“Esisto anch’io!”
È una vocina in sottofondo, che, se non ci porti attenzione, puoi confondere con il rumore del mondo attorno a te, un brusio, un fischio nell’orecchio, che puoi lasciare lì da parte… in un angolino molto nascosto… eppure… ogni tanto…
“Esisto anch’io!”
Che fastidio! Eccola di nuovo… può capitare in qualunque momento, inaspettata, pensavi di essertene sbarazzata facilmente e invece si rifà viva…
“Esisto anch’io”!
Io, quella vocina, l’ho sentita subito, il giorno dopo il parto, quando, stanca morta, mi domandavo come si facesse, dopo un “viaggio” così intenso come mettere al mondo un bambino, a partire subito con tetta sempre in bocca e notti insonni senza avere una vacanza di almeno una settimana per riprendermi…
Eheheh, e invece no!… ognuno quella chiamata la sente quando è il suo momento.
Per me, sarà stato complice il mio lavoro con la danza e lo yoga, è stata subito una voce urgente, carica, insistente, snervante e che mi ha portato anche tanti sensi di colpa inizialmente…
“Esisto anch’io!”
…Era la voce del mio CORPO. Chiedeva di essere visto, ascoltato, curato, coccolato, amato, eppure io non sapevo proprio come fare, ero completamente assorbita dalle necessità della mia cucciola e mi è sembrato per tanto, troppo tempo di non avere scelta, di non avere nemmeno 5 minuti per potermi fermare a dedicare tempo al mio corpo
C’erano altre priorità, tra cui, dopo mia figlia e tutte le cose essenziali da fare in casa, il mio riposo: avevo un gran sonno e bisogno di riposare, così, come mi era stato suggerito, sfruttavo alcuni riposini della mia bimba per chiudere gli occhi anche io e distendere i nervi.
Ecco, alla luce di questo, ora posso dire di aver tentato di dare qualcosa al mio corpo: cercavo di riposare a volte, anche se non era abbastanza e faticavo pure a rilassarmi, ma era qualcosa.
Vorrei dire a tutte le mamme che hanno vissuto o vivono una situazione simile alla mia, che vi comprendo fortemente e vi sono tanto vicina!
Eppure continuavo a sentirlo ancora ancora e ancora quel lamento …
“Esisto anch’io”
…E andando avanti con la maternità mi sono resa conto che il mio corpo implorava qualcosa di più del semplice riposo e che, se mi organizzavo diversamente e non mi facevo fagocitare dalla routine, potevo ritagliarmi momenti per porgere la mia attenzione.
Ci è voluto tanto, e confesso che ce ne vuole ancora (con una bimba di 15 mesi), per accettare di avere dei bisogni fondamentali che non potevo più rinnegare e soprattutto che, se non iniziavo ad aprirmi a ciò che il mio corpo chiedeva, ne avrebbe risentito notevolmente anche la mia bimba.
Così una mattina, durante un riposino di mia figlia, mi sono fermata ad osservarmi allo specchio: mi sono guardata dritta negli occhi per un po’, ho svuotato la mia mente, e sono rimasta lì, ferma, in attesa.
La voce del corpo è molto particolare, perché non si manifesta come un pensiero, con parole, con sequenze logiche; arriva come un’intuizione, spesso una sensazione (molto fisica appunto, essendo corporea), può arrivare come un’immagine, un flash, una lampadina che si accende e non si sa bene perché.
E la maggior parte delle volte “non ha senso”, sembra assurda, strana, sciocca, o banale, o completamente impossibile, eppure è quasi sempre la “pillola” che ci serve in quel momento!
Sta a noi scegliere o meno di rendere quella richiesta reale e fattibile, o lasciarla come una
semplice “sciocchezza” che ci è parsa di sentire.
Fondamentale è non giudicare e non giudicarsi, evitare di pensarci sopra e semplicemente provare e restare aperte ad accogliere un dono inaspettato, che può darci un po’ di ossigeno, di sollievo e di ricarica.
Nello yoga e nelle arti olistiche, energetiche e anche spirituali, ci sono svariate pratiche, esercizi, visualizzazioni, meditazioni, movimenti, massaggi, ecc... che hanno l’intento di “nutrirci” a 360 gradi e di farci trovare la pratica su misura per noi, basta rimanere flessibili e curiosi come bambini.
Quella mattina, davanti allo specchio, senza provare a darmi giustificazioni, ho iniziato a “farmi delle smorfie”…Sì, delle facce buffe, storpie, storte, brutte. Punto.
Volevo fare quello, mentre mi concedevo il permesso di fare “la mamma matta” (etichette sociali che ci mettiamo addosso continuamente), ho sentito sempre più chiaramente che la mia faccia aveva proprio bisogno di essere “allenata”, di essere elasticizzata, tirata, allungata, ammorbidita e che quel momento assurdo in realtà era il mio toccasana per quella giornata, anche perché mi aveva permesso di staccare per un attimo la testa da tutto.
Dopo 10 minuti di questo “lavoro”, ho deciso di darmi la crema in viso (dopo giorni che non la davo) e di farlo consapevolmente nel tocco, con l’intenzione di farmi una coccola e di “farmi bene”
È stata una giornata molto serena poi, era evidente che avevo maggiore energia e anche più lucidità nello stare con mia figlia al suo risveglio.
Basta davvero così poco per darci valore!
E darci valore ci riempie sempre di una forza più brillante e ci lancia nella vita con carica e autostima, perché sentiamo di esistere e di non essere sempre sopraffatti dagli impegni e dai doveri.
Vorrei dire alle mamme come me che non servono chissà quante ore libere durante il giorno per dare ascolto al nostro corpo, per prenderci una “pillola di benessere”, che tra l’altro non costa nulla ed è a chilometro zero, perché siamo proprio noi la chiave della nostra serenità.
E bastano 10 minuti in cui essere pienamente presenti a noi stesse.
Serve sono un ingrediente essenziale: il coraggio di ascoltarci e di accogliere il nostro “sesto senso”, la nostra voce interiore.
È che non siamo più abituate a metterci in contatto con la parte più vera di noi e a volte ci serve solo una piccola spinta e qualche semplice informazione per ritrovare quel contatto.
Io ho parlato di corpo, è vero, ma il corpo è il mezzo e il canale meraviglioso con il quale tutto il nostro essere ci parla.
Prendiamoci cura di lui e tutto dentro e fuori di noi ne gioverà.
Stendiamo un materassino a terra, muoviamo il nostro corpo, senza fretta, mettiamoci in contatto con il nostro respiro e con ogni cellula che ci compone, immaginiamoci “luminose”, osserviamo le nostre emozioni, dove si fermano, in quale parte le sentiamo “vibrare”, giochiamo con noi stesse, facciamoci ridere.
…Ah che ventata di aria fresca…
Vi abbraccio.
Foto di Andrea Piacquadio
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