A partire dai 2/3 anni di età, il canale privilegiato di espressione e di apprendimento per il bambino è il gioco simbolico, ovvero il “facciamo finta di...”
É così che i nostri piccoli si allenano alla vita, alla relazione e alla gestione delle loro emozioni.
Mi sono chiesta: i prodotti comunemente forniti dall’industria del giocattolo, quale immagine della nascita e della maternità offrono ai nostri bambini?
Mi ritrovo tra le mani una bambola, simil Barbie, incinta. La famosissima silouette che ha
accompagnato la mia infanzia è in dolce attesa.
L’evento non ha modificato il suo fisico perfetto, né il suo outfit impeccabile: la messa in piega è incredibile, il portamento fiero sui tacchi alti e il sorriso a 32 denti, invidiabile.
Penso: “Beh, meglio così. Questa bambola di plastica non sta vivendo il lato ‘oscuro’ della gravidanza, fatto di mal di schiena, nausee, caviglie gonfie, etc”
Continuo a osservare la bambola e sono incuriosita dal suo bel pancione sinuoso.
La meccanica del giocattolo permette di staccare, letteralmente, l’intero pancione per dare alla luce un piccolo bebè. Propone dunque una nascita distocica, con un taglio cesareo alquanto invasivo.
Se poi premo nella pancia svuotata, questa magicamente si gira su se stessa, ritrasformandosi in piatta.
Eliminato il pancione e tirato fuori il neonato, Barbie torna a essere insomma..Barbie!
È proprio come se non fosse successo nulla, come se l’evento nascita non ci fosse stato, ma, al contrario, fosse invece rimasto tutto imperscrutabilmente uguale a prima.
Accessori inclusi. Nella scatola di Barbie con Bebè trovo: un biberon, una culletta e dei mini vasetti colorati di omogeneizzati.
Quant’è lontana dalla realtà questa rappresentazione del corpo della donna, della sua gravidanza, della nascita e dell’occorrente per la crescita di un bebè? Anni luce.
Fortunatamente ho tra le mani anche un'altra tipologia di giocattolo.
Impossibile da trovare tra gli scaffali di un qualsiasi negozio di articoli per l’infanzia.
È infatti una bambola fatta a mano, precisamente all’uncinetto, appositamente commissionata a un’artigiana locale per fornire una visione altra della maternità durante i percorsi di accompagnamento alla nascita che abitualmente conduco.
È una bambola innanzitutto morbida, con le forme dolci di una donna che sta diventando madre.
Ha un evidente pacione che fa capolino da sotto alla maglietta lilla. Ha le caviglie gonfie, ha il seno rigonfio.
Osservandola meglio si scopre che - udite udite - ha anche la vagina!
Ed è proprio da lì che sbuca il suo piccolo, se ne intravedono i capelli. Tirando piano piano, il neonato fa capolino da dove effettivamente dovrebbe uscire.
Eccolo, è nato! Ma cos’ha attaccato all’ombelico? Il suo cordone, una parte del quale è ancora nel corpo della mamma.
Continuando a tirare dolcemente avviene il secondamento: nasce anche la sua placenta.
Il bambino è nato, la pancia gonfia e molle della bambola-mamma non conosce magiche
trasformazioni. Il piccolo ha un bottoncino sulla bocca, il quale si attacca perfettamente agli analoghi cuciti sui capezzoli della bambola-mamma.
Il neonato può allora bere il suo latte, che gli è dovuto.
Il pancione ha anche un taglio simil cesareo sul basso ventre, perché, sì, è giusto raccontare che, quando è necessario, si può nascere anche così.
Torniamo al punto di partenza.
I nostri figli conoscono il mondo attraverso il gioco, il fare finta di...
Sta a noi scegliere quali tipologie di giocattoli e di racconti di nascita proporre.
Senza edulcorare, senza stravolgere la realtà.
Solo così, forse, avverrà un vero e profondo mutamento di mentalità tale che le donne e gli uomini di domani - se e quando decideranno di vivere l’esperienza della genitorialità - potranno essere liberati dal pesante carico di paure e di mal riposte conoscenze che il retaggio simil mediatico ci ha costretto a portare sulle spalle.
Un giogo senza gioco.
“Ogni neonato che aiutiamo
a venire al mondo con dolcezza,
ogni neonato che allattiamo,
ogni madre che proteggiamo,
sosteniamo e onoriamo,
è un passo avanti
verso una società globale sana.
Sono certa che la conservazione
del nostro pianeta e della pace del mondo
possano e debbano essere raggiunte
a passi di bimbo”
(Ibu Robin Lim)
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