un bene, perché gli è entrata dentro; dall’altro, però, per me è stato davvero complicato . Per fare arte bisogna andare in giro, frequentare mostre, incontrare persone. Io l’ho fatto, rubando. Da un po' di anni, ho potuto muovermi di più e i risultati stanno arrivando. Se mi fossi mossa prima sarebbe stato diverso. Ma va bene così, perché io sono a posto con la mia coscienza, ho cresciuto i miei figli prima, e poi ho dato spazio a me stessa . Se non l’ho fatto prima, è perché io l’ho voluto fortemente. Il tempo che riesci a dedicare al dipingere cambia sempre? Hai una tua routine? Il mio tempo è sempre variabile, le mamme sono il jolly della famiglia, se c’è un buco tu devi essere pronta a tapparlo . Il tempo per l’arte lo ritaglio, sempre. Non è solo la pittura fisica, c’è tutto un lavoro attorno. Faccio ricerche, leggo di altri artisti, cerco mostre. Quando posso dipingo, anche di notte. Siccome siamo donne e abbiamo una forma mentale diversa, ereditata da tutti i trascorsi delle nostre antenate nei secoli, noi sentiamo di dover prima assolvere alle mansioni familiari : la casa pulita, i panni stirati, etc. Invece per gli uomini è diverso. Se l’uomo fa l’artista, è diverso. Vanno in studio, fanno le loro ore di lavoro e poi rientrano. Per noi donne no. Fai prima la mamma, la moglie e poi arrivi a te, alla tua produzione artistica. Il tuo interesse per il mondo femminile, l’attenzione che dedichi alla donna da dove nasce? Sono sempre stata una ribelle, sin da piccola. Noi tre sorelle eravamo le classiche bambine carine, ordinate, ma io sono stata proprio ribelle, ho vissuto sempre male le ingiustizie e quindi ero quella che si doveva lamentare quando una cosa non andava bene. Ho sempre sentito il carico dei problemi del mondo . Da sempre. C’era una pressione dentro di me, una chiamata alla quale dovevo rispondere. Sono nata nel ’68, quindi avrò ereditato questa propensione alla ribellione. Le tematiche femminili le vivo da donna, sento molto il peso e la responsabilità di dover dire qualcosa attraverso le immagini. Vorrei portare un messaggio. Nel tempo sono stata identificata con questo messaggio femminista e a me va bene, io ci sono, sono in prima linea. Da un punto di vista tecnico, è difficile dipingere la donna? Per niente, la donna nel corso dei secoli è stata sempre modella, musa, ispiratrice. Il corpo della donna è una delle prime cose che si dipingono; dipingere la donna mi piace ma non voglio essere identificata come un’artista di sole donne, sarebbe riduttivo, voglio parlare di umanità. Com’è stata per te l’esperienza di dipingere bambini molto piccoli e donne in attesa? Io sono una mamma, nei quadri metto me stessa, trasporto le mie emozioni, i miei pensieri, il mio vissuto. Essendo mamma, è venuto fuori questo mondo. Ho iniziato a esporre in galleria, partendo proprio da una mostra che raccontava anche la maternità: per me è stata un’esperienza terapeutica. Lì ho capito quanto per me l’arte sia terapeutica , mezzo per esprimere me stessa, i miei sentimenti. Attraverso l’arte io posso dire e non dire. Il quadro, mentre lo dipingi, rappresenta un momento abbastanza egoistico, perché lo fai per te stessa, per appagare il bisogno momentaneo del tuo ‘furor’; poi, in un secondo momento, lo restituisci al mondo. Ciò che arriva all’altro può essere anche completamente diverso da ciò che hai sentito e percepito tu, ed è questa la magia sconvolgente dell’arte. Io, attraverso i quadri, ho parlato di me, delle mie storie, delle mie gravidanze, che sono state importanti e mi hanno resa quello che sono . All’interno di essi c’è l’amore per i miei figli, la tenerezza che ho vissuto. Dentro c’è tutto. Parliamo di cicatrici, tu le definisci “un segno di vittoria”, come mai? La cicatrice vuol dire che c’era una ferita e poi una guarigione . Ognuno di noi ne ha, sia di fisiche che di morali. Dipingere le mie cicatrici mi ha permesso di metterle da parte, di risolvere quelle ferite. Sono riuscita a parlarne. Sono andata oltre. In passato avevo bisogno di questo, adesso invece sento di avere bisogno di giardini, di ambienti irreali, con animali che infondono serenità. Nel mio percorso, nel mio crescere, evolvere, cambia il modo di dipingere, esso mi segue. Quali sono i tuoi artisti preferiti? Io adoro Michelangelo, da sempre. E’ una mia passione travolgente. In generale mi nutro di quello che guardo. Quando faccio un viaggio, la prima cosa che cerco sono le mostre, i musei. Devo andarci da sola, per ore e ore. Devo ricaricarmi di bellezza . Qual è il tuo messaggio per le neomamme che ci leggono? Qual è il segreto del tuo equilibrio? Non abbiamo il controllo sulla vita degli altri; io ho tre figli maschi; ho capito con il tempo che possiamo dargli una dritta, cercare di indicare una direzione basata sui nostri valori, su quello che abbiamo capito della vita, ma ricordando sempre a me stessa che non è detto che sia la strada giusta per loro. Come mamme possiamo insegnare loro a prendersi cura del proprio corpo, della loro mente. Possiamo guidarli solo fino a un certo punto, poi basta. Dobbiamo fidarci. Mi rendo conto che non ho nessun diritto di dire loro cosa devono fare della loro vita. Arriva forse per tutti quel momento in cui pensi di aver sbagliato tutto, ma non è così. I semi che hai lasciato possono germogliare. Essere mamma non è un ruolo, lo sei per sempre perché lo scegli ogni giorno. I figli non sono nostri, non possiamo tenerli sempre con noi, il nostro compito è donarli alla vita, con fiducia . Per saperne di più sulle opere di Maria Ditaranto, vi invitiamo a visitare il suo sito mariaditaranto.it

  • SCRIVERE E DISEGNARE PER IL MIO PICCOLO ALE

    Un libro destinato ai bambini piccoli (0-3 anni) dovrebbe possedere determinate caratteristiche per essere adatto, stimolante e coinvolgente per loro. Ecco alcune delle caratteristiche ottimali: • I llustrazioni accattivanti, immagini grandi, non troppo colorate e chiare sono fondamentali per attirare l’attenzione dei bambini e aiutare nella comprensione del contenuto • T esto semplice con frasi corte, parole selezionate e un ritmo cadenzato sono ideali per questa fascia d’età • C ontenuti riconoscibili, ovvero temi e situazioni familiari, come la routine della nanna, i pasti o i giochi, sono particolarmente apprezzati • T emi positivi e costruttivi, storie che veicolano valori come l’amicizia, la condivisione, le emozioni quotidiane possono avere un impatto positivo sullo sviluppo del bambino Da neomamma desiderosa di offrire esperienza di lettura di qualità ai miei bambini, rintraccio sul web una serie di libretti scritti e illustrati da Claudia Pintore . Li acquisto e ai miei bimbi piacciono molto. Intuisco che Claudia è una neomamma come me, che ha scelto di scrivere e disegnare per il suo piccolo Ale. Sono curiosa di sapere di più. Qual è il primo libro che hai dato alla luce? “ Ale va al parco giochi ”, è uscito nel febbraio del 2023, l’idea è nata perché volevo far rivivere a mio figlio un’esperienza di vita quotidiana, attraverso la lettura di un libro. È stato il primo di una serie di sei. In pochissimo tempo (9/10 mesi) hai creato e pubblicato tutti gli altri libri. La tua ispirazione, la tua guida è sempre il tuo Ale? Ci sono due libri, “ Il corpo è mio ” e “ Ci sono famiglie ” che affrontano due tematiche importanti: quella del consenso e quella delle tante tipologie di famiglie possibili. Questi due libri sono nati dal desiderio di voler parlare con mio figlio, in una maniera per me adeguata, di queste tematiche. Gli altri, “ Ale va al mare ”- “ Ale e i suoi amici animali ”- “ Ale va dalla dentista ”- raccontano di lui, della sua quotidianità. E’ lui la mia ispirazione. Spiegaci la tua scelta di disegnare rappresentando la realtà. I motivi sono due, quando Ale era molto piccolo avevo letto che è meglio esporre alla realtà nei primi anni di vita; anche nei libri che leggevamo insieme cercavo sempre immagini e disegni che potessero essere associati a qualcosa di cui lui fa esperienza tutti i giorni. Inoltre mi sono accorta, osservando Ale, che questa tipologia di immagini gli piacciono molto di più. I suoi libri preferiti sono i libri fotografici in cui sono presenti altri bambini, persone, oggetti di vita quotidiana. Quando pensi a un nuovo libro, crei prima i testi e poi i disegni o il contrario? Dipende dai libri, ho seguito entrambe le strade. Scelgo di utilizzare descrizioni realistiche, semplici e un linguaggio non eccessivamente semplificato. Io parlo così con mio figlio e quindi ho scelto di scrivere testi di questa tipologia. Credo che per lui sia importante apprendere tante parole, arricchire il suo linguaggio e conoscere le tante sfaccettature della realtà. Come sei passata dall’idea iniziale di voler creare dei libri solo per tuo figlio al riuscire a vendere prodotti online, che arrivano tra le mani di tanti altri bambini? Ho scoperto che con Amazon posso autoprodurre i miei libri senza un dispendio economico importante, inizialmente volevo stampare per il mio Ale, solo in un secondo momento ho scoperto, con mia grande sorpresa, che anche altre mamme erano interessate ai miei libri. Non ci potevo credere, ma sto davvero avendo risposta dalle persone. Quanto il dialogo online con altre mamme ti ha dato spunto per scegliere cosa raccontare? Ho scelto di aprire un account Instagram ( piccole_storie_quotidiane ), nel quale racconto, disegno, a volte con ironia, prendendo spunto dalla mia vita quotidiana. Quando mi viene un’idea chiedo un feedback online. In tanti mi hanno chiesto un libro sul consenso, così come il tema delle multi-famiglie è nato da un bisogno rintracciato sul web. La tua passione per il disegno com’è nata? Ho sempre disegnato, era una delle mie attività preferite sin da piccola. Inventavo storie, disegnavo personaggi. Qualche anno fa mi sono occupata di ritratti su commissione. Ho sempre disegnato, ma dopo la nascita di mio figlio non avevo più tempo. Mi si accumulavano idee in testa e credevo che non sarei riuscita mai a realizzarle. In realtà, appena ho avuto un pochino più di tempo, ho sentito il bisogno di disegnare storie, tirare tutto fuori. Hai un messaggio positivo per le neomamme? Come conciliare la vita familiare con una passione, che magari può diventare anche un lavoro? Io ho dovuto mettere in pausa quello che desideravo fare. In alcuni momenti può sembrare che quel tempo per sé non tornerà mai più, non è così. Il tempo per tornare a sé arriva. Bisogna solo avere pazienza.

  • GIOCARE ALLA NASCITA

    A partire dai 2/3 anni di età, il canale privilegiato di espressione e di apprendimento per il bambino è il gioco simbolico, ovvero il “facciamo finta di...” É così che i nostri piccoli si allenano alla vita, alla relazione e alla gestione delle loro emozioni. Mi sono chiesta: i prodotti comunemente forniti dall’industria del giocattolo, quale immagine della nascita e della maternità offrono ai nostri bambini? Mi ritrovo tra le mani una bambola, simil Barbie, incinta. La famosissima silouette che ha accompagnato la mia infanzia è in dolce attesa. L’evento non ha modificato il suo fisico perfetto, né il suo outfit impeccabile: la messa in piega è incredibile, il portamento fiero sui tacchi alti e il sorriso a 32 denti, invidiabile. Penso: “Beh, meglio così. Questa bambola di plastica non sta vivendo il lato ‘oscuro’ della gravidanza, fatto di mal di schiena, nausee, caviglie gonfie, etc” Continuo a osservare la bambola e sono incuriosita dal suo bel pancione sinuoso. La meccanica del giocattolo permette di staccare, letteralmente, l’intero pancione per dare alla luce un piccolo bebè. Propone dunque una nascita distocica, con un taglio cesareo alquanto invasivo. Se poi premo nella pancia svuotata, questa magicamente si gira su se stessa, ritrasformandosi in piatta. Eliminato il pancione e tirato fuori il neonato, Barbie torna a essere insomma..Barbie! È proprio come se non fosse successo nulla, come se l’evento nascita non ci fosse stato, ma, al contrario, fosse invece rimasto tutto imperscrutabilmente uguale a prima. Accessori inclusi. Nella scatola di Barbie con Bebè trovo: un biberon, una culletta e dei mini vasetti colorati di omogeneizzati. Quant’è lontana dalla realtà questa rappresentazione del corpo della donna, della sua gravidanza, della nascita e dell’occorrente per la crescita di un bebè? Anni luce. Fortunatamente ho tra le mani anche un'altra tipologia di giocattolo. Impossibile da trovare tra gli scaffali di un qualsiasi negozio di articoli per l’infanzia. È infatti una bambola fatta a mano, precisamente all’uncinetto, appositamente commissionata a un’ artigiana locale per fornire una visione altra della maternità durante i percorsi di accompagnamento alla nascita che abitualmente conduco. È una bambola innanzitutto morbida, con le forme dolci di una donna che sta diventando madre. Ha un evidente pacione che fa capolino da sotto alla maglietta lilla. Ha le caviglie gonfie, ha il seno rigonfio. Osservandola meglio si scopre che - udite udite - ha anche la vagina! Ed è proprio da lì che sbuca il suo piccolo, se ne intravedono i capelli. Tirando piano piano, il neonato fa capolino da dove effettivamente dovrebbe uscire. Eccolo, è nato! Ma cos’ha attaccato all’ombelico? Il suo cordone, una parte del quale è ancora nel corpo della mamma. Continuando a tirare dolcemente avviene il secondamento: nasce anche la sua placenta. Il bambino è nato, la pancia gonfia e molle della bambola-mamma non conosce magiche trasformazioni. Il piccolo ha un bottoncino sulla bocca, il quale si attacca perfettamente agli analoghi cuciti sui capezzoli della bambola-mamma. Il neonato può allora bere il suo latte, che gli è dovuto. Il pancione ha anche un taglio simil cesareo sul basso ventre, perché, sì, è giusto raccontare che, quando è necessario, si può nascere anche così. Torniamo al punto di partenza. I nostri figli conoscono il mondo attraverso il gioco, il fare finta di... Sta a noi scegliere quali tipologie di giocattoli e di racconti di nascita proporre. Senza edulcorare, senza stravolgere la realtà. Solo così, forse, avverrà un vero e profondo mutamento di mentalità tale che le donne e gli uomini di domani - se e quando decideranno di vivere l’esperienza della genitorialità - potranno essere liberati dal pesante carico di paure e di mal riposte conoscenze che il retaggio simil mediatico ci ha costretto a portare sulle spalle. Un giogo senza gioco. “Ogni neonato che aiutiamo a venire al mondo con dolcezza, ogni neonato che allattiamo, ogni madre che proteggiamo, sosteniamo e onoriamo, è un passo avanti verso una società globale sana. Sono certa che la conservazione del nostro pianeta e della pace del mondo possano e debbano essere raggiunte a passi di bimbo” (Ibu Robin Lim)

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