Non con la tv, con la radio o altri mezzi di comunicazione, ma con i nostri figli.
Si, perché è possibile sintonizzare i nostri stati d’animo a quelli dei nostri bimbi di appena pochi mesi.
In realtà, tutte noi mamme, ed anche i papà, lo facciamo già per istinto, perché sentiamo il bisogno innato di connetterci ai nostri figli, di costruire una relazione con loro che non sia solo fatta di pappe e pannolini, ma anche di condivisione delle emozioni.
Tutti i genitori reagiscono ai primi sorrisi con altrettante espressioni, o agli occhi strabuzzanti di felicità ed entusiasmo dei propri figli.
Questa capacità di connettersi con lo stato d’animo dei nostri bambini ha un nome ben definito: sintonizzazione emotiva, ed è stata ampiamente studiata da Daniel Stern.
Questi due termini indicano la capacità, da parte del genitore, di comprendere l’emozione che il bambino sente e manifesta in un determinato momento; una volta compresa, il processo di sintonizzazione continua con il rispecchiamento, sempre da parte del genitore, dello stesso stato d’animo; l’interazione infine termina con il bambino che, da parte sua, si sente rispecchiato dalla risposta del genitore, ciò è per lui di giovamento, dato che ne ricava un’esperienza piacevole e di vicinanza all’altro.
Secondo Stern ogni bambino, già da pochi giorni dopo la nascita, è in grado di interagire socialmente con la madre e il padre.
Da queste interazioni, fatte di scambi come ad esempio "oh ma che bello questo pupazzetto! È morbido, vero?", il bambino inizia a sviluppare un senso del sé, una consapevolezza, che porterà con sé, appunto, per il resto della sua esistenza.
Da un semplice commento all’ambiente esterno deriva un aspetto così importante della nostra vita.
Pensiamo perciò a quanto una sufficiente sintonizzazione sia importante per i nostri figli.
Ho scelto di utilizzare appositamente il termine "sufficiente", perché non sempre riusciamo a cogliere lo stato d’animo dei nostri bambini.
Siamo coloro che li conoscono meglio, ma non siamo loro, non possiamo sostituirci alla loro mente, perciò inevitabilmente le nostre sintonizzazioni non saranno mai perfette.
Ed è giusto così.
Davanti ad un bimbo di dieci mesi, eccitato per una nuova scoperta, noi mostreremo entusiasmo, ma a quale intensità? Questo dipende dal nostro temperamento, dalla storia di vita, dall'educazione affettiva che a nostra volta abbiamo ricevuto.
Potremmo mostrare un entusiasmo leggermente superiore e il nostro bambino potrebbe portare la sua eccitazione ad un livello più elevato, ma comunque per lui tollerabile.
Oppure potremmo mostrare un livello di felicità inferiore e nostro figlio potrebbe di conseguenza diminuire il proprio entusiasmo.
In entrambi i casi si sentirà compreso, accolto e in un momento di piena condivisione affettiva.
Ancora, potremmo mostrare un’esagerata eccitazione e nostro figlio come risposta potrebbe iniziare a voltare la testa da un’altra parte, e se non dovessimo cogliere il segnale finirà per piangere, perché lo abbiamo sovrastimolato.
Infine, ci potrebbe capitare di non cogliere proprio lo stato d’animo di nostro figlio, che in tutta risposta inizierà ad attivarsi per attirare la nostra attenzione fino a crollare in un pianto disperato.
A tutti noi capiterà di non saper leggere le emozioni dei nostri bambini e di dover aggiustare il tiro.
Poco male, come detto sopra, le sintonizzazioni perfette non esistono, noi e i nostri figli siamo persone distinte.
Ciò che conta, è che impariamo a leggere i segnali che i neonati inviano con il loro comportamento.
Quando li stiamo stimolando eccessivamente, interrompono il contatto oculare, girano la testa, se in grado di spostarsi autonomamente, si allontanano, fino a piangere, se continuiamo a persistere con la stimolazione.
Al contrario, se davanti alle loro emozioni la nostra espressione rimane impassibile, priva di affettività (quante volte guardiamo senza vedere perché siamo distratti), i bimbi iniziano a mostrarci tutto il loro repertorio di competenze, ci chiamano, richiamano la nostra attenzione, ed iniziano a ricalibrare il loro entusiasmo, avvicinandosi sempre più al nostro stato d’animo.
Dipendentemente dalla frequenza con la quale ci sintonizziamo con i nostri figli, questi apprenderanno cose diverse sulle loro emozioni e sulla gestione delle stesse.
Potrebbero imparare a lasciarsi andare ad ogni emozione, accogliendola, oppure ad evitare le emozioni spiacevoli, o l’eccessivo entusiasmo, negandosi delle importanti esperienze che fanno parte della vita di ognuno di noi.
Perciò, come può esserci utile la sintonizzazione emotiva nel meraviglioso percorso che ogni genitore compie con il proprio bambino?
Questa innata capacità che possediamo, e che certamente possiamo affinare, ci permette di creare con i nostri bambini un legame affettivo ricco di condivisione; ci aiuta ad insegnare loro a leggere le emozioni proprie e altrui; a saper cogliere l’aspetto emotivo della vita e farne tesoro, perché le emozioni sono segnali che la nostra mente ci invia per aiutarci a leggere la realtà e a tutelarci nelle situazioni spiacevoli.
In ultimo, ma non per importanza, sintonizzarci correttamente con i nostri figli insegna a noi stessi e a loro quanta bellezza c’è nella condivisione delle emozioni, e quanto questo ci possa far sentire vicini all’altro.
Bibliografia:
Appunti di Psicopatologia dello Sviluppo, UPS, Roma, 2017.
Stern D., Il mondo interpersonale del bambino, Bollati Boringhieri, Torino, 1987.
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