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  • È POSSIBILE PREPARARSI AD UN PARTO SENZA DOLORE USANDO L’HYPNOBIRTHING® ?

    Se ne sente parlare sempre di più, una parola inglese, internazionale, New Age, Hippie, un sostantivo potente ma che fa anche un po’ paura: Hypnobirthing® . Ma di cosa si tratta davvero? Partorire in ipnosi? Con occhi a spirale stile “Sir Biss“? Oppure si tratta di andare in trance e non ricordare più niente, che cose strane si inventano oggi! Nulla di tutto questo, ragazze! Un corso di Hypnobirthing® è un programma super all’avanguardia, fondato su evidenze scientifiche che si basa anche sulla tecnica dell’auto-ipnosi che, non è altro se non un profondo, profondissimo rilassamento. Infatti in questo caso non parliamo di Ipnosi clinica o medica, ma di un’auto ipnosi per aiutare la donna che sta per partorire a calarsi in uno stato profondo di rilassamento così intenso da avere il corpo completamente molle e disteso, LIBERO da ogni tensione. In questo modo i suoi organi riproduttivi saranno morbidi, elastici, efficienti per lavorare indisturbati nella loro funzione principale: DARE LA VITA. Si sa che la gravidanza è un momento speciale, tra luci e ombre, ricco di emozioni spesso contrastanti, in cui gioia e ansie danzano a fasi alterne creando aspettative e paure, dubbi sull’eventuale inadeguatezza. Possono emergere immagini latenti legate alla nostra nascita o alla nostra famiglia. La donna si sta trasformando, da ragazza spensierata a mamma, o da mamma di uno a mamma di due o più figli, e per questo serve sostegno, riconoscimento delle emozioni, ascolto e informazioni chiare! Grazie al percorso che offro, la mamma SEPLICEMENTE riesce a vedere la nascita che desidera col suo occhio interno, la visualizza e la percepisce nel suo corpo attraverso risposte biochimiche, inoltre serve a liberarsi di tutte le paure correlate all’evento nascita, consapevole che la paura appunto, è la peggiore nemica del parto. Proprio come la lente di un obiettivo, l’Ipnosi permette di osservare con calma le nostre credenze, convinzioni, abitudini, e i fatti poco chiari della nostra vita cosciente, e facendo uno zoom, le paure e i pensieri limitanti riguardo alla nascita dolce e calma, che si desidera ce ne possiamo finalmente liberare. In uno stato di Ipnosi si raggiungono delle onde cerebrali diverse da quelle dello stato di veglia: • Onde BETA - Allerta • Onde ALPHA - Relax • Onde THETA - Sogno, vicino al sonno • Onde DELTA - Sonno Molto diffusa nei paesi anglosassoni, e nord europei, l’Hypnobirthing sta gradualmente emergendo anche in Italia. Il principio base dell’Hypnobirthing® è appunto che ogni donna può e dovrebbe avere la possibilità di un parto senza dolore o perlomeno senza eccessiva sofferenza, per dare alla luce il suo bambino/a nella piena gioia, consapevolezza della sua potenza, in piena energia e addirittura facilmente, rilassata, con calma. Ciò non vuole dire che Hypnobirthing sia una bacchetta magica che anestetizza il parto, ma di certo cambia la percezione del dolore. Questo potrà farlo utilizzando delle tecniche molto semplici ma anche molto potenti che la porteranno in uno stato di profondo rilassamento al momento del travaglio, in modo da poter abbassare la guardia e perdere il controllo, finalmente e lasciar fare al corpo. Un corpo morbido e rilassato produrrà un parto più veloce, sano, sostenibile se non addirittura indolore (vi garantisco che può accadere). Se si pensa che siamo semplicemente mammiferi, ed in quanto tali partoriamo seguendo le stesse dinamiche dei nostri simili, dovremmo appunto poterlo fare come i gatti, o i delfini, vale a dire con sforzo ma senza eccessiva fatica o sofferenza. L’intoppo allora dove sta? Perché tutte soffrono? Non è possibile dai... Sta tutto nella nostra neuro corteccia, quella parte appunto “nuova” del nostro cervello umano che è razionale, ansiosa, calcolatrice (dei rischi reali o solamente percepiti ). Lei vuole tutto sotto controllo e non abbassa la guardia (in effetti sta nascendo mio figlio perché dovrebbe abbassare la guardia?). Il fatto è che (detto in soldoni) questo atteggiamento iper razionale non fa bene alla donna in travaglio che dovrebbe piuttosto lasciarsi andare e stare con la sua parte più antica, in sintonia con la cara vecchia corteccia, che tanto snobbata le ha permesso di evolversi come essere umano donna fino ad oggi. Questo non vuol dire che le paure e il controllo siano inutili nella vita, ma se sovradosiamo questo ingrediente nel “cocktail” dell’evento nascita, il sapore sarà piuttosto “amaro” Attraverso l’Hypnobirthing® letteralmente “risvegliamo” la donna antica che ci abita, quella donna che sa partorire, sa gestire il suo corpo del parto con le sue “onde” (contrazioni) potenti, sa allattare e sa lasciarsi andare all’inevitabile trasformazione che regala il parto. E allora cosa sta succedendo intorno a noi? Sono sicura che una qualsiasi donna moderna di oggi che si confronta con le sue coetanee sarà sommersa da racconti traumatici, altro che parto senza dolore , qui siamo in balia di una vera e propria emergenza se si pensa che quasi una donna su due resta traumatizzata dal suo parto. Ecco allora che veniamo a contatto con la più grande nemica del parto di oggi: la paura di partorire . È proprio questa paura ormai scritta nel nostro corpo che genera un meccanismo di paura-tensione-dolore a cui l’Hypnobirthing® mette finalmente fine, restituendo fiducia alla donna. Ma la paura di partorire non è legata soltanto a racconti negativi, infatti la genesi di questa emozione così debilitante e poco presa in considerazione durante il parto (si preferisce sedare, anestetizzare) ha più radici: • La medicalizzazione eccessiva (la nascita dovrebbe essere un evento fisiologico nella vita di una donna) anche in assenza di rischi (attenzione che la percentuale di gravidanze a rischio è davvero bassissima in confronto ai parti medicalizzati....meditiamo donne!) • Poco sostegno a partorire fisiologicamente (si interviene davvero troppo e il parto indotto è davvero doloroso!) • Film e immagini televisive con scene di parto completamente fuorvianti • Paura ancestrale di morire di parto legata a donne di altre epoche e situazioni • Racconti negativi di madri o parenti ascoltati sin dall’infanzia Pensate a quanto siamo condizionate, e se eliminassimo tutti questi condizionamenti inutili? Se ci preparassimo a partorire togliendo immagini dal cervello piuttosto che aggiungerne? Beh se eliminassimo tutto ciò saremmo delle donne sicuramente meno spaventate e senza paura di partorire, ma il corso per l’appunto non va solamente a rimuovere inutili convinzioni ma ne crea delle nuove, insegnando delle vere e proprie tecniche che riprogrammano completamente la visione di mamma e papà a proposito del parto. A proposito di papà, questi uomini incredibili che stanno davvero compiendo chi più chi meno una vera rivoluzione abbracciando finalmente il loro lato femminile senza essere meno virili, uomini che non si vergognano più di cullare i loro piccoli o di emozionarsi con loro, loro sono davvero fondamentali nel percorso di Hypnobirthing perché senza di loro il progetto non reggerebbe e vi spiego perché. Immaginiamo una bella mamma in travaglio pronta dopo tanto allenamento a trasportarsi in una bolla di relax, di ossitocina, di benessere, che si lascia cullare da ogni onda che la immerge sempre più in uno stato di amnesia e potere, mettiamo che abbia completamente messo a tacere la neuro corteccia... ditemi: Chi si occuperà di rispondere alle domande dei dottori? Chi le darà acqua e cibo? Chi si preoccuperà che il piano del parto venga rispettato? Chi le darà la sicurezza che tutto va bene e che lei può restare “immersa”? Ditemi voi chi può farlo se non la persona più di fiducia al mondo? Il papà del bambino, che darebbe la vita per loro due, che come un Papà Gorilla sfiderebbe chiunque osasse disturbare un evento così delicato e importante. “Resta nella tua bolla amore, ci sono io che vi veglio e proteggo” Senza dimenticare le parole della grandissima Ina May Gaskin: “Vedere il coraggio della propria donna mentre mette al mondo suo figlio fa bene all’uomo. Lo ispira” (Ina May Gaskin) L’uomo mai come in quel giorno ha bisogno della sua compagna e viceversa, è per questo che i corsi sono rivolti alla coppia senza eccezioni. Insomma, fondamentalmente, anche se la donna antica in noi non ne è consapevole, è tutta una questione ormonale, si tratta di far funzionare gli ormoni buoni del parto e non quelli dello stress che inibiscono la produzione di endorfine che sono il nostro anestetico naturale molto più potente della morfina. E allora io sono sicura che, tu donna moderna, sarai curiosa di sapere quali sono le tecniche usate dall’Hypnobirthing® per mettere in campo tutte queste bellissime teorie, per partorire senza dolore forse, o comunque senza soffrire troppo (il che è ben diverso) e quindi come non avere paura di partorire . Le tecniche: • VISUALIZZAZIONI Parliamo di mostrare immagini di vario genere, perché l’immagine, dai nostri occhi ha il potere di risuonare nel corpo producendo una risposta fisica. Si mostrano anche video di nascite Hypnobirthing, molto potenti e che stimolano l’immedesimazione. • RESPIRAZIONI Si insegnano almeno tre respirazioni, fondamentali per vivere il momento del travaglio e della nascita da protagoniste ascoltando il proprio corpo dall’interno. Le respirazioni calmano il sistema nervoso e portano il corpo in uno stato di amnesia. • AFFERMAZIONI POSITIVE Come mantra le possiamo ripetere e riascoltare fino alla piena assimilazione anche sotto forma di giochi divertenti • AUTO IPNOSI (RILASSAMENTO PROFONDO) Portano la mamma in una condizione di benessere psicofisico, una situazione di salute e fiducia. Le Ipnosi sono sia guidate durante le classi, sia allenate in autonomia attraverso un audio da ascoltare più possibile a casa • EDUCAZIONE ALLA FISIOLOGIA Osserviamo in cosa consiste una nascita, semplicemente, si comprende a fondo che il corpo della donna è perfettamente programmato per partorire suo figlio/a. Oltre alla fisiologia, viene introdotta l’importanza della comunicazione prenatale, alla base di una buona relazione con il bebè soprattutto in gravidanza! E saper mettersi il relazione col proprio bambino/a durante la gravidanza avrà moltissimi benefici tra cui l’imparare a rispettare questa creatura così immatura ma allo stesso tempo antica, saggia, competente. Ed a fronte di questo sarà fondamentale per un parto sano, rispettare le scelte del bambino che sa quando e come venire al mondo per cui meno intervengo (chiaramente in assenza di circostanze particolari) meglio è. “Non si può aiutare attivamente una donna a partorire; non si può aiutare un processo involontario, si può solo cercare di disturbarlo il meno possibile” (Michel Odent) Come potete capire, non si tratta solo di Ipnosi, anzi, è guardare l’evento nascita da una prospettiva totalmente nuova a cui siamo davvero poco abituati ma che ci fa sentire finalmente SICURE, competenti, istintive e PRONTE! Oserei dire...ECCITATE! All’idea di poter attraversare un momento così potente. Questa visione nuova del parto ci conduce a una verità molto semplice e ovvia allo stesso tempo: METTERE AL MONDO E’ UN PO’ COME FARE L’AMORE, è la chiusura di un cerchio, la vita da dove è entrata dovrà uscire, in un atto comunque sessuale. E per ciò verranno coinvolti gli stessi ormoni (soprattutto l’ossitocina, ormone dell’amore) e gli organi del nostro sistema riproduttivo appunto, e non a caso, per partorire, servono gli stessi ingredienti del concepimento: • COMFORT • BUIO • SILENZIO • PRIVACY E così la sala parto, o qualsiasi altro luogo i genitori scelgano per questo momento di nascita, diventa un TEMPIO sacro, da rispettare, in cui si dovrebbe entrare in punta di piedi ed in silenzio per osservare, assistere, supportare ed intervenire solo se necessario. Pensate che in Inghilterra, dove l’Hypnobirthing è molto più conosciuto, viene apposto un cartello con un fiore azzurro fuori da ogni sala parto Hypno con scritto “SHH...nascita in corso!” Capirete che è una vera rivoluzione, che seppur abbia solide basi scientifiche al suo interno, si scontra con i protocolli degli ospedali ma la buona notizia è che la stesura di un buon Piano del Parto permette alla coppia in attesa di mettersi in relazione con la struttura di assistenza, e permette di chiedere e letteralmente contrattare, le preferenze sulla nascita come per esempio la somministrazione di ormoni ossitocinici sintetici (molto diversi da quelli naturali), oppure il taglio tardivo del cordone ombelicale etc etc... Il Piano del Parto è il primo passo verso una scelta davvero consapevole del luogo del Parto, ed anche questo fa parte del corso Hypnobirthing, e vi assicuro che è un aspetto che contribuisce ad aumentare le possibilità di un parto senza dolore . Ad esempio, una delle scelte più significative che può fare una donna in attesa è quella di rifiutare le spinte forzate dell’ostetrica di turno. Ma come? Non spingo? Vi chiederete... e no, non ce ne è un grande bisogno, ma soprattutto non c’è bisogno che una persona fuori dal tuo corpo dia un ritmo e faccia il tifo davvero inutilmente. Seguendo il corso imparerai ad ACCOMPAGNARE, assecondare quell’istinto di pulsazione tipica della fase finale con il...Respiro! Una respirazione di nascita mirata accompagnerà dolcemente il tuo bambino fuori dal tuo corpo. In questo modo si apre DOLCEMENTE un canale di passaggio che con le spinte forzate resta rigido e contratto. Prova a metterti al posto del tuo bebè e ad immaginare che differenza possa essere nascere con dolcezza, accompagnata/o da un soffio gentile piuttosto che spinto fuori violentemente... è un vero atto d’amore materno, non trovi? Ad oggi gli studi scientifici di epigenetica (che parolone) ci stanno dimostrando finalmente che il momento della nascita segnerà per sempre il destino di quella persona nel suo carattere e nella sua salute psicofisica; anche se quel momento non sarà mai ricordato, il nostro corpo ricorderà per sempre... incredibile vero? Ed i dati ovviamente confermano che attraverso queste tecniche: • Si riducono le Episiotomie (taglietto dalla vulva all’ano) • Si riducono le lacerazioni • Mamme generalmente più energiche nel post parto • Travagli e nascite più veloci • Si riduce il bisogno di analgesia • Parti senza dolore più probabili Ma attenzione! Se state pensando che questo approccio è per chi rifiuta la parto analgesia epidurale, o per le Hippy da parto in casa, o per chi rifiuta qualsiasi medicalizzazione, vi sbagliate. Il metodo si flette su qualsiasi tipo di parto, rispettando gli eventi imprevedibili o le scelte consapevoli che ogni donna è libera di fare. È molto utile in caso di cesareo o circostanze particolari perché permette alla donna di rimanere centrata e rilassata attraverso il respiro, in modo da avere un corpo ben ossigenato in grado di affrontare qualsiasi emergenza in modo efficiente. Oltre ad affrontare il tema del parto con positività osservando le risorse del corpo che può partorire anche senza dolore piuttosto che ai possibili ed improbabili problemi, un corso di Hypnobirthing ti darà anche gli strumenti per vivere bene le ore e i primi mesi col tuo cucciolo. Ti darà le basi per iniziate un buon allattamento e ti spiegherà i benefici di questo nutrimento specie specifico. Dove devo firmare? Vi chiederete. Sembra una magia, una bacchetta magica. Non è così. Serve innanzitutto apertura e fiducia in questo metodo, serve sentire che fa per te, serve sentire il suo richiamo. Se lo fai giusto per provare non funzionerà. Se ti iscrivi perché ci va la tua amica non funzionerà. Se provi tanto per... non funzionerà. Serve intenzione, passione, connessione in primis. E successivamente, non meno importante, serve allenamento, serve apprendere questo strumento, farlo tuo, farlo entrare nel tuo corpo, e per questo non è mai troppo tardi o troppo presto! Potrai iniziare dalla 20° settimana fino alla 35° circa. Allenarsi vuol dire praticare quasi tutti i giorni i rilassamenti e le respirazioni ma la buona notizia è che sarà del tempo per te stessa davvero di qualità, di piacere, di benessere. Ogni giorno che passerà ti farà sentire più tranquilla, più forte e pronta a partorire sia te che il tuo bebè. E le buone notizie non sono finite! Oltre ad eliminare la paura di partorire devi sapere che l’investimento che farete sarà... per tutta la vita! Questo vuol dire che in quanto strumento che si apprende, l’Hypnobirthing resterà con te per sempre, in ogni sfida della tua vita, in ogni momento di ansia e stress, in ogni circostanza particolare della vita avrai un cassetto luminoso e speciale al quale attingere, un cassetto fatto di benessere e salute, in cui potrai sempre ritrovare, con qualche respiro, la donna (o l’uomo) saggia/o che ti abita e che ti riporterà coi piedi per terra in alto verso le tue vere risorse.

  • LA DOULA: UNA RISORSA PREZIOSA PER LE DONNE

    La gravidanza, il parto, il puerperio, sono momenti nella vita di una Donna in cui più che mai occorre supporto, conforto, aiuto. In una società in cui i mezzi di comunicazione hanno gravemente intaccato i rapporti interpersonali, e ancor più dopo una pandemia globale che ha stravolto le nostre vite, la donna, la diade e la famiglia vengono lasciate in una bolla di illusoria protezione, sole a dover gestire nuovi equilibri, nuove dinamiche, nuove competenze da acquisire e sedimentare. Qualche tempo fa, il sostegno che era offerto alla mamma dopo il parto era quasi scontato: "il villaggio" si metteva a sua disposizione, la accudiva, la proteggeva, la coccolava. Perché quando nasce un bambino, nasce anche una mamma, con le proprie debolezze, la stanchezza e il senso di inadeguatezza che spesso questo nuovo ruolo comporta. Ma cos’è questo "villaggio" di cui tanto sentiamo parlare? In un tempo neanche tanto lontano, spesso raccontato con un pizzico di nostalgia dalle nostre nonne, una donna che diventava mamma era abbracciata dal suo villaggio: amiche, sorelle, mamma, suocera, vicine di casa la sostenevano sia a livello pratico che emotivo. Perché si sa, accudire un bambino è meraviglioso, ma al contempo sfiancante se lo si fa da sole; e sebbene ci faccia piacere ricevere un rapido messaggio in chat, un "Come stai?" di circostanza, spesso avvertiamo un vuoto dentro e sentiamo forte il bisogno di essere ascoltate, comprese e abbracciate. Un Proverbio Africano recita "Per crescere un bambino ci vuole un intero villaggio" Ma come potremmo fare oggi, nell’era dei social e della comunicazione fittizia che ne deriva, a ricreare questo villaggio intorno alla diade? Fortunatamente negli ultimi anni è stata riscoperta e rivalutata un’antica figura capace di sostenere la donna durante la gravidanza, nel parto e nel puerperio: la Doula. Non confondiamo la Doula con le valide figure sanitarie che ruotano già intorno all’evento nascita, le uniche capaci di offrire assistenza sanitaria affinché tutto proceda bene. La Doula ricopre invece un ruolo sociale, offrendo sostegno pratico ed emotivo alla mamma, potenziando le capacità materne e neonatali attraverso la riscoperta delle competenze innate della diade. In quest’ottica, la Doula diventa un'alleata di tutti: non solo della mamma, ma anche del papà, degli eventuali figli maggiori, delle famiglie d'origine, degli amici. Inoltre, allo scopo di offrire un servizio a 360º, fa rete e collabora anche con tutte le figure professionali che operano in campo materno-infantile. Il suo compito principale è quello di proteggere e sostenere la mamma, e per risonanza l’intera famiglia di cui si prende cura. Ma quali sono i compiti della Doula? Sarebbero davvero tanti da elencare, ma ne citerò solo alcuni, giusto per darvi solo un'idea di come questa figura possa rappresentare una preziosa risorsa: • ascoltare e accogliere senza giudizio i bisogni della mamma, del bambino e della famiglia • proteggere la diade e accudire la mamma • fornire informazioni corrette • far riscoprire le innate competenze alla donna, non solo durante la gravidanza e nel parto, ma anche nel ruolo di madre • occuparsi dei lavori domesici nel post partum • mediare con tutte le figure che ruotano attorno alla famiglia nel periodo perinatale, facilitando la risoluzione di eventuali conflitti che potrebbero insorgere Alla luce di quanto detto finora, è comprensibile che scegliere di affrontare un post parto affiancata da una Doula, pone la neo-mamma in una condizione diversa, con la consapevolezza di poter contare su una risorsa che la accompagnerà con competenza, empatia e non giudizio. La Doula non sostituisce di certo quel villaggio per come lo intendiamo noi, ma rappresenta la riscoperta di quei saperi antichi, indispensabili nell’era digitale. Riscoprire le competenze antiche è ora più che mai necessario, perché ogni mamma e ogni bambino aiutati sono un seme che diventerà albero, e si sa, l'albero con i suoi rami sostiene il cielo.

  • LA PAURA DEL PARTO

    Salvo rare eccezioni, ogni donna affronterà gravidanza e parto con un minimo di terrore mentale dato dalla società in cui viviamo, dalle scene terrificanti viste nei film e dai racconti del terrore delle nostre nonne. La stessa parola contrazione nasconde in sé sensazioni di rigidità e difesa, quindi sarebbe più indicato chiamarle onde. Molte donne sono impaurite dal parto anche perché culturalmente sono abituate così, a considerarlo un pericolo, un dolore enorme e lacerante, un appuntamento dal quale esci distrutta e senza più sapere dove sei e chi sei. La paura del parto viene chiamata Tocofobia quando diventa invalidante e patologica. Un’ottima idea è quella di: • Conoscere prima il team dell’ospedale scelto per poter vedere come si svolgono le cose e costruire un minimo di alleanza terapeutica con ostetriche e ginecologi • Frequentare i corsi preparto, soprattutto se prevedono anche la presenza di una figura come un counselor o psicologo • Lavorare con esercizi di respirazione e di rilassamento, su sentimenti, ansie e preoccupazioni relative al parto. Anche dopo la nascita è importante incoraggiare la discussione con gli operatori su come si è svolto il parto, sul perché siano state fatte determinate scelte, in modo da sottolineare ciò che di positivo è accaduto e minimizzare così eventuali stress. Per questo è bene non dimenticarsi delle mamme, mai, né prima né dopo il parto. Foto di Andre Furtado

  • AllattiAMO: DIVERSI MODI DI ESSERE MAMMA

    Di fronte all'ennesima classificazione tra mamme che “allattano al seno” e mamme che “danno il biberon”, ho deciso di scrivere questo articolo per esprimere il mio punto di vista da donna, mamma e Doula. Per prima cosa vorrei chiarire il significato del verbo allattare. Nel vocabolario Treccani la definizione del verbo “allattare” è la seguente: ALIMENTARE UN NUOVO NATO CON IL LATTE. La definizione fornita è sintetica, chiara e diretta. Non specifica però, attraverso cosa viene dato il latte al nuovo nato. E questo dovrebbe indurci a una prima riflessione: che siate mamme che allattano al seno, mamme che allattano con il biberon, mamme che allattano con qualsiasi altro dispositivo, siete SEMPRE e COMUNQUE mamme che allattano. Fatta questa doverosa premessa, continuo dicendo che allattare è un’arte, e come tale si impara con calma, amore, dedizione e pazienza, in qualsiasi modo allattiate il vostro bambino. Ogni donna, nel suo divenire madre, vive un periodo di grande trasformazione e adattamento a nuovi ritmi. Ognuna di noi fa una fatica immensa per trovare nuovi equilibri, e un neonato da accudire richiede tutta la nostra energia e dedizione. Sia che allattiate al seno che con il biberon, avete tutte un vissuto che vi accomuna: tutte perdete ore di sonno, siete profondamente stanche, e a volte vi scoraggiate. Ma l'amore che provate per i vostri cuccioli vi dà la forza necessaria per andare avanti, affrontando ogni avversità. Alcune mamme hanno avuto la possibilità di scegliere il modo in cui allattare il proprio bambino. Altre invece, con tanta sofferenza, non hanno avuto scelta. Per questo motivo abbraccio e sostengo TUTTE le mamme, perché se avete un bambino, siete tutte mamme che allattano. Foto di Felicia Sanders Photography

  • BISOGNA SEMPRE ESSERE GENTILI?

    Ormai non riesco più a non fermarmi ad ascoltare le parole che genitori o nonni o qualunque altro adulto dice ai bambini. Oggi, al mare con mia figlia, non ho potuto far altro che ascoltare una nonna dire alla nipotina di 5 anni (abbastanza ribelle e arrabbiata, e anche su questo potremmo soffermarci a indagare il perché fosse così arrabbiata; forse le sue ripetute richieste di fare questo o fare quello non venivano tanto accolte e i genitori cercavano di farle fare quello che volevano loro, in più la sorellina appena nata attirava tutta l'attenzione...), ecco la nonna le diceva che "bisogna sempre essere gentili, perché la gentilezza è la base" E fin qui nulla di così strano. Ha però continuato dicendo che "chi è gentile è sempre ben voluto" e qui iniziavano a drizzarmisi i peli delle braccia, e ha concluso che "anche quando si è tristi dentro bisogna sempre mostrarsi gentili" e che "la gentilezza salverà il mondo" Tutto qua. Per molti potrà sembrare un discorso sensato, o ancor di più un giusto messaggio e insegnamento da passare ad un bambino, e non sarò di certo io a dire il contrario. Voglio solo fermarmi a riflettere e chiedermi, in qualità di madre ed educatrice, che idee e valori tendiamo, a volte semplicemente per educazione a nostra volta ricevuta, a trasmettere a delle menti e caratteri così malleabili ed influenzabili. La mia riflessione opinabile è che l'apparenza ancora oggi viene prima della sostanza, che le emozioni definite "negative" non sono tutelate e permesse soprattutto nei bambini, quando invece dovremmo aiutarli e sosterli nell'elaborarle e non nel nasconderle. Mi sono chiesta io cosa voglio per me stessa, come persona libera di pensare ed esprimersi, e mi sono detta che desidero fortemente essere rispettata anche quando sono "buia in volto" per la rabbia o quando sono triste e ho bisogno di piangere e poterlo fare serenamente senza bisogno di nascondermi. Mi sono chiesta cosa vorrei per mia figlia e mi sono risposta che vorrei guidarla a sentire le sue emozioni e a non fingere mai solo per essere accettata e solo perché "se sorridi tutti ti vogliono bene e se invece rispondi male a qualcuno, perché ti ha trattato con poco rispetto, o semplicemente perché ti "girano le scatole", sei brutto e cattivo e nessuno ti vuole vicino" Ciò non significa nemmeno lasciare i figli crogiolare nell'odio o nel risentimento, ma dargli supporto, mostrarsi presenti, magari parlarne con loro, chiedere cosa è successo e quale sia il loro bisogno in quel momento, o scoprirlo noi da soli osservandoli, e fare loro delle proposte, o ancora meglio semplicemente abbracciarli (se vogliono) e dirgli che "ci sta" ogni tanto arrabbiarsi, che va bene, che è umano. L'importante è poi ritrovare il sorriso, quello vero, quello della gioia di vivere e giocare insieme, in questo grande "gioco" che è la vita. Foto di Allan Mas

  • UNA LANCETTA CHE GIRA, UN DONO TRA LE MIE BRACCIA!

    Allo scoccare dei nove mesi, l'unico desiderio che hai è quello di poter toccare con mano il tuo sogno. E così sono arrivate le 41 settimane, il peso della pancia era diventato talmente pesante quasi da togliermi il fiato, quando d'improvviso il sacco di rompe. Con le mani che tremavano dall'emozione ed una paura velata ecco che corriamo in ospedale, e dopo il tampone Covid e tutti gli accertamenti, vengo finalmente ricoverata. Quella paura si trasforma in forza (perché una donna sa quanto forte è quando si è in due) e voglia di conoscere la creatura che è cresciuta dentro me. Passano le ore, ma il momento tanto atteso sembra non arrivare mai. Ad un certo punto, quando tutto il resto della città sembra dormire, ecco che qualcosa si sblocca. Le contrazioni diventano sempre più intense, mi piegano in due, mi tolgono il fiato, ma quelle ore si trasformano ben presto in un incubo: l'incubo di una febbre improvvisa, di ostetriche forse troppo poco esperte per il caso, e di tante visite, di solitudine nel cuore della notte. Un'infezione ci stava mangiando lentamente. Poi un angelo arrivato nel momento giusto, ha fatto sì che con il taglio cesareo arrivasse la vittoria più bella. E da quel momento i nove giorni attaccata alle flebo, la paura, mi hanno insegnato che il tempo passa, e con lui tutto passa, si deve solo avere la pazienza di guardare la lancetta che gira restando concentrata su quello che di bello hai. Girando le lancette mi hanno portato il regalo più bello che la vita potesse farmi! Foto di Jonathan Borba Rinascere Mamma dà voce alle mamme che vogliono raccontarsi. Inviaci anche tu la tua storia, la leggeremo e avremo cura di pubblicare le più significative. Ti aspettiamo qui: VOCI DI MAMME .

  • ALLATTAMENTO AL SENO: QUAL E' LA POSIZIONE MIGLIORE?

    Se stai allattando al seno il tuo cucciolo scommetto che te lo sei chiesto almeno una volta! Ne esistono tante e il web è pieno di video e consigli…. e allora… cosa fare? Ecco la mia infografica che ho creato per te: Queste sono ovviamente le più comuni, ne sistono tante altre… ma vuoi sapere una cosa? Non esiste la posizione migliore in assoluto! Provando imparerai a conoscere il tuo bambino ed il tuo corpo e a scegliere quindi la posizione migliore per voi due! Buon atto d’amore! Foto di Monica Turlui

  • UN VBAC TUTTO SORRISI, DONDOLII E INTIMITÀ

    Vorrei raccontare la nostra esperienza di nascita, per portare magari speranza e luce alle mamme di cui purtroppo leggo spesso sulla pagina Rinascere Mamma , vittime di parti violenti, non rispettati e non positivi. Sono nata mamma due volte in tre anni meno un giorno, in modi meravigliosamente diversi, e in una di queste sono rinata. Il viaggio verso di noi della nostra prima bimba ha virato da tanto sognato parto libero e rispettato a casa, verso un cesareo d’urgenza; un parto che ci ha un po' segnati e che tantissimo ci ha insegnato, come ad esempio che non possiamo avere il controllo delle cose, ma possiamo accettarle e accoglierle. Il viaggio della nostra seconda bimba, grazie al cammino iniziato da sua Sorella, è stato un VBAC tutto sorrisi, dondolii e intimità; ogni minuto di questa nuova Nascita sembrava saper ricucire ogni piccola fessura rimasta delle ferite precedenti, con la forza di in un Cerchio magico e potente, creatosi apposta per noi. Vorrei dire a ogni Donna che ciascuna ha il suo percorso di unicità; quello che peró per noi, in entrambi i parti, ha fatto la differenza e che mi sento di promuovere per permettere scelte più adatte e consapevoli, è stata la presenza di un’ostetrica privata che ci ha accompagnati prima, durante e dopo la nascita, di una Doula o di una figura analoga. Un investimento non proprio a basso costo (purtroppo, non sovvenzionato qui in Italia e spesso non capito) ma che a nostro avviso vale ogni singolo centesimo, e che ben si sostituisce a tanti oggetti inutili delle classiche liste nascita. Credete sempre nei Vostri sogni, ripetetevi quello che vorreste accadesse e non i vostri incubi, e soprattutto non fatevi dire cosa potete o non potete fare: nessuno può mettere Baby o la Sua Mamma in un angolo! Un abbraccio a tutte! In foto mamma Alice, protagonista del racconto Rinascere Mamma dà voce alle mamme che vogliono raccontarsi. Inviaci anche tu la tua storia, la leggeremo e avremo cura di pubblicare le più significative. Ti aspettiamo qui: VOCI DI MAMME .

  • PE(N)SIAMO ALLE NOSTRE PAROLE

    Condivido una riflessione sull’uso delle parole che ogni giorno rivolgiamo ai nostri bambini, spesso senza pensare al peso che esse hanno nel loro significato profondo. “SEI CATTIVO!” “NON TOCCARE, È CACCA!” “SEI TROPPO PICCOLO PER QUESTO!” “SEI TROPPO GRANDE PER QUEST’ALTRO!” “NON CORRERE!” “NON SUDARE!” Credo che ogni genitore, me compresa, abbia utilizzato almeno una di queste affermazioni rivolgendosi ai propri figli. Se ci fermiamo a riflettere, ci accorgiamo di quanto spesso possa capitare di trasmettere messaggi ambigui e con un peso specifico importante. Proviamo a osservare le parole che usiamo, andiamo all’origine e al significato di ciò che realmente esse significano. “SEI CATTIVO!” : l’aggettivo ‘cattivo’ deriva dal latino e significa letteralmente «prigioniero del diavolo». È l’opposto di buono, in quasi tutti i suoi significati. Il famoso vocabolario Treccani recita: “ malvagio, perverso, disposto al male. Di atti e comportamenti, disonesto, o comunque non retto, riprovevole, degno di biasimo o di condanna morale, indocile, capriccioso, irrequieto, scortese, duro ” Dire a un bambino che è cattivo non è certo un complimento. Voler stigmatizzare una serie di comportamenti che all’adulto non piacciono con l’etichetta ‘cattivo’, non facilita la possibilità di capire davvero in cosa il bambino abbia sbagliato e come possa, successivamente, rimediare. Un’alternativa maggiormente rispettosa? “Questo comportamento non va bene, prova a fare diversamente” Tutte le volte che abbiamo la tentazione di dire “Sei cattivo!” cerchiamo invece di restare legati al comportamento presente, cerchiamo in sostanza di aiutare nostro figlio a individuare quale sia il comportamento sbagliato offrendogli la possibilità di pensare a un’alternativa. “NON TOCCARE, È CACCA!” : è abitudine del genitore italiano utilizzare questa espressione tutte le volte che non vuole che il bambino tocchi qualcosa, come, ad esempio, una bottiglietta d’acqua lasciata al parco da qualcun altro. Chiamare “cacca” qualcosa che, evidentemente, non lo è, confonde profondamente il bambino. Se è una bottiglia di acqua non è, effettivamente, cacca; se è una presa elettrica, non è cacca; se è un pezzo di torta, non è cacca. Inoltre ripetere instancabilmente: “Non toccare, è cacca!” convince il bambino che la cacca, quella vera, sia una sostanza radioattiva capace di provocare chissà quali danni irreversibili, qualora venisse toccata. Il bambino ha bisogno di fare esperienza di cosa sia realmente la cacca, la sua cacca. Deve poterla vedere, poter sentire che ha un odore, una consistenza per comprendere come funziona il corpo umano e per vivere al meglio il fondamentale passaggio di autonomia dal ‘mamma e papà mi aiutano a togliere la cacca che ho fatto nel pannolino’ al ‘imparo a controllare lo stimolo e faccio la cacca nel vaso come gli adulti’. Un’alternativa valida al perentorio “Non toccare, è cacca!”? “Quella bottiglietta non è la nostra, meglio lasciarla lì dov’è” - “La presa elettrica può farci prendere la scossa, meglio giocare con qualcos’altro” - “La torta davvero buona, potrai mangiarla dopo la pasta” “SEI TROPPO PICCOLO PER QUESTO!” - “SEI TROPPO GRANDE PER QUAST’ALTRO!” Il concetto di grande e quello di piccolo vengono interiorizzati presto dal bambino, prima dei concetti di “alto-basso”, “lungo-corto”. Noi adulti utilizziamo a nostro piacimento questi concetti, provocando confusione nei nostri piccoli grandi interlocutori. “Sei piccolo per usare le forbici, sei piccolo per camminare in giro senza dare la mano a mamma o papà, sei piccolo per scegliere i vestiti che vuoi indossare” Al contrario: “Sei troppo grande per piangere, sei grande per stare in braccio al papà, sei grande per bere ancora il latte” Sono piccolo o sono grande?! I bambini non sono piccoli e non sono neanche grandi. Sono bambini. Bambini di 2 anni, di 5 anni, di 10 anni, etc Ogni età, ogni fase di sviluppo, comporta la possibilità di poter fare o non poter fare una serie di cose. Il nostro atteggiamento dovrebbe essere sempre orientato all’autonomia del bambino, con l’attenzione prioritaria alla sua sicurezza. Alternativa? “ Questa cosa la potrai fare tra un po’ di tempo ”; “ Con il mio aiuto, possiamo farlo insieme ”; “ Può capitare di sentirci tristi ogni tanto ”; “ Va bene sentirsi al sicuro tra le braccia del papà ”; “ Il latte della mamma è una dolce coccola ” Arriviamo, dulcis in fundo, a quello che inevitabilmente mi capita di sentire quando vado al parco: mamme e papà leggermente apprensivi ordinano a bimbetti di 4/5 anni di “NON CORRERE!” e, quasi sempre in aggiunta, di “NON SUDARE!” Ricordiamoci che sudare è un meccanismo fisiologico involontario. Un bambino non può scegliere di non sudare mentre si muove nello spazio, mentre sale sullo scivolo, o mentre corre. Le richieste del genitore risultano, anche in questo caso, irrealizzabili. Lasciamo che i bambini facciano i bambini. Hanno tante di quelle energie nei loro corpicini che hanno bisogno di tirarle fuori. Va bene correre, se lo fanno in un luogo sicuro; va bene sudare. Magari un giorno al parco mi capiterà di sentire: “Divertiti amore mio, se hai bisogno di me sono qui” Pensiamo e pesiamo le nostre parole. Le parole creano la realtà e fondano l’identità dei nostri figli. È nostro il potere di usare quelle migliori, perché costruiscano sempre e non confondino mai. Foto di Andrea Piacquadio

  • LA MIA RINASCITA

    Mi ritrovo in questi giorni a poter leggere, e mi immergo in tutte le storie belle o brutte che siano. Ho pensato, ed è da qualche giorno che provo, butto giù due righe e poi mi fermo. Ed invece forse è giusto che scriva anch'io, per diversi motivi, soprattutto per quelle mamme che dentro di loro desiderano un altro figlio, ma sono titubanti, o bloccate, addirittura pietrificate dall'idea del parto. Anno 2017. Prima gravidanza, il mio cuore scoppia di gioia. Mi immaginavo una bimba, quando scopro che sono due li visualizzo già: una femmina ed un maschietto. Non lo saprò mai, ma lo sento. A 11 settimane mi dicono che uno dei due è molto più piccolo, a 13 finite rimane solo un puntino. Tutto sommato la gravidanza procede bene, fino alla 34esima settimana, quando improvvisamente inizio ad avere ipertensione. Mi ricoverano ed arrivo a 36+3 quando inizio ad avere dei primi, non forti, ma chiari segnali di preeclampsia, perciò decidono di indurmi il parto. Dopo due dosi di gel, alle 23:00 circa iniziano i dolori; vengo posizionata sul lettino con tracciato e mi viene chiesto di star ferma per quanto possibile, altrimenti devo fare il cesareo, io penso che neanche mi dispiacerebbe farlo. Dopo circa un'ora imploro di cambiare posizione perchè è insopportabile, così mi portano sulla sedia, sempre con il monitoraggio, dove però rimarrò solo mezz'ora perchè fanno fatica a visitarmi per controllare la dilatazione, quindo torno in posizione ginecologica. Chiedo venga chiamato mio marito, mi dicono che l'hanno fatto. Chiedo di nuovo di lui nel tempo e mi dicono sempre: «Fra poco arriva», ma al momento delle spinte si incolpano fra ostetrica ed infermiera e scopro che lo hanno dimenticato. Inizio a spingere. Dopo sei/sette spinte mi urlano di smettere perchè vedono diversi giri di cordone attorno al collo; dopo pochi secondi il segnale di sofferenza nel monitor, riescono a slegare il cordone, Kristeller, e dopo qualche altra spinta nasce la mia bimba meravigliosa, piccola e con poco fiato. Entra ora il mio compagno, minuti di felicità, mi dicono: «brava solo tre punti», ma dura poco; inizio a perdere un sacco di sangue e mi devono fare una pulizia dell'utero. Senza anestesia, tolgono i punti appena messi e raschiano, passa mezzora e mi sembra un'eternità. Ricordo ancora la sensazione tremenda e il dolore che ho provato come fosse ieri, con il mio compagno presente. Svengo. Mi sono risvegliata con una lacerazione fino all'ano che ho dovuto far cauterizzare dopo 3 mesi; non capivo come da 3 punti me ne ritrovassi oltre 20 e mio marito mi dice che hanno "dovuto" tagliare per far passare meglio le garze tampone. Io per più di un anno ho avuto il terrore anche dei rapporti sessuali, e in occasione della cauterizzazione, racconto al mio ginecologo di fiducia, per la prima volta, il parto. Scopro che di norma questo intervento viene fatto in anestesia generale, perchè a tutti gli effetti, anche da cartella clinica, si è trattato di un raschiamento e che comunque è molto frequente che si verifichino emorragie in parti conseguenti a un aborto di un secondo feto, cosa completamente ignorata in sala parto. Non ho mai osato parlare di violenza ostetrica, anche se ora che scrivo mi sembra di risentire l'effetto della garza dentro di me e rabbrividisco. Mi sono sempre detta che era comunque un parto indotto per patologia, che di meglio non potevano fare, che la mia bimba ha rischiato, ma è qui. Ho pensato superficialità sì, ma ho sempre interpretato la violenza nelle brutte parole, brutti trattamenti nel travaglio, non ho mai vissuto male il fatto di non potermi muovere, di dover stare in posizione ginecologica per quasi tutto il travaglio, di non poter fare pipì perchè se mi fossi staccata dal monitoraggio avrei potuto in un attimo perderla, fino a che non ci sono ripassata. Forse in realtà invece lo era, forse no, ancora davvero non so dirlo, anche se dentro di me, qualcosa mi dice che molte cose sarebbero potute essere molto diverse anche solo con una parola. Vivo guardando lo splendore che ho creato con le lacrime ogni volta che penso al parto, mi dico "mai più" finchè quella vocina ribussa nella mia testa: devo essere proprio pazza a volerne un altro, lo desidero da morire, ma sono terrorizzata. Inizio un percorso psicologico; arrivo così al 2020 quando il desiderio arriva al suo apice. Rimango incinta, ma ho un aborto a 7 settimane. È la fine del 2021 quando riesco finalmente a rimanere di nuovo incinta: gravidanza a dir poco orrenda, ricovero per minaccia di parto prematuro e invece... Arrivo a 40+1, alle 15:00 inizio ad aver dei dolorini; faccio 2 docce, trovo sistemazione per la primogenita. Alle 17:00 si rompono le acque, aspetto mio marito e mi avvio verso l'ospedale. Gli chiedo di non staccarsi da me per nessun motivo. 15 minuti di tracciato e alle 18:10 sono in sala parto. L'ostetrica inizia a chiedermi come preferisco stare, mi sprona a provare diverse posizioni per capire quale possa andarmi meglio, io le chiedo: «Ma come? E come fai poi a visitarmi?». Lei sorride. Alle 19:00 sento il bisogno di spingere e chiedo di essere visitata per sapere se sono a dilatazione completa, come ricordavo dalla prima volta. L'ostetrica mi dice, ricordo perfettamente le parole: «Se vuoi ti visito, ma non serve. È il tuo bambino che te lo dice! Seguilo se spinge, non forzare, non spingere subito forte ma seguilo, segui il tuo bambino nella spinta» Adesso mi dico che è proprio così che dovrebbero spiegare il parto nei corsi, è difficile capire all'inizio, ma in questo modo viene tutto naturale, o per lo meno molto più sopportabile. Mi ci è voluto qualche minuto per capire come fare; mi ha chiesto di nuovo se volessi provare altre posizioni, se fossi comoda e dopo poco mi ha avvisata che vedeva la testa, perciò potevo dar forza nella spinta, usando tutta la contrazione. Sorprendendomi perchè nell'altro parto mai mi era stato dato un consiglio, una scelta, un'alternativa, o semplicemente una parola di conforto e l'affetto, la presenza del mio compagno, prima di questo momento. Mai ci avevo pensato a questo aspetto, pensavo all'urgenza. Forse però, proprio nell'urgenza ne avrei avuto bisogno. In 4 spinte, alle 19:20, nasce il mio secondo angelo, con solo 1 punticino. Ragazze, donne, mamme, sono rinata anch'io, in quel momento ho sanato almeno in parte quella ferita nella mia testa, nei miei ricordi. E niente, ringrazio la mia scelta, coraggiosa, egoista, incoscente, dettata dall'amore, di prendere coscienza, di affrontare e comprendere nel profondo il mio vissuto, e di riprovarci. Nonostante tutto. Foto di Rodolfo Quirós Rinascere Mamma dà voce alle mamme che vogliono raccontarsi. Inviaci anche tu la tua storia, la leggeremo e avremo cura di pubblicare le più significative. Ti aspettiamo qui: VOCI DI MAMME

  • IL MATERNAL COUNSELOR: UN SOSTEGNO FONDAMENTALE PER LA MAMMA

    Oggi voglio parlarvi di una figura professionale che ha avuto un impatto significativo nella mia vita: il Maternal Counselor. Essere un consulente materno è molto più di una professione, è una vocazione. È il desiderio profondo di sostenere e accompagnare le madri in uno dei periodi più importanti e delicati delle loro vite: la maternità. Essere madre è un'esperienza unica, emozionante ma anche complessa, e avere qualcuno che può offrire un sostegno esperto e compassionevole può fare una grande differenza. L'obiettivo principale di un Maternal Counselor, è quello di fornire informazioni, risorse e sostegno emotivo alle madri durante tutto il percorso della maternità. Questo ruolo implica una formazione specializzata nel campo della maternità, che permette di avere una conoscenza approfondita sui vari aspetti legati alla gravidanza, al parto, all'allattamento e alla cura del neonato. Le parti più gratificanti del lavoro di un Maternal Counselor sono quelle della preparazione al parto, al post parto e all’allattamento. Un Maternal Counselor organizza sessioni informative in cui le future mamme possono apprendere tutto ciò che riguarda il processo di parto, le diverse opzioni disponibili e le possibili complicazioni. Questo aiuta le donne a sentirsi più sicure e preparate per l'arrivo del loro bambino. Ma un Maternal Counselor sostiene anche dopo la nascita del bambino, offrendo un supporto continuativo alle nuove mamme che si trovano ad affrontare le sfide quotidiane dell'allattamento, delle cure del neonato e dell'adattamento alla nuova vita di genitori. Un Maternal Counselor crede fermamente nell'empowerment delle madri, incoraggiandole a fidarsi delle proprie capacità e istinti materni e aiutandole a trovare la loro unica strada attraverso la maternità. Ogni madre è diversa e merita di essere sostenuta nel modo che meglio si adatta alle sue esigenze e preferenze. La formazione e le competenze di un Maternal Counselor permettono di offrire anche supporto emotivo alle madri che stanno affrontando un momento di fragilità psicologica. Riconoscere l'importanza del benessere psicologico materno è fondamentale per promuovere una maternità sana e appagante. Essere un Maternal Counselor è un privilegio che permette a chi sceglie questa professione di creare connessioni speciali con le madri. Anch'io sono una Maternal Counselor e ogni giorno mi ispiro alla forza, alla resilienza e all'amore incondizionato che le donne dedicano ai loro bambini. È un onore poter fare parte del loro percorso e offrire il mio aiuto. Quindi, se ti stai chiedendo se il ruolo di consulente materno possa fare la differenza nella tua esperienza di maternità, la mia risposta è un sincero "sì" Sono qui per te, per offrirti il mio sostegno, la mia esperienza e la mia empatia lungo tutto il viaggio della maternità. Non sei mai sola, e insieme possiamo rendere questa esperienza meravigliosa ancora più significativa.

  • IL MIO MERAVIGLIOSO PARTO IN CASA

    Scrivo perché dopo aver letto tante storie di violenza ostetrica, induzione e cesarei non necessari, vorrei condividere la nostra esperienza di parto in casa con la nostra secondogenita. Abbiamo avuto un colloquio e vari incontri con l'ostetrica, una persona straordinaria con 40 anni di esperienza e da subito mi ha dato grande fiducia. Poi, verso metà gravidanza, ho conosciuto una Doula che si è rivelata una figura veramente importante per noi, tanto da decidere di averla con noi durante il parto. La Doula mi ha dato un sacco di consigli utili per quanto riguarda la gestione del travaglio e la preparazione della casa; mi ha anche prestato dei libri. Quando inizio a sentire delle piccole contrazioni, era tardo pomeriggio ed ero a casa con il mio primo figlio di due anni. Via via queste contrazioni si fanno sempre più regolari e decido di avvisare il mio compagno, l'ostetrica e la Doula. Quando l’ostetrica mi visita sono a 4 cm di dilatazione; lei si sistema nella cameretta del piccolo e mio marito porta mio figlio dalla nonna. Mi lasciano sola, mi invitano a rilassarmi, ma io preferisco muovermi, così la mia Doula gonfia la fitball. Mi faccio una bella doccia calda. Il travaglio vero e proprio inizia verso l'una di notte, quando torna a casa mio marito. Ci coccoliamo nella nostra intimità, l'ostetrica con discrezione veniva ogni tanto per sentire il battito della bimba e se ne tornava nell’altra stanza. Le contrazioni si fanno sempre più ravvicinate ed intense, ma il dolore è gestibile, lo assecondo e respiro profondamente. Ad un certo punto mi viene una fame pazzesca e chiedo un pacco di biscotti, subito dopo mi si rompono le acque e poco dopo mi metto a cavalcioni sul divano e inizio a spingere. Mio marito mi teneva la mano, la mia Doula e l'ostetrica mi hanno incoraggiata, quando il dolore era così forte che credevo di non farcela mi rassicuravano dicendo: «Stai andando benissimo, ce la fai, sei bravissima». Parole che mi hanno dato tanta forza, assieme alle pezze di acqua fredda che mi mise la Doula sulla fronte e che mi diedero veramente tanto sollievo! Finalmente con l'ultima spinta, alle 4:53 nasce la nostra piccola principessa! L'ho tenuta sul mio petto per circa un ora con la placenta… è stato meraviglioso! Ho avuto un parto nel pieno rispetto della mia persona, del mio corpo, di ogni mia volontà. Abbiamo accolto la nostra bimba nell’amore e nell’intimità. Non ho avuto nemmeno un punto e per chi ne ha la possibilità mi sento di consigliare il parto in casa per gli immensi benefici per mamma, bambino e l'intera famiglia! Foto di Marian Sol Miranda Rinascere Mamma dà voce alle mamme che vogliono raccontarsi. Inviaci anche tu la tua storia, la leggeremo e avremo cura di pubblicare le più significative. Ti aspettiamo qui: VOCI DI MAMME .

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