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Immagine del redattoreCetty Mazzei, Doula

LA MATERNITÀ TRA PRESENTE E PASSATO



Il percorso della maternità è rappresentato da cambiamenti importanti che coinvolgono profondamente la donna sotto vari aspetti.

Sebbene per molte il cambiamento fisico sia difficile da accettare e da gestire, ciò che spesso rappresenta una zavorra per le donne è tutto ciò che la maternità porta con sé a livello psicologico ed emotivo.


Viviamo oggi nella cultura dell’apparire, in una società che punta il dito facendoci sentire sbagliati nel momento in cui le nostre emozioni e il nostro sentire tradiscono le aspettative sociali.


Questo aspetto riguarda anche la maternità: nei social seguiamo mamme sorridenti e serene con i loro bambini, un mondo idilliaco in cui non c'è spazio per sentimenti ed emozioni negative.

Così, nel momento in cui una neo-mamma percepisce in se stessa una sorta di esaurimento fisico ed emotivo, sentendo la stanchezza del dare il suo tempo e la sua energia esclusivamente al bambino appena nato, avverte anche i sensi di colpa e una sensazione di inadeguatezza.


Lavoro da tanti anni accompagnando le mamme verso una maggiore consapevolezza riguardo i temi della genitorialità, e soprattutto negli ultimi due anni ho assistito a un acuirsi del disagio più invalidante che la donna possa vivere nel delicato periodo del post partum: la solitudine.

Il sentirsi sole e abbandonate dopo il parto non rappresenta un problema nato da due anni a questa parte, ma certamente la pandemia che abbiamo vissuto a livello globale ha isolato ancora di più la donna, che si è trovata dopo il parto come in una sorta di "bolla" tra le mura domestiche con il suo bambino, sola a dover gestire nuovi equilibri, nuove dinamiche, nuove competenze da acquisire.

Completamente assorbita dai bisogni di un piccolo umano che dipende totalmente da lei, la neo-mamma deve nutrirlo, vestirlo, cambiargli il pannolino, dargli amore incondizionato e contatto, anche quando si sente esausta e vorrebbe solo riposare.


Proprio in questi giorni una delle tante mamme che seguo mi scrive: "Sono in balìa di un post partum che mi ha trovata impreparata, impaurita e sola. Alterno momenti di gioia ad attimi di sconforto e lacrime: un'altalena di emozioni alle volte estenuanti" E ancora un'altra mamma: "Sono stanca. Stanca di non godermi mio figlio, due mesi, ingestibile dalla nascita per qualche disturbo di alimentazione. Povero piccolo, lui non ha colpe. Ma le urla notte e giorno mi devastano, mi sono penetrate nel cervello, sono sfinita. Non ho mai recuperato qualche ora di sonno dal giorno del parto, lungo e dolorosissimo. Tanto dolore da rimanerci scioccata, devastata. E perdere di vista mio figlio, inizialmente. Sono stanca fin dal primo giorno, sono incapace di gestire me stessa ed il mio bambino, nonché il rapporto di coppia che sta andando a scemare, non ci sono più forza e attenzioni per noi adulti. Mi sfogo perché è come dichiararlo nero su bianco. Mi sto facendo aiutare, non ho alternative. Ma sono stanca, e forse un po' mi manca tutto ciò che era prima di questa grande, avventurosa difficoltà che si chiama essere Mamma. Stanca di sentirmi giudicata, stanca di sentirmi dire che non ho l’indole ed il carattere per gestirlo. Stanca di fiato, orecchie e mente. Cuore no, quello resta"


Queste sono testimonianze che toccano profondamente l'anima, soprattutto di chi porta dentro di sé un vissuto molto simile.

Sono lontani i tempi in cui la donna non era lasciata in balìa di se stessa nel delicato periodo della gravidanza, del parto e del puerperio.


"Per crescere un bambino ci vuole un intero villaggio", così recita un Proverbio Africano.

E non ci sono parole più azzeccate di queste per esprimere il supporto, il conforto, l’aiuto che momenti come gravidanza, parto e puerperio richiedono nella vita di una donna.


Purtroppo non esiste più quel sostegno che un tempo mamma e bambino ricevevano dalle donne competenti (familiari e amiche), che si mettevano a disposizione, anche solo per preparare un pasto caldo o per far riposare la mamma stanca, mentre erano loro stesse ad accudire il bambino.

La cultura del distacco e del basso contatto ci ha allontanati dalla nostra stessa natura.

Aristotele scriveva che l’uomo è un animale sociale, e aveva ragione: la possibilità di sopravvivenza è garantita solamente dalla cooperazione tra pari. Allora è innaturale che una madre resti sola, senza un tessuto sociale che la contenga e la tuteli.


Viviamo inoltre sotto l'influenza di forti condizionamenti culturali che ostacolano la piena espressione dell'istinto materno: una madre che allatta a richiesta e a termine, che pratica il babywearing e l'alto contatto, che risponde efficacemente ai bisogni del proprio bambino, è spesso duramente giudicata e accusata di "viziarlo"


Le mamme si trovano così a vivere in antitesi tra due emozioni: da un lato sentono forte il legame con il loro bambino e il bisogno di vivere un contatto fisico ed emotivo con lui; dall’altro sono circondate da persone che in maniera più o meno velata suggeriscono loro di non far prendere "vizi" al bambino.


La solitudine che si trova a vivere nel dopo parto e il peso di tutto questo carico emotivo difficile da gestire in un momento così delicato, portano spesso la neomamma a vivere una condizione di esaurimento, che nella peggiore delle ipotesi sfocia in una depressione post partum.


Ma cosa si potrebbe fare per evitare tutto questo e per permettere alla donna di vivere con serenità ed equilibrio il post parto?

La risposta è semplice. Basterebbe ricreare quel villaggio che sosteneva la neo-mamma fino a qualche tempo fa nel periodo perinatale.

Tecnicamente è difficile farlo al giorno d'oggi, o perlomeno farlo con le stesse dinamiche di allora, perché si sa, la vita odierna caratterizzata da un tempo che scorre veloce e dagli impegni frenetici che ci coinvolgono un po' tutti, non permette di creare attorno alla diade una rete tale da essere quantomeno simile a quel villaggio.


Ma è responsabilità di tutti noi abbracciare la mamma, il bambino e la famiglia in questo percorso così faticoso del divenire genitori.

Accudire la mamma e il bambino, prendersene cura nella tutela del diritto alla Vita e alla Salute, è il compito primario di questa nostra società, che dovrebbe proteggere e tutelare la maternità in una visione di salute e benessere dell'intera umanità.


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