Allo scoccare dei nove mesi, l'unico desiderio che hai è quello di poter toccare con mano
il tuo sogno.
E così sono arrivate le 41 settimane, il peso della pancia era diventato talmente pesante quasi da togliermi il fiato, quando d'improvviso il sacco di rompe.
Con le mani che tremavano dall'emozione ed una paura velata ecco che corriamo in ospedale, e dopo il tampone Covid e tutti gli accertamenti, vengo finalmente ricoverata.
Quella paura si trasforma in forza (perché una donna sa quanto forte è quando si è in due) e voglia di conoscere la creatura che è cresciuta dentro me.
Passano le ore, ma il momento tanto atteso sembra non arrivare mai.
Ad un certo punto, quando tutto il resto della città sembra dormire, ecco che qualcosa si sblocca.
Le contrazioni diventano sempre più intense, mi piegano in due, mi tolgono il fiato, ma quelle ore si trasformano ben presto in un incubo: l'incubo di una febbre improvvisa, di ostetriche forse troppo poco esperte per il caso, e di tante visite, di solitudine nel cuore della notte.
Un'infezione ci stava mangiando lentamente.
Poi un angelo arrivato nel momento giusto, ha fatto sì che con il taglio cesareo arrivasse la vittoria più bella.
E da quel momento i nove giorni attaccata alle flebo, la paura, mi hanno insegnato che il tempo passa, e con lui tutto passa, si deve solo avere la pazienza di guardare la lancetta che gira restando concentrata su quello che di bello hai.
Girando le lancette mi hanno portato il regalo più bello che la vita potesse farmi!
Foto di Jonathan Borba
Rinascere Mamma dà voce alle mamme che vogliono raccontarsi.
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