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- IL METODO MONTESSORI PER I GENITORI DI OGGI
Da psicologa infantile prima e da neomamma poi, mi sono accorta di quanto sia frequente, al giorno d’oggi, sentir parlare del “ Metodo Montessori ” Tale ‘Metodo’ è spesse volte associato a una lunga serie di prodotti e giocattoli, raro è invece il riferimento a una metodologia pedagogica specifica, qual il Metodo Montessori è. E’ nata così in me la curiosità di capire quanto i genitori moderni conoscano realmente dell’approccio montessoriano, oltre le etichette commerciali e le mode passeggere. Ho creato un questionario di 10 domande da compilare online, in forma anonima. Hanno aderito tanti genitori, i quali ringrazio per il tempo dedicato alla nostra ricerca. Le risposte ricevute mi hanno stupita, e in positivo. Commentiamo insieme i risultati. Il 100% delle risposte è stata fornita da un genitore, di cui l’80% di 1 figlio, il 10% di 2 figli e il restante 10% di 3 figli. La totalità dei partecipanti ha definito il Metodo Montessori “un valido metodo educativo, basato su evidenze scientifiche” e ha scelto l’opzione di tre parole coerenti per descriverlo: “libera scelta-rispetto del bambino-autonomia” anziché preferire la seconda opzione: ”letto basso-giocattoli Montessori-no regole” Un po' di confusione è stata generata dalla domanda sulla biografia della creatrice del Metodo, ovvero la Dottoressa Maria Tecla Artemisia Montessori , nata a Chiaravalle (AN) il 31 agosto del 1870: 1/5 dei genitori la ha associata alla professione di “maestra di scuola elementare”, mentre tutti gli altri hanno correttamente scelto la risposta “medico, scienziata, pedagogista” Relativamente alla percezione di quanto siano diffuse nel nostro paese le scuole a Metodo, le risposte si sono orientate quasi totalmente sul “poco diffuse” Dato, purtroppo, veritiero dato che in Italia ci sono circa 200 scuole sulle 60.000 scuole presenti nel mondo, di cui 2.800 in Europa (i paesi con un numero maggiore di scuole a Metodo sono Germania, Olanda e Regno Unito) e 5.000 negli Stati Uniti. Il questionario continua chiedendo ai genitori se hanno letto dei libri specifici sul tema. Metà ha risposto di si, l’altra metà di no. Tra i genitori lettori, alcuni hanno scelto di leggere testi scritti direttamente dalla Montessori come “ Il bambino in famiglia ” o “ La mente del bambino ”, mentre altri hanno preferito manuali basati sul Metodo, più recenti e di più immediata comprensione come “ Il bebè Montessori ” di Simone Davide e Junnifa Uzodike, edito nel 2021 da Il Leone Verde. Abbiamo successivamente richiesto con quale frequenza capiti di acquistare dei giocattoli quando, su di essi, appaia la didascalia: "Metodo Montessori". La metà delle risposte è stata “preferisco approfondire l’utilità del giocattolo prima di sceglierlo”, il 10% ha risposto “spesso”; il 20% ”qualche volta” e l’ultimo 20% ”poco” Infine abbiamo chiesto di descrivere come il Metodo Montessori fosse utilizzato in casa. Le risposte ricevute hanno toccato diverse tematiche, dallo svezzamento sino all’autonomia. La scelta dei materiali e dei giochi da proporre risulta centrale ( cestino dei tesori , travasi , nomenclature ); si prediligono i giochi in legno, non elettronici; si punta molto sul creare in casa degli spazi a “misura di bambino” al fine di sperimentare direttamente la realtà; alcuni genitori hanno scelto di acquistare la torre di apprendimento , il lettino basso , il triangolo di Pikler e lo specchio a parete . Qualcun’altro, decisamente volenteroso, ha perfino scelto di frequentare dei corsi di formazione specifici per entrare pienamente nella pedagogia montessoriana. In conclusione, possiamo affermare che l’etichetta “Metodo Montessori” al giorno d’oggi, è certamente sdoganata e che per molti genitori la scelta dei prodotti ‘a marchio Metodo Montessori’ è influenzata dalle mode del momento. Al contempo, c’è chi si informa davvero, chi fa ricerche e va oltre la superficie delle cose proposte, chi si interroga e si guarda attorno: un po' alla volta si inizia a interiorizzare il concetto che la qualità del cibo per la mente offerto ai nostri piccoli è importante tanto quanto - se non di più - della qualità del cibo che proponiamo loro a tavola ogni giorno. Foto di Tatiana Syrikova
- UNA CAREZZA PER TE, MAMMA
Questa carezza è per te Mamma, che nel buio della notte nutri il tuo bebè, lo culli e canti una ninna nanna, mentre cammini su e giù per la casa a suon di sbadigli. Questa carezza giunge a te per dirti "Mamma non sei sola", ad ogni risveglio notturno ci sono altri cuori che battono al tuo stesso ritmo. Questa carezza è per te Mamma, per ricordarti che qualcuno può camminare al tuo fianco, ascoltandoti e nutrendoti con parole e gesti concreti che alleggeriscono la tua amorevole fatica.
- LA SOLITUDINE DELLE MADRI TRA INDIFFERENZA E VIOLENZA OSTETRICA
Un neonato muore in un ospedale romano soffocato dal corpo della madre, che sfinita dopo 17 ore di travaglio, si è addormentata mentre lo allattava. La donna aveva chiesto aiuto al personale sanitario perché sentiva il bisogno di riposare; aveva chiesto se fosse possibile tenere il bambino al nido, mentre lei avrebbe riposato un po', ma non le è stato concesso, come non le è stato concesso di avere accanto a sé qualcuno che la aiutasse nella gestione del neonato in quei primissimi, faticosi giorni dopo il parto. Non si parlerà mai abbastanza della solitudine delle madri ed essa diventa tangibile quando avviene l'imponderabile, come in questo tragico episodio. Ma la cosa che dovrebbe farci riflettere è che nella tragedia si è perso di vista il reale problema. Qualcuno addossa la responsabilità alla mamma, alle infermiere o alle ostetriche; qualcun altro afferma che la colpa è la pratica del rooming-in; altri affermano che allattare a letto il proprio bambino sia pericoloso. Ma chi parla della solItudine delle madri? Chi denuncia l'impossibilità di avere al proprio fianco (nel travaglio, nel parto e nel post parto) il compagno o una persona di fiducia a causa di assurde, inutili restrizioni? Ancora una volta negli ospedali italiani la Nascita è intensamente violata. Una mamma viene lasciata sola, in quel mix di emozioni, stanchezza e sfinimento che l'accudimento di un neonato comporta. Un padre viene considerato un semplice "visitatore" e gli è concesso di trascorrere appena 30 minuti al giorno con la mamma e il bambino, se gli va bene. E al ritorno a casa? Quella solitudine si amplifica. Le giornate scorrono tra latte, pannolini e stanchezza, e la cosa più semplice da fare in questi casi è dare una pacca sulla spalla, magari accompagnata dalla frase "La cosa più importante è che il bambino stia bene", voltando le spalle alle richieste di una madre che silenziosamente chiede soltanto AIUTO, SOSTEGNO, SUPPORTO e ACCUDIMENTO . Quella mamma potrebbe essere ognuna di noi. Un pensiero a Te e al tuo Bambino.
- LATTE E AMORE
Spesso l'avvio dell'allattamento non viene sostenuto in modo corretto, e le neo mamme si trovano sole ad affrontare le difficoltà legate sia alla stanchezza del dopo parto, che ai luoghi comuni che purtroppo ancora oggi sono legati all'allattamento al seno. Ogni mamma adeguatamente supportata trova in se stessa le risorse e le competenze necessarie per superare queste difficoltà, ma senza il supporto necessario, cosa accade? Accade purtroppo che tante mamme vedono crollare speranze e aspettative. Tra queste mamme ci sono anch'io. Per tutta la durata della mia terza gravidanza e nel giorno della nascita della mia bambina, non pensavo ad altra alternativa possibile che il mio latte per nutrire la mia cucciola. Purtroppo la realtà ha tradito le aspettative, e a causa della mancanza di sostegno in una delicatissima fase della mia vita, ho scelto il latte formulato. Solo oggi mi rendo conto di come le informazioni corrette avrebbero potuto salvare il nostro allattamento. Se qualcuno mi avesse dato quelle poche e semplici informazioni che oggi conosco grazie al mio percorso di formazione professionale, adesso non porterei sulle spalle il peso di un allattamento fallito, e la mia esperienza di maternità sarebbe stata colma di quell'amore che scorre attraverso il nutrimento perfetto che una madre offre al suo bambino. Non sto affermando che questo amore sia mancato, perché credo fortemente che una mamma e un bambino rappresentano un "ecosistema" perfetto, capace di auto-ripararsi, sopperendo a ogni mancanza e trovando sempre un modo per colmare il vuoto dato da una speranza crollata. Nonostante qualcuno mi abbia puntato il dito contro, giudicandomi "mamma di serie B", io e la mia cucciola abbiamo cercato e trovato il nostro amore attraverso l' alto contatto , il babywearing, il cosleeping. Indipendentemente dalla scelta di allattamento, una madre rappresenta sempre il meglio per il proprio bambino e merita di essere sostenuta e supportata, di ricevere le informazioni corrette e di essere presa per mano e accompagnata nel suo percorso. Invece trova spesso giudizi, consigli non richiesti e, se sceglie di allattare al seno, troverà sempre qualcuno che alle prime difficoltà le porgerà un biberon, dissuadendola da quell'idea, giusta e sacrosanta, che il latte materno sia il nutrimento perfetto per il suo bambino. Allo stesso modo, se una mamma sceglie il latte formulato, troverà sempre qualcuno che la farà sentire inadeguata perchè "il latte materno è la scelta migliore" Ma tutte noi rappresentiamo il meglio per i nostri figli, indipendentemente dalla scelta di allattamento. E tutte meritiamo accoglienza, sostegno e rispetto. In questa foto di qualche anno fa siamo ritratte io e la mia bambina, e anche a distanza di tempo vedrò sempre una mamma felice e una bambina serena.
- SOLTANTO PERSONE
Ciao a tutti, mi presento: mi chiamo Francesco. Ho 5 mesi e vivo con la mia famiglia in una piccola città. Non capisco ancora molte cose di questo mondo. Soprattutto non capisco perché da quando sono nato sono circondato da persone-telefono. Chi sono le persone-telefono? Sono degli adulti che passano più tempo a farmi foto e video che a giocare con me, sono persone che utilizzano solo una mano per accarezzarmi, l'altra è sempre impegnata a tenere il loro cellulare, sono persone che mandano in giro le mie foto e i miei video senza chiedermi se sono d'accordo, sono persone spesso impegnate a leggere commenti sui social network, piuttosto che parlarmi occhi negli occhi e raccontarmi le meraviglie di questo mondo. Tutto ciò mi fa soffrire. Vorrei tanto che le persone-telefono possano essere soltanto PERSONE. Mamma, Papà, Nonni, Zii, amici di mamma e papà fatemi questo regalo: quando state con me scegliete di essere OFFLINE per favore. Io ne ho davvero bisogno e forse un po' ne avete bisogno anche voi.
- LA STORIA DI ENEA, UNA SCELTA D’AMORE
"Ciao, mi chiamo Enea. Sono nato in ospedale perché la mia mamma voleva essere sicura che era tutto ok e stare insieme il più possibile. La mamma mi ama ma non può occuparsi di me. È super sano e tutti gli esami fatti in ospedale sono ok" Quanto amore e quanto dolore si leggono tra le righe di questa lettera? Una madre abbandona il proprio figlio dopo averlo partorito nella speranza di garantirgli un futuro migliore. L'ha partorito, l'ha stretto tra le braccia e ha deciso di donargli la possibilità di sorridere. Quanto può essere immenso l'amore di una mamma che compie un gesto simile? La mamma di Enea ha dato prova di un amore disinteressato e profondo: un amore istintivo, puro, eterno. Ha deciso di lasciare andare il proprio figlio perché lui possa trovare la felicità. Ha sentito quel senso di inadeguatezza che l'ha portata a pensare che fosse meglio lasciare andare il figlio piuttosto che offrirgli una vita a metà. E questo non vuol dire che non lo ami, anzi. Il suo gesto è stato altruistico e generoso, mosso da un amore materno incondizionato. Eppure è stata giudicata, attaccata duramente; qualcuno l'ha intimata a tornare sui suoi passi, sminuendo una decisione sofferta e difficile. Dovrebbero tacere tutti, in primis la stampa, che sta lucrando sulla storia di un bambino "abbandonato" e di una madre straziata da un dolore che probabilmente l'ha segnata per sempre. Questa vicenda rappresenta il fallimento di una cultura che non supporta le neo-mamme e di una società che non offre soluzioni efficaci in situazioni come questa, in cui una madre si sente inadeguata e incapace di crescere il suo bambino nel migliore dei modi. Dovremmo abbracciare questa mamma, piuttosto che puntarle il dito contro e giudicarla come madre scellerata e anaffettiva. E per il piccolo Enea, figlio di tutti noi, figlio di una società che si erge a pulpito, pronta a giudicare e priva di amore ed empatia per il prossimo, auguro ogni bene. Vorrei che un giorno, da adulto, riesca davvero a sorridere. E vorrei che quel sorriso scaldi il cuore della sua mamma, che l'ha messo al mondo e che l'ha donato alla vita. Quella mamma che oggi piange lacrime di dolore e sofferenza. Buona vita piccolo Enea! Che il sole ti illumini sempre! Foto di Kristina Paukshtite
- BUONA RINASCITA!
La parola Pasqua deriva dal greco “pascha” che a sua volta deriva dall’aramaico “pasah” e significa “passare oltre”, “passaggio” Per i cristiani la Pasqua rappresenta il “passaggio” di Cristo dalla morte in croce per espiare i peccati del suo popolo, alla vita attraverso la sua risurrezione. Che cosa rappresenta dunque la Pasqua? Pasqua è RINASCITA, RISVEGLIO, TRASFORMAZIONE. E non solo per i cristiani. Perché anche chi non è credente coglie nella Pasqua il significato di Rinascita della Vita che trionfa sulla morte. Ecco perché oggi non voglio augurarvi “Buona Pasqua” ma “Buona Rinascita” Il mio pensiero va a tutte voi mamme, che portate dentro le cicatrici di un parto che ha tradito le vostre aspettative, o di un allattamento fortemente voluto ma che non è riuscito a decollare. O il profondo dolore per la perdita di un bambino diventato Angelo. O la solitudine del diventare madre in un mondo pieno di indifferenza. Qualunque sia il tormento che portate dentro, sappiate che non siete sole, che qualche altra mamma sta vivendo la stessa sofferenza, lo stesso dolore. E sappiate anche che esiste sempre un modo per sciogliere questo tormento, chiedendo aiuto e sostegno e rielaborando il proprio vissuto. Un pensiero delicato a tutte voi. E che questo giorno di rinascita interiore sia anche un’occasione per “Rinascere Mamma”
- MANUALE DI SOPRAVVIVENZA ALLA GRAVIDANZA
Quando sono rimasta incinta, mi sono accorta subito che tutti, ma proprio tutti, non vedevano l’ora di donarmi i loro consigli. Anche se non li avevo chiesti, anche se non eravamo tanto in confidenza, anche se erano perfetti sconosciuti incontrati per strada. Sembrava che chiunque sapesse sempre cosa fosse meglio per me e come fosse giusto che mi sentissi. Quando il mio bambino è nato, tutta questa necessità di elargire consigli non richiesti si è addirittura amplificata. Dovendo ricorrere per ovvie ragioni alla diplomazia, ho fatto ciò che mi viene bene; ho aperto il mio computer e ho dato vita a Manuale di Sopravvivenza alla Gravidanza. Ho raccolto tutti i consigli non richiesti raccontandoli con ironia e sarcasmo perché, molto spesso, l’arma migliore per stemperare il fastidio è una sana risata. Ho vagliato con cura tutti i temi: dal concepimento al peso della madre, dal sesso del nascituro alla scelta del nome senza tralasciare il parto e la presenza di suoceri e parenti. Il mio desiderio era che il mio volumetto potesse regalare tante risate a tutte le puerpere e alle neomamme. Sono sicura che ciò che ho scritto accomuna un’alta percentuale di donne e credo fermamente che condividere ilarità sia sempre positivo per l’esistenza di chiunque. È anche il libro che porta con sé dei ricordi molto dolci. Nulla o poco si sa della stesura e di cosa accade quando un autore o un’autrice danno vita al processo creativo e tamburellano con le proprie dita sulla tastiera di un computer. Manuale di Sopravvivenza alla Gravidanza lo ricorderò per sempre per essere stato creato in pomeriggi invernali, sedevo alla mia scrivania mentre accanto a me c’era la culletta in cui riposava il mio bimbo. Dormiva beato al suono dei tasti che davano forma ad un mondo scritto. Questo libro rappresenta anche il mio lascito per lui. È il racconto di un tempo di cui mai avrà memoria, ma che non sarebbe esistito se lui non ci fosse stato. A lui va il mio più grande grazie. Buona lettura.
- MATERNITÀ, AMICHE E ALTRE TRAGEDIE
In Manuale di Sopravvivenza alla Gravidanza, Anima Edizioni 2019, dedico un intero capitolo alle amiche in cui racconto cosa succede generalmente dall'annuncio della gravidanza ai primi mesi dopo il parto. La vita prosegue a ritmo vorticoso e quindi di cose ne sono accadute da quando ho consegnato il libro circa un anno fa e in questo post ve lo racconto. Dopo aver salutato le amiche disperse, si entra nel circolo delle amiche mamme, ovvero tutte quelle con cui si entra in contatto per via della maternità, che non sono proprio amiche, amiche però capita di trascorrere del tempo insieme. La cosa più evidente nelle conversazioni tra mamme, sia che siano nella vita reale, sia che appartengano a gruppi virtuali è la competizione. Una maledetta, agguerritissima competizione. Su ogni argomento! Ci sono quelle che hanno il neonato di due mesi che si regge da solo la bottiglia di latte da 180 ml perché mangia sempre tutto e tanto, quelle che hanno la bambina di quattro che pronuncia distintamente "mamma" e "papà" con cognizione di causa. Quelle che hanno i figli che a 7 mesi camminano, corrono e saltano che Yuri Chechi levati proprio! Quelle che hanno uno svezzamento talmente avviato che i figli mangiano anche il vasetto dell'omogeneizzato! Quelle con il bambino di 10 giorni che ha già preso gli orari giusti delle poppate, non scambia il giorno per la notte e di notte dorme. 12 ore. Sempre. E poi ci siete voi! Nel gruppo del voi, mi inserisco anche io. Se volete mi metto anche in prima fila! Voi ed io che siamo banalissime mamme normali. Quelle che hanno i figli che di notte chiedono il latte, che il passeggino sembra che abbia gli spilli nella seduta, che non è mai ora di andare a letto e che a volte bisogna fare delle scelte come deporre gli amati tacchi e ripiegare su una scarpa ginnica. Quelle che hanno figli urlanti per non si sa quale motivo e mentre tentano di mantenere un minimo di femminilità indossando dell"intimo decente, sfoggiano sulla maglia una macchia di cibo lanciato dal pargoletto che a pranzo ha scoperto che il cucchiaio è una catapulta fenomenale! E così capita che mentre ci si ritrova in pigiama e vestaglia dopo una lunga giornata in cui il piccoletto ci ha messo a dura prova (lo so bene che le mamme perfette con figli perfetti sono come quelle della pubblicità, ma noi siamo dell'altro gruppo, vi ricordate?), in cui avete allagato il bagno dopo il bagnetto, i cesti della biancheria da lavare sono ancora pieni e avete tentato di mettere insieme la cena con la creaturina attaccata alla gamba, vi viene in mente di mandare un messaggino alle vostre amiche mamme normali in cui esprimente perplessità con domande come "ma perché a casa mia ogni tanto esplodono tragedie per nulla?" o "è mai possibile che io arrivi sempre a sera come una che è stata travolta dalla vita?". Ecco che al lampeggiare della notifica, vedrete la luce! Le amiche vi diranno "vuoi vedere cosa succede a casa mia?" e vi raccontano le tragedie quotidiane che succedono a loro. E tra una lamentela, una battuta e un confessarsi che il figlio in questione ha un bel caratterino, ma la sua faccia è così buffa che si fa fatica a restare serie, torna il sereno. Se avete quelle amiche, tenetevele strette e soprattutto siate quel tipo d'amica. PS durante la conversazione non lasciatevi sfuggire l'occasione di lamentarvi del marito che vizia la prole e della suocera che non vi ascolta.
- IL PARADOSSO DEL PARTO SICURO
Ho partorito due volte, due storie diverse, due anime diverse, con lo stesso obiettivo: un parto sicuro. Ho partorito in ospedale entrambe le volte, la prima volta oltre a mia figlia è nata in sala parto una donna nuova, la seconda volta una donna ancora diversa. Il mio primo parto sicuro non è stato pianificato, non è stato particolarmente temuto, ma è stato davvero sconvolgente: il mio meraviglioso corpo che stava innescando il divino meccanismo di dare la vita a suo ritmo è stato incalzato, poi rotto nelle membrane intatte, poi lacerato a suon di tifo da stadio per spingere più forte ancora. Questa donna che ero, per trasformarsi in madre ha dovuto strapparsi gli sfinteri e piegarsi purtroppo. Ma il corpo di una donna sana è forte e guarisce. E intanto la mia anima preparava il terreno a un parto diverso che sarebbe avvenuto successivamente anni dopo. Cosa doveva cambiare? Più sicurezza. Di cosa? Di cosa dovevo essere sicura? Chi mi poteva dare quanto cercavo? Dove trovarla? In me? Nel luogo del parto? Nel personale? Potevo affrontare ancora un parto? La mia memoria muscolare avrebbe fatto resistenza?Non potevo rifarlo così, dovevo proteggermi, ma chi era il mio nemico? L'emergenza o il personale sanitario? È incredibile come la donna incinta affini il suo istinto di protezione verso se stessa e il suo piccolo in grembo, è qualcosa che le viene naturale assecondare. Smette di fumare e mangia meglio, fa una vita più salubre e meno tossica. Cerca di riposare e non beve alcool. Si attiva un meccanismo antico che da millenni ci ha portato ad oggi. Questa ricerca di protezione e sicurezza inizia col test di gravidanza e continua col puerperio e l'allattamento e passa inevitabilmente dal momento cardine del parto. Ma come si Protegge la donna del nuovo millennio? Come usa le sue risorse? Nel mio secondo parto tutte le mie energie le ho investite nel riuscire a sottrarre dalla formula PARTO IN OSPEDALE IN AMBIENTE MEDICALIZZATO tutto il superfluo per riuscire ad avere un parto naturale (che non vuole dire vaginale) come se fossi stata a casa. Questo tentativo è stato non solo faticoso, ma pieno di ostacoli, è stata una trattativa a ferri corti coi responsabili di reparto ma soprattutto tra il mio essere antico e la donna moderna che inevitabilmente sono. Sto togliendo protezione al mio bebè? Sto facendo la bambina viziata? I dottori mi guardano come una hippie capricciosa? Per cosa sto lottando? Loro sanno fare il loro lavoro. E allora perché mi hanno trattato male? Sono solo un numero? Quante domande. E cosi' come succede nella maggior parte delle trattative, si trova il compromesso, e lo trovai nello sguardo alleato della Dott.ssa direttrice di reparto Ginecologia e Ostetricia, durante un suo solito pomeriggio tra un cesareo e un parto indotto, che stupendosi scrisse un grosso OK sul mio piano del parto. Quell'Ok fu la mia forza, la mia voce e quella di mio marito. Ho combattuto silenziosa col triage e le sue luci forti, ho combattuto con le domande ripetitive a inizio travaglio, ho combattuto guardando altrove contro i musi lunghi e stufi della sala monitoraggio, ho cercato di sabotare il lettino litotomico e i consigli non richiesti in fase espulsiva. Abbiamo controllato che il clampaggio fosse tardivo e che il bagnetto non fosse imminente. Ho lottato coi fili dei monitoraggi durante la prima scomodissima poppata e col letto in degenza assolutamente inadeguato al co-sleeping. Ho sopportato le urla degli altri bebè in stanza e le luci forti anche di notte. Ho rincorso le infermiere per implorare di poter tornare a casa in seconda giornata perché stavamo bene. E così come succede la maggior parte delle volte in cui si Lotta con cuore e coraggio senza arrendersi, si vince. E vinsi una battaglia dopo l'altra per ottenere una nascita sana, libera, non ostacolata, addirittura solitaria, come avevo sognato e immaginato con il mio team di supporto (Doula, educatrice Hypnobirthing, famiglia). Quanta fatica a cercare questa famosa e non chiara sicurezza, quando sarebbe bastata una ostetrica capace di cogliere i segnali, e il comfort di casa mia. Mio marito presente e amorevole oltre al silenzio della notte. E tutte le energie in me volte solo a respirare la vita forte. Mi chiedo dove si trova la sicurezza di un parto sano? Da chi o cosa è necessario proteggersi? Dove si trova il parto sicuro? E soprattutto cosa vuol dire partorire in sicurezza?
- LA NASCITA HYPNOBIRTHING, UNA DANZA DI PRIMAVERA
In qualità di educatrice prenatale Hypnobirthing potrei spiegare nel dettaglio le tecniche e gli strumenti che metto a disposizione alle coppie in attesa per prepararle all'evento più travolgente della loro vita, la nascita di un figlio. Potrei fare un elenco dei benefici e dei meccanismi del nostro subconscio che senza preparazione ci potrebbe ostacolare, quando invece riprogrammando il nostro modo di pensare riprendiamo il controllo, perdendo appunto il controllo e ridiamo potere al corpo, non alle paure. Qui invece oggi leggerete semplicemente cosa accade durante un parto Hypno a Sara, una donna che diventa madre attraverso questa tecnica. Sara la conosco durante il suo secondo trimestre di gravi-danza. In questo periodo inizia a immaginare il suo parto, con eccitazione e paura, condizionamenti e talvolta pressioni. Entriamo in sintonia, seguiamo il programma ben studiato, e lo rimodelliamo per lei e il suo compagno di nascita. Il tempo insieme è piacevole, un appuntamento che si aspetta con gioia sia per me che per loro. Il papà, che si sente quasi trascinato dalla compagna a partecipare, scopre invece grande interesse per un mondo femminile che purtroppo non si studia nè a scuola, tantomeno altrove. Adoro osservare i compagni aprirsi alle informazioni, alle possibilità. Timidamente inizia a mettersi nella prospettiva giusta, iniziando a vedere la propria compagna come un essere magico che può creare la vita dentro di sè, e può metterla al mondo aprendosi come un fiore per poi nutrirlo alla perfezione. Lo sguardo dei papà diventa talvolta timido e incredulo di fronte a ciò. Siamo sulla buona strada, penso! Oltre a vederci, Sara ha il compito di allenarsi a casa con degli esercizi di respirazione e degli audio. Nel primo incontro prepariamo il terreno, già al secondo incontro siamo su una lunghezza d'onda differente: Sara scopre che c'è un mondo dentro se stessa in cui poter scegliere di Stare e rifugiarsi quando ne sente il bisogno. Allenare a sentire il relax pervadere ogni piccolo muscolo della bocca, delle mani, è essenziale al percorso. Sara arriverà al momento del parto pronta. Un principio importantissimo del mio lavoro non è quello di negare le doglie, ma di provare a chiamarle e poi effettivamente sentirle in un altro modo. E vi garantisco che è possibile! Io stessa ricordo i meravigliosi prodromi vissuti a casa mia come delle meravigliose onde di calore rosso. Non le dimenticherò mai. É stata la prima metà del mio travaglio Hypno. Sara e il suo compagno hanno visto coi loro occhi video di nascite in cui si può dare la vita tranquillamente, nella calma, senza sforzo e senza spinte. E dopo uno schock iniziale (non siamo per niente abituati a parti naturali senza paura) hanno fatto loro queste immagini. Sara ha imparato che non è sola a partorire, c'è il suo bebè, che deciderà quando è il momento di nascere. Iniziata la danza della nascita, Sara sa che è tempo di mollare la presa, aprirsi, perdere il controllo sulle cose e sul proprio corpo. Potrà farlo perchè il suo compagno Hypnobirthing è lì per proteggerla, è stato ben istruito e lei può lasciarsi andare, con fiducia. Il suo corpo mammifero danzerà sulle onde e troverà la poesia nella tempesta per poi sbocciare e regalare un frutto meraviglioso. Un bebè sereno, ben ossigenato, che talvolta neanche sente il bisogno di piangere, un bebè che ha trovato un canale morbido e dolce per venire in questo mondo e che ora sta dove deve stare: sulla pelle calda di sua mamma mentre il suo papà appoggia delicatamente la mano sulla sua schiena ancora piena di vernice. La danza non è finita, un tenero massaggio plantare sulla pancia della mamma aiuterà il suo utero a ridimensionarsi, e la dolce arrampicata condurrà al buon colostro per la prima poppata dopo l'indimenticabile e necessaria prima reciproca visione l'uno dell'altra. E allora ditemi, cos'è un parto senza paura se non una danza della primavera?
- SCATTI DI CRESCITA… FACCIAMO CHIAREZZA!
Gli scatti di crescita sono fasi di "accelerazione della crescita", cioè periodi di tempo in cui il bambino cresce più velocemente rispetto ai suoi ritmi. Durante uno scatto di crescita il bambino modifica le sue abitudini, e spesso ha bisogno di mangiare di più in quanto il suo fabbisogno energetico aumenta. Ogni bambino attraversa queste fasi secondo il proprio ritmo, ecco perché gli scatti di crescita variano da bambino a bambino, ma in generale avvengono in momenti specifici, e precisamente: • tra la 2ª e la 3ª settimana di vita • tra la 6ª e l'8ª settimana di vita • intorno ai 3 mesi • intorno ai 5/6 mesi • intorno agli 8/9 mesi • intorno ai 12 mesi Alcune manifestazioni che potrebbero farci pensare a uno scatto di crescita sono: • l'aumento della frequenza delle poppate • episodi frequenti di pianto • aumentata richiesta di latte rispetto a quella abituale • irritabilità notturna Queste manifestazioni possono durare da un paio di giorni fino a una settimana. Ma cosa possiamo fare se il bambino sta attraversando uno scatto di crescita? Innanzitutto assecondarlo: trasmettergli sicurezza attraverso il contatto e, se allattato al seno, attaccarlo a richiesta; in questo modo la produzione di latte si calibrerà per soddisfare le nuove richieste nutrizionali. Se il bambino è allattato con formula, invece, su consiglio del pediatra, la mamma avrà cura di aumentare progressivamente la dose di latte fino ad arrivare a soddisfare il nuovo fabbisogno energetico. Con la formula, bisogna concentrarsi principalmente sull’aumento della quantità di latte piuttosto che del numero delle poppate. In caso di allattamento misto invece, sempre su consiglio del pediatra, sarà opportuno privilegiare sempre l'allattamento al seno, integrando con la formula alla fine della poppata, se necessario. Possibili rischi conseguenti a questi scatti di crescita potrebbero essere l’interruzione dell'allattamento al seno, e in alcuni casi anche un peggioramento di una depressione post partum preesistente. Ecco perché è fondamentale che in queste fasi la mamma riceva sotegno, poiché in assenza di supporto e corretta informazione potrebbe vivere con preoccupazione i cambiamenti dei ritmi del bambino.