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- VBAC? CERTO CHE É POSSIBILE!
Ho subito nel 2016 un cesareo programmato, in quanto la mia era una gravidanza trigemina, ma nonostante il fatto che fosse quasi d'obbligo, non l'ho mai mandato del tutto giù. Quasi fin da subito comincio a pensare che, se mai avessi avuto una nuova gravidanza, avrei voluto tentare un VBAC. A maggio del 2022 ho di nuovo il mio tanto desiderato positivo e comincio a documentarmi e parlarne con il mio ginecologo, che si mostra abbastanza restìo, e comincia ad elencarmi tutti e dico tutti i contro. Gli rispondo che avrei valutato man mano, ma più si avvicinava il momento più ero convinta della mia scelta e glielo comunico in modo da seguire tutto l'iter dei vari controlli preparto. Il 17 gennaio, a 41+1, entro in travaglio. Con tutta tranquillità vado in ospedale, mi ricoverano e mi portano in sala travaglio. Li ho incontrato persone favolose e pronte ad assecondare ogni mia richiesta: muovermi, epidurale, posizioni diverse ecc.. È stato un travaglio a dir poco meraviglioso senza grandi dolori, e alle 7 del mattino, dopo 13 ore, ho avuto la mia più grande rivincita: è nato il mio cucciolo di oltre 3,600 kg, con solo 3 spinte, 3 soli punti e assistita tra l'altro dal mio ginecologo che si era mostrato contrario e che in quel momento era di turno. Quindi doppia rivincita per me! Foto di Rene Asmussen Rinascere Mamma dà voce alle mamme che vogliono raccontarsi. Inviaci anche tu la tua storia, la leggeremo e avremo cura di pubblicare le più significative. Ti aspettiamo qui: VOCI DI MAMME .
- GENITORI O PARTNER?
Cosa significa davvero diventare genitori? Con il termine "diventare" intendiamo un’evoluzione, una transizione alla genitorialità che trasforma la coppia in un mix unico di emozioni, preoccupazioni, responsabilità mai provate prima. Ogni cambiamento che si rispetti porta con sé una crisi, che non necessariamente deve portare l’accezione negativa di "catastrofe", ma crisi è anche RINASCITA! La nascita di un figlio ti pone davanti a numerose sfide che, giorno dopo giorno, diventano sempre più grandi: le cure di cui un bambino piccolo necessita, di norma richiedono tempi significativi che prima la coppia dedicava a se stessa e al proprio tempo libero, mentre adesso il tempo per stare insieme, divertirsi, rilassarsi, dopo l’arrivo di un figlio si riduce drasticamente. A volte il carico diventa eccessivo, tale da pensare che il nuovo arrivato abbia provocato la "perdita di libertà", ma ti invito a riflettere sulla possibilità che il cambiamento è padre del miglioramento . Cosa fare? • Ricercate momenti dedicati alla coppia (la vostra comunicazione migliorerà di giorno in giorno) • Rendete ogni cosa divertente (servirà a voi e farà da monito al bambino) • Trasformate le debolezze in forza Diventare Genitori deve essere un momento in cui la coppia deve ritrovarsi anziché perdersi, e non è un compito semplice. Sblocca le tue risorse e ricorda che chiedere aiuto è segno di crescita. Foto di Arina Krasnikova
- IL SONNO DEI NEONATI E L'ALLATTAMENTO AL SENO: MITI E VERITÀ
Voglio condividere con voi alcune informazioni importanti sulla correlazione tra allattamento al seno e sonno nei primi mesi di vita del vostro piccolo. Mito : L'allattamento al seno rende i neonati dipendenti dal seno per addormentarsi. Verità : L'allattamento al seno fornisce comfort e calore, favorendo un sonno tranquillo e profondo, ma non crea dipendenza. È normale che i neonati si addormentino durante l'allattamento, ma impareranno gradualmente a dormire in modo indipendente. Mito : I bambini allattati al seno si svegliano più spesso durante la notte. Verità : I neonati hanno bisogno di nutrimento regolare, indipendentemente dal tipo di alimentazione. Anche se si svegliano per essere allattati, questo non è esclusivamente legato all'allattamento al seno. Mito : I bambini allattati al seno non dormono bene durante la notte. Verità : Molti neonati allattati al seno sono in grado di dormire lunghi periodi durante la notte. Anche se si svegliano per l'allattamento, questo non implica necessariamente che non dormano bene. Ogni bambino è un individuo unico con esigenze uniche, e ciò che funziona per uno potrebbe non funzionare per un altro. L'importante è seguire le esigenze del vostro piccolo e creare un ambiente sicuro e confortevole per il sonno. Foto di Mateusz Dachel
- SCOPRI L'AUTOSVEZZAMENTO DEL BAMBINO
UN APPROCCIO NATURALE ALL'INTRODUZIONE DEI CIBI SOLIDI PER IL TUO BAMBINO Che cos'è l'autosvezzamento? L'autosvezzamento consiste nel lasciare che il bambino guidi l'introduzione dei cibi solidi, consentendogli di esplorare cibi nutrienti in modo sicuro e divertente, senza l'uso di pappe omogeneizzate o cibi precedentemente preparati. Quali sono i vantaggi dell'autosvezzamento? • Favorisce lo sviluppo delle capacità motorie e della coordinazione mano-bocca del bambino. • Promuove una relazione positiva con il cibo fin dall'infanzia, incoraggiando la scoperta di sapori, texture e colori. • Permette al bambino di sviluppare l'autoregolazione dell'appetito, imparando a riconoscere quando è sazio. • Offre un'opportunità per i genitori di condividere momenti di convivialità durante i pasti, incoraggiando la socializzazione e il legame familiare. Come iniziare con l'autosvezzamento? Per iniziare con l'autosvezzamento, è importante offrire al bambino cibi sicuri e adatti alla sua età, come frutta morbida tagliata a pezzetti, verdure cotte al vapore, cereali integrali e proteine magre. Assicuratevi di prestare attenzione alla consistenza e alla dimensione dei cibi per evitare il rischio di soffocamento. Consigli pratici per l'autosvezzamento • Siate pazienti e lasciate che il bambino esplori i cibi a suo ritmo, senza fretta. • Offrite una varietà di cibi nutrienti e colorati per stimolare l'interesse del bambino. • Crea un ambiente sicuro e privo di distrazioni durante i pasti, incoraggiando il bambino a concentrarsi sul cibo. • Rispettate i segnali del bambino e non forzate mai l'alimentazione. L'autosvezzamento è un'esperienza gratificante sia per il bambino che per i genitori, promuovendo una relazione positiva con il cibo e contribuendo allo sviluppo sano e armonioso del bambino. Foto di Kampus Production
- IL MIO VBAC, LA MIA GUARIGIONE
Mi chiamo Lohene e sono mamma di Enea (2 anni e mezzo) e Zoe (4 mesi). Durante le mie gravidanze e i miei parti ho sviluppato ancora di più l’attenzione nell'essere vicino a una donna in un momento così importante della sua vita. Insegno yoga, una disciplina che mi ha sicuramente aiutato durante questo percorso, ma non mi è bastato: mi è mancata la tribù, mi sono mancate figure professionali a rafforzare il mio sentire e il mio intento, ho dovuto un po' combattere per affrontare situazioni difficili, ma poi sono riuscita a prendere alcune decisioni importanti e ed avere attorno a me comunque delle persone umane. Partiamo dall'inizio... Gravidanza fisiologica bellissima che doveva concludersi con un parto in casa accompagnata dalla mia ostetrica, ma placenta previa marginale come diagnosi, mi porta a fare diversi controlli in più, e finisco con un cesareo d'urgenza per una perdita di sangue a 36 settimane di gravidanza: il mio torello era pronto ma io no, soprattutto in pieno Covid. Mi riportano Enea dopo 2 ore, già pulito, profumato e vestito; per me questo è stato davvero difficile da mandare giù, ancora oggi mi porto qualche strascico di questa esperienza. Poi arriva Zoe, un'altra bellissima gravidanza. Inizio il mio percorso verso il VBAC (anzi lo avevo già iniziato prima della gravidanza) e continuo ad essere seguita dalla mia ostetrica, ma la pressione ospedaliera è pesante. Molti ospedali optano per fare un cesareo elettivo ed inizia la mia battaglia; devo spostarmi a 2 ore di distanza da casa mia per cercare il "meno peggio" Cerco di stare lontana dai mille monitoraggi: il punto è che io capisco perfettamente le dinamiche e la mole di lavoro, però troppi controlli, troppe paure e attenzione ai protocolli da seguire! A 39 settimane vado a fare il primo monitoraggio nell'ospedale più vicino e mi guardano perplessi chiedendomi: "Ma non hai ancora prenotato il cesareo per la settimana prossima? Hai un utero che non è pronto a un travaglio di parto non avendo travagliato" Lascio stare, firmo e me ne vado. Decido di non andare più a fare nessun controllo e lasciare che la natura faccia il suo corso. Non trovo sia giusto il trattamento che ho subito, perché ci sta fare i controlli, ma in questo modo come posso essermi sentita? Spaventata, direi. Inizia così tutto in maniera naturale, facciamo le cose con calma e andiamo con calma in ospedale (non racconto le 2 ore di viaggio in camper a carponi!). Travaglio molto lungo, e quando arrivo in ospedale non becco proprio il turno giusto: un po' di pressione per il fatto di essere un pregresso cesareo, la mia ostetrica che all'inizio non poteva entrare e poi questa cosa chiamata "travaglio di prova", come se fosse la preparazione ad una gara, o comunque parole che non incoraggiano sicuramente una donna che vuole semplicemente partorire. Zoe è fantastica, sentiamo il suo cuore battere forte tutto il tempo, cosa che rassicura i dottori; io sono un po' presa male a causa dell'ospedale, ma provo ad entrare nella mia bolla, mio marito è indispensabile... E poi, al cambio turno, trovo degli angeli umani e un po' di fortuna nel mio percorso. Tutto ai sblocca, e Zoe nasce naturalmente. In un altro ospedale mi avrebbero mandato in sala operatoria, ma io avevo semplicemente bisogno del mio tempo: stavo guarendo mentre partorivo, e la guarigione non poteva essere troppo veloce, ogni contrazione era un sentirsi profondamente connessi alla natura, ed era quello di cui avevo bisogno. Sì, è andato tutto bene, ma ho dovuto combattere, e questo non mi ha aiutato a lasciarmi andare completamente. Penso che ogni donna abbia bisogno di "conoscenza" e di una bella dose di consapevolezza, ma anche le persone intorno hanno il loro peso, eccome! Sono rinata mamma con tanta gratitudine per aver sperimentato entrambe le possibilità. Ora sono d'accordo nell'affermare che anche il cesareo è un modo di nascere, se necessario é sicuramente un salvavita, ma quell'esperienza di tuo figlio che esce dal tuo corpo, prenderlo subito in braccio mantenendo il cordone ancora attaccato, è una sensazione primordiale che ogni donna dovrebbe provare (quando possibile). Ringrazio i miei figli, l’avventura più bella della mia vita! Adesso per scelta sono presa totalmente da loro, ma un giorno forse approfondirò proprio l'aiuto alle donne che intraprendono questo percorso così delicato. Ogni donna in gravidanza e durante il parto ha bisogno di sentirsi al centro dell'attenzione e non sentirsi dire cosa dovrebbe e non dovrebbe fare: lo sappiamo noi ma soprattutto lo sanno i nostri bimbi che crescono dentro di noi. Foto di Pavel Danilyuk Rinascere Mamma dà voce alle mamme che vogliono raccontarsi. Inviaci anche tu la tua storia, la leggeremo e avremo cura di pubblicare le più significative. Ti aspettiamo qui: VOCI DI MAMME .
- LA MIA TRIBOLATA MATERNITÁ
Fin da bambina avevo un sogno, come tutte le bambine che tengono il loro sogno in un cassetto, in un quadernetto, o semplicemente racchiuso nel cuore. Il mio sogno più grande era sposarmi e avere una famiglia numerosa. Non l'ho rincorso quel sogno, ma quando ho trovato la persona giusta per me, sentivo forte questo desiderio di diventare moglie e mamma: per me era la mia ragione di vita e fantasticavo su come poteva essere il mio bimbo, ma il nostro cammino è stato duro e faticoso, pieno di dolore e pianti. Chiedevo a Dio perché proprio a me, a noi. Finché un giorno ho detto basta e abbiamo intrapreso il cammino dell'adozione: colloqui, sedute, e una lunga l'attesa, e intanto la domanda rimaneva al tribunale, ferma chissà per quanto e chissà quando sarebbe stata vista nei plichi di mille domande. Sentivo il mio cuore ormai spezzato da tanti tentativi falliti e decisi che era ora di cambiare aria e di andare a fare un viaggio: avevo voglia di cambiare, di vedere un posto nuovo, respirare qualcosa di diverso. E mi ricordo che quell'anno io mio marito abbiamo trascorso la più bella vacanza della nostra vita... E due mesi dopo il nostro rientro scoprii di aspettare te bimba mia! Ho passato una gravidanza molto pensante e difficoltosa, ma ho realizzato il mio sogno, ho avuto il mio regalo più bello: TE amore mio! Ti ho desidero tanto e Dio mi ha messo alla prova in tutto. Ed ora, bimba mia, desidererei darti un fratellino o una sorellina, ma ancora una volta non arriva e prego ogni notte Dio di ascoltare le mie preghiere. Foto di juliane sanchez Rinascere Mamma dà voce alle mamme che vogliono raccontarsi. Inviaci anche tu la tua storia, la leggeremo e avremo cura di pubblicare le più significative. Ti aspettiamo qui: VOCI DI MAMME .
- IL MIO MIRACOLO: LA NASCITA DI MARTA CON VBA2C
Oggi voglio raccontarvi una storia, la storia di un percorso di crescita e di consapevolezza... Tutto ha inizio a giugno del 2012, quando per cause quasi banali, dopo un'induzione durata 4 giorni, nasce Emanuele con taglio cesareo, facendomi credere che fosse un cesareo d'urgenza. Nel gennaio del 2017, con un VBAC fallito, nasce Giordano, con taglio cesareo assolutamente inutile ed evitabile! Quando il mio secondo bimbo ha quasi 9 mesi, scopro di essere nuovamente incinta, e non posso negare che non è stata una bella notizia per me: alla vista delle 2 linee, il mio primo pensiero é stato: TERZO CESAREO! Passato il primo periodo di sconforto, inizio a cercare la mia strada, mi informo ancora di più, acquisisco forza, determinazione, coraggio. Capisco che la mia strada io la conoscevo già e quindi decido di farmi seguire da un'ostetrica. Passano le settimane, e il caso mi porta a conoscere persone che innescano in me una voglia pazzesca di tentare un HBA2C. Da lì decido di cambiare rotta, inseguo la mia strada e cambio ostetrica. Facciamo un percorso particolare, pochi incontri in realtà, vista anche la distanza, ma a me bastava, era la mia guida, io sapevo di avere le spalle coperte con lei, non avevo paura! Credo cosi tanto nelle nostre possibilità che mi affido completamente a lei. Per il mio parto volevo il meglio, me lo meritavo del resto, e decido di affiancare al team una Doula. Eravamo noi tre: tre meravigliose giovani donne che univano la loro potenza! Tutto ormai era pronto, marito istruito e preparato, parenti che sconoscevano assolutamente il progetto e "materiale" acquistato per affrontare questo tanto desiderato parto in casa (palla, piscina, teli, cerate, di tutto di più). Arriva la 36esima settimana e quella che pensavo fosse la mia guida decide con una scusa tanto banale quanto assurda di mollarmi! Sì! Avete capito benissimo! TRENTASEI SETTIMANE! Potete immaginare come mi sono sentita? No di certo, non lo auguro a nessuno! Ho passato giorni infernali, a chiedermi perché, a farmi del male psicologicamente, a cercare l'errore in me, fino a quando comprendo che non ero io quella ad aver sbagliato qualcosa e decido di parlare con la prima ostetrica che mi seguì all'inizio. Quel buio che era sceso su di me si trasforma in luce in un attimo. Lei mi "riprende in carico", riorganizziamo il tutto e a 38 settimane, in un ospedale a quasi un'ora da casa, vengo accolta da un primario eccezionale che mi spalanca le porte del suo reparto senza mettere nessuna scadenza e senza mai chiedere quando ho avuto il secondo cesareo! Il mio VBA2C a quel punto era sempre più vicino... Nella notte del 26 luglio 2018, a quasi 18 mesi dal secondo taglio cesareo, in un ospedale distante quasi un'ora da casa, senza nessun protocollo VBAC, con a fianco mio marito, la mia meravigliosa e dolcissima Doula e soprattutto la mia prima ostetrica (che non finirò mai di ringraziare), in un ambiente che sembrava casa, senza NESSUNA medicalizzazione, a 39+4 nasce la mia piccola Marta, con un potentissimo VBA2C, in così poco tempo e senza nessuna complicazione, che veramente avrei potuto partorirla a casa! Ma il destino ha scelto di scriverla così la nostra storia, ed oggi, non posso far altro che dire grazie a tutte le persone che hanno creduto in me e che hanno reso tutto incredibilmente bello, perché io il mio lieto fine l'ho avuto... C'è una frase che mi risuona continuamente in testa e voglio condividerla con voi: al controllo di routine della mattina seguente, il primario è venuto a congratularsi con me e rivolgendosi alla sua equipe dice: "Questo dimostra che a volte, quando le mani stanno in tasca, possono accadere cose meravigliose!" In foto mamma Elisa, protagonista del racconto Rinascere Mamma dà voce alle mamme che vogliono raccontarsi. Inviaci anche tu la tua storia, la leggeremo e avremo cura di pubblicare le più significative. Ti aspettiamo qui: VOCI DI MAMME .
- UNA REALTÀ CHE HA STRAVOLTO I MIEI PIANI
Marzo 2018: ero in dirittura di arrivo della mia seconda gravidanza. Ero decisa e determinata ad avere un parto più consapevole rispetto a quello di cinque anni prima, del resto questa volta sapevo di poter sopravvivere ai dolori del travaglio! Quella mattina lascio il mio primogenito a scuola e vado a fare l'ultima ecografia. La ginecologa cerca di non spaventarmi, chiede il consulto di una collega, ma alla fine mi confessa che la bambina non è cresciuta rispetto alle settimane precedenti e che non ha più senso, anzi NON È PRUDENTE, andare oltre. Immagino di dover tornare il giorno dopo, ma lei infila i guanti e procede con lo scollamento delle membrane. Panico. Sono da sola, non ho la valigia, devo organizzarmi per recuperare mio figlio a scuola. Salgo in reparto e nel giro di cinque minuti esatti ho già la stanza, mi inseriscono la fettuccia di ossitocina per l'induzione del parto, e vado dritta in sala tracciato. Approfitto per fare un giro di telefonate e organizzare il tutto, ma nel frattempo comincio ad avvertire le prime contrazioni, mi convinco che sarà una cosa rapida. Sbagliato. Passa l'effetto dell'induzione e l'ostetrica mi dice che aspetteranno l'indomani per darmene una seconda dose. Mio marito nel frattempo arriva e lo lasciano restare per la notte solo perché abitiamo parecchio lontano dall'ospedale. A mezzanotte comincio ad avere delle contrazioni fortissime: l'ostetrica mi visita e mi dice di essere dilatata solo di 3 cm; mi invita a fare una doccia e aspettare. Tutti i miei buoni propositi di un parto positivo e consapevole spariscono: le contrazioni sono completamente differenti rispetto al primo parto: non avevo la classica sensazione di onda, di un dolore che cresce, arriva all'apice e poi decresce. Erano un continuo apice, senza pausa per respirare a sufficienza, senza pausa per poter fare un passo ed uscire dalla doccia. Invoco l'epidurale ma l'anestesista è impegnato. Non posso fare esercizi di respirazione, provare posizioni più comode, andare in vasca come avrei voluto. Non posso mettermi le cuffiette con la musica, annusare olii essenziali come avevo auspicato. Troppo dolore e del tutto ingestibile. Posso solo sperare di non metterci troppe ore. Alle sei del mattino finalmente l'anestesista arriva ma l'epidurale mi dà sollievo solo per due contrazioni esatte, dopodiché sento rompersi le acque e faccio appena in tempo a dire all'ostetrica di non saper come spingere, perché il primo figlio è scivolato all'esterno senza uno sforzo una volta completata la dilatazione. Lei spalanca gli occhi e mi urla di sdraiarmi sul lettino della sala parto. Appena in tempo per ricevere al volo la mia piccola. Ha bevuto un po' di liquido devono aspirarla, il colorito non è dei migliori e la placenta era infartuata del 50% (improvvisamente capii la fretta della ginecologa il giorno prima). Mia figlia è nata piccolina, appena due kg, nonostante fossi praticamente a termine, ma sveglissima e sana. È 100% amore. Racconto la mia esperienza non per demonizzare il parto indotto, ma per testimoniare quanto sia vero quando dicono che ogni parto è a sé. Possiamo prepararci al meglio e redigere una "to do list" per il travaglio, ma la realtà, come sempre, stravolge i piani. Foto di Isaac Taylor Rinascere Mamma dà voce alle mamme che vogliono raccontarsi. Inviaci anche tu la tua storia, la leggeremo e avremo cura di pubblicare le più significative. Ti aspettiamo qui: VOCI DI MAMME .
- ALLATTAMENTO: UN SOGNO INFRANTO DA CHI DOVREBBE ESSERE D'AIUTO
Ho deciso di raccontare la mia storia proprio durante la SAM, la settimana dedicata all'allattamento. Quando ho scoperto di essere incinta la mia più grande paura era proprio quella di non riuscire a nutrite al seno mio figlio. Era una cosa a cui tenevo moltissimo, tanto da fare di tutto per poter avverare questo sogno. Dopo il parto è arrivata la montata lattea naturalmente. Infatti nei primi giorni ho potuto allattare anche se riscontravo grosse difficoltà. Il problema è nato dal fatto che in ospedale non sono stata seguita correttamente. Mi sono sentita trascurata e non aiutata perché ho avuto a che fare con quattro figure diverse (ostetrica, pediatra, Oss e infermiera): ognuna di loro mi dava un'OPINIONE diversa su come fare, così da perdere i giorni migliori per poter stimolare il latte perché mio figlio non si attaccava correttamente. Ho chiesto aiuto ad un'ostetrica esperta in allattamento, la quale mi ha fatto intraprendere un percorso fatto di stimolazione con tiralatte e integratori. Purtroppo però erano passati troppi giorni dal parto e il latte è mancato repentinamente. Passare al latte artificiale è stata la decisione più difficile e sofferta che abbia dovuto prendere, ancora non me ne faccio una ragione. Ho allattato solo per 20 giorni, ma quell'emozione di nutrire mio figlio al seno non la dimenticherò facilmente. In ospedale spingono tanto ad allattare al seno, ma poi non sono in grado di aiutare le neo mamme. In tante pensano che dare la formula sia più comodo ma non è proprio così: riscontro giornalmente tante difficoltà. Mi rimane solo tanta rabbia e rammarico di essere stata privata di un rapporto così speciale con mio figlio. Foto di Sarah Chai Rinascere Mamma dà voce alle mamme che vogliono raccontarsi. Inviaci anche tu la tua storia, la leggeremo e avremo cura di pubblicare le più significative. Ti aspettiamo qui: VOCI DI MAMME .
- LA STORIA DI EL NIÑO
30 settembre 2023: oggi inizia il racconto di questa storia. Sono al sesto mese di gravidanza, ma il pensiero di El Niño esiste già da molto tempo. Dopo la mia laurea, febbraio 2018, abbiamo lasciato le porte aperte alla vita ma in questi anni, di El Niño c'era solo l'idea e gli innumerevoli progetti sulla sua crescita ed educazione. Chi è El Niño? Il bambinello, Gesù Bambino nella cultura spagnola o un grande giocatore o forse la corrente del Golfo in America Latina? Ci abbiamo giocato un po' su, abbiamo trasfigurato il nomignolo di suo nonno Nino, Gaetano (questo sarà il suo nome all'anagrafe) spagnoleggiandolo in El Niño. Il caso ha voluto che nascerà a ridosso del Natale. Questa gravidanza è stata una sorpresa, perché in tanti anni di rapporti liberi in cui non succedeva nulla, pensi ormai che bisognerà far qualcosa nel momento in cui si deciderà di avere un figlio. Intanto, però, c'era il mio percorso di formazione di insegnante da portare a termine e quindi El Niño era un progetto ancora lontano. Il caso ha voluto che nel mio anno di formazione e prova per l'immissione in ruolo, io sia rimasta incinta... così miracolosamente, in un periodo anche stressante e presa da mille pensieri. Un caso?! O forse El Niño sapeva quando arrivare quaggiù, mi ha dato il tempo necessario a concludere i miei studi e la mia formazione di insegnante perché dopo potessi dedicare anima e cuore a lui, senza altre incombenze?! Al primo mese, quando si è presentato solo uno spotting, non ci ho dato peso... sarà lo stress o forse il cambio di alimentazione, ho pensato. Mi ero messa a dieta da un mese per perdere i chili di troppo accumulati in un anno, qui al Sud, dove si mangia sempre troppo bene per rinunciare alle bontà in tavola. Il mese dopo, guardando un film, il pensiero lontano e quasi impossibile dell'inizio di una gravidanza ha cominciato a solleticarmi dei dubbi. L'odore del gel dei capelli di mio marito lo tolleravo a malavoglia. Sabato 20 maggio, serata piovosa, siamo andati a mangiare fuori e io ho ordinato una tagliata di pescespada (mio malgrado, avrei senz'altro preferito una pizza, ma cercavo di attenermi ai consigli della nutrizionista: mangiare pesce 3-4 volte a settimana, che sacrificio per una che non stravede per il pesce!!). Per farla breve, ho mangiato quel pesce quasi nauseata. La domenica dopo ho preparato un risotto alla 'nduia, che io adoro, ma quel giorno non mi allettava per niente. Il lunedì seguente mi è balzato il pensiero che forse era il caso di fare un test di gravidanza, mai fatto in vita mia, alla vigilia dei 35 anni. Il martedì mattina ho fatto il test, ma non avevo ancora finito di urinare che già era comparsa la seconda linea. Alquanto incredula, ho chiesto a mio marito che aveva acquistato il test in farmacia, se lo avesse lasciato in macchina al sole e quindi il risultato non era attendibile. Così, nel dubbio, il sabato mattina 27 maggio sono andata a fare il prelievo del sangue. Alla consegna del referto, il tipo ha sbirciato sul foglio e ha sorriso... avevo capito, anche se faticavo a crederci. Non c'erano più dubbi, le HCG erano 97124 mIU / mL, un valore corrispondente alla settima/ottava settimana. Da non crederci!! Neanche a farlo apposta avevo una visita ginecologica prenotata per il 31 Maggio (poi slittata al 1° Giugno) per un generico controllo... e invece abbiamo visto per la prima volta in "foto" il piccolino. Che regalo mi ha fatto!! Quasi a dirmi "Mamma, ora che sei un'insegnante in ruolo e sei libera da esami o studio forsennato posso venirti a trovare!" Ad oggi non ho avuto disturbi di nessun tipo, a parte il sonno del primo trimestre e una maggiore sensibilità agli odori... e se non ci fossero le ecografie, farei ancora fatica a credere che questo miracolo si è avverato. Da fine Agosto la pancia inizia ad essere visibile, tant'è che prima abbiamo tenuto abbastanza segreta la notizia a parenti e amici. Un intimo segreto custodito nel ventre e nel cuore. Non percepisco ancora nettamente i suoi movimenti, anche se la ginecologa mi dice che è molto attivo, fa le capriole. Oggi all'alba della 26esima settimana pesa 820 gr ed è lungo 29 cm. Ci sarà ancora molto da raccontare e il meglio credo deve ancora venire nel terzo trimestre. Intanto inizio a leggere per lui al mattino le avventure di Cipollino di Gianni Rodari. Mi godo questo periodo di pace, tra corsi di ginnastica dolce, yoga in gravidanza, corso pre-parto di acquaticità in piscina, e di tanto in tanto acquisto qualche tutina carina che mi balza agli occhi in qualche giro per negozi. Ti aspettiamo piccolo grande El Niño! Foto di Pixabay Rinascere Mamma dà voce alle mamme che vogliono raccontarsi. Inviaci anche tu la tua storia, la leggeremo e avremo cura di pubblicare le più significative. Ti aspettiamo qui: VOCI DI MAMME .
- LEGGERE E CONTARE COL NASO ALL'INSU
“Leo e Tea, leggere e contare con il naso all'insù” (Ouverture Edizioni, Marzo 2023) è molto più di un albo illustrato: è la prova che sia possibile avviare la lettura tramite l’immaginazione e contribuire a gettare le basi, in modo ludico e immaginativo, ai primi conteggi. Attraverso due storie attente e delicate, “Leo legge le nuvole” e “Tea conta le stelle”, l’autrice Rossella Grenci, logopedista e scrittrice, ci permette di pensare alle lettere e ai numeri in maniera creativa e coinvolgente. Pagina dopo pagina, le illustrazioni di Angelica Regni danno vita al testo, impaginato con carattere a lettura facilitata. É un libro da leggere con le nostre bambine e i nostri bambini. Un libro da mimare con le mani o con tutto il corpo. É un libro anche da colorare e ritagliare. Facciamo un passo indietro e chiediamo direttamente alla Dr.ssa Grenci di raccontarci qualcosa in più. Quando e perché è nata l'idea di dedicare un libro ai più piccoli? Il mio lavoro si svolge da sempre a contatto con i bambini e le bambine. In loro trovo grande ispirazione per la genuinità e l'attaccamento alla vita nei suoi aspetti primordiali . In particolare lavorare a fianco di bambini con difficoltà di linguaggio e/o di apprendimento mi ha da subito portato a cercare il modo migliore per avvicinarmi al loro mondo, anche attraverso l'utilizzo dei libri. Il libro che ho dedicato ai più piccoli nasce dall'esperienza maturata negli anni e che mi ha dato conferma che imparare a leggere, a scrivere e a far di conto non è assolutamente scontato. Far leva non solo sull'immaginazione dei bambini, ma, soprattutto, sull'apprendimento mediato dall'esposizione attraverso diversi canali sensoriali, crea una traccia stabile a livello di connessioni cerebrali e, quindi, produce un apprendimento con solide basi. Così è nato "Leo e Tea, leggere e contare con il naso all'insù" Com’è nata la tua vocazione per la logopedia prima e per la scrittura poi? La mia vocazione per la logopedia credo nasca dall' essere stata figlia di una mamma insegnante di scuola primaria che aveva sempre particolare attenzione verso i bambini e le bambine che facevano fatica ad imparare o che provenivano da situazioni di disagio sociale e culturale. La grande passione per la sua professione ha avuto sicuramente un'influenza decisiva sulla scelta di studiare logopedia e di dedicarmi al lavoro nell'ambito dell'età evolutiva. La scrittura credo sia stata una passione che è nata insieme a me . Già a otto anni scrivevo il mio primo racconto, a dieci la mia prima poesia e così ho continuato - sostenuta dal grande amore per la lettura - a leggere e scrivere, dalla poesia al saggio, dal romanzo al manuale. Essere mamma quale valore aggiunto ha portato alla tua professione? Essere mamma è stata per me l'esperienza più forte, bella e, allo stesso tempo, destabilizzante della vita . Considerando che i miei due figli sono dislessici, sono dovuta venire a patti con le loro caratteristiche personali e quelle specifiche di apprendimento: sono stati per me sia un banco di prova sia la fonte di ispirazione per alcuni dei miei lavori.
- MATERNITÀ E DISABILITÀ: LA MIA SFIDA DI ESSERE MAMMA
Ho 38 anni, sono nata a Roma ma vivo a Padova, e vorrei raccontare brevemente i miei ultimi due anni di vita con il mio bambino. Sono disabile dalla nascita e a giugno del 2020 ho partorito mio figlio: un bimbo sano e bellissimo. Purtroppo, dopo il parto, i miei muscoli erano debolissimi e avevo difficoltà ad accudire il mio bambino. Mio marito lavora tutto il giorno, e per questo motivo, avendo difficoltà fisiche che non mi permettevano di gestire come avrei voluto mio figlio, a due mesi di vita del bambino, ho deciso di andare dalla mia famiglia per avere sostegno da parte loro. Poiché mia zia non può avere figli, facendo leva sulle mie difficoltà a gestire il bambino a causa della mia disabilità, ha chiesto l'affido del mio bambino con la complicità di mia madre. Tale affido è stato negato dagli assistenti sociali: io avevo solo bisogno di tempo, avevo partorito da poco. Da agosto fino a novembre ho sentito da loro parole come affido, tribunale... Ho provato tantissima rabbia nei confronti della mia famiglia: ogni giorno era una lotta, una discussione. Eppure il dato di fatto è che il bambino è mio, sono io la sua mamma! A novembre mio marito è venuto a riprendere me e mio figlio: da padre aveva anche lui tanta rabbia per questa situazione. Siamo tornati a casa nostra e finalmente siamo riusciti ad essere una vera famiglia. Solo noi tre, com'è giusto che sia. Nei mesi successivi ci sono state comunque altre discussioni con mia madre e con mia zia con vari tentativi di riappacificazione: mia madre persisteva nella sua decisione di voler affidare il bambino a mia zia. Io sono solamente una madre che vuole proteggere e tenere con sé il proprio figlio, ma nella mia famiglia vedo solo avvoltoi che vogliono togliermelo. Nei mesi che ho vissuto a Roma con loro, a volte strappavano il bimbo dalle mie braccia, senza chiedere il permesso e senza delicatezza alcuna. Ho vissuto un periodo terribile di forte stress. Adesso mio figlio ha tre anni ed è felice e sereno, insieme siamo una bellissima squadra, a dispetto di chi ci diceva che non lo avrei mai saputo gestire. Foto di Daria Obymaha Rinascere Mamma dà voce alle mamme che vogliono raccontarsi. Inviaci anche tu la tua storia, la leggeremo e avremo cura di pubblicare le più significative. Ti aspettiamo qui: VOCI DI MAMME .