Salvo rare eccezioni, ogni donna affronterà gravidanza e parto con un minimo di terrore mentale dato dalla società in cui viviamo, dalle scene terrificanti viste nei film e dai racconti del terrore delle nostre nonne.
La stessa parola contrazione nasconde in sé sensazioni di rigidità e difesa, quindi sarebbe più indicato chiamarle onde.
Molte donne sono impaurite dal parto anche perché culturalmente sono abituate così, a considerarlo un pericolo, un dolore enorme e lacerante, un appuntamento dal quale esci distrutta e senza più sapere dove sei e chi sei.
La paura del parto viene chiamata Tocofobia quando diventa invalidante e patologica.
Un’ottima idea è quella di:
• Conoscere prima il team dell’ospedale scelto per poter vedere come si svolgono le cose e costruire un minimo di alleanza terapeutica con ostetriche e ginecologi
• Frequentare i corsi preparto, soprattutto se prevedono anche la presenza di una figura come un counselor o psicologo
• Lavorare con esercizi di respirazione e di rilassamento, su sentimenti, ansie e preoccupazioni relative al parto.
Anche dopo la nascita è importante incoraggiare la discussione con gli operatori su come si è svolto il parto, sul perché siano state fatte determinate scelte, in modo da sottolineare ciò che di positivo è accaduto e minimizzare così eventuali stress.
Per questo è bene non dimenticarsi delle mamme, mai, né prima né dopo il parto.
Foto di Andre Furtado
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