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Immagine del redattoreCetty Mazzei, Doula

ALTO CONTATTO: VIZIO O BISOGNO?



I bisogni del neonato sono dettati da istinti innati di contatto, spesso erroneamente definiti vizi, in una cultura che ignora la natura stessa dell'uomo.


Il neonato ricerca il contatto con la madre non perchè sia viziato, ma perchè obbedisce ai suoi istinti innati che lo portano ad esprimere tale bisogno.


In nove mesi di gestazione ha trovato nel corpo della madre calore, protezione, nutrimento, e tutto ciò ha favorito in lui una sana maturazione fisica e psichica.

Subito dopo il parto, il neonato avrebbe bisogno di un ambiente quanto più simile possibile al grembo materno, in grado di garantirgli non solo il nutrimento, ma anche contenimento e contatto, esattamente come avveniva nell'utero materno nel corso della gravidanza.


Di contro, le moderne tecniche ospedaliere di gestione del parto impongono spesso una violenta separazione tra madre e bambino.

Questa separazione viene talvolta ripetuta nel corso della vita neonatale e in alcuni casi costituisce una premessa per la formazione di individui ansiosi, sradicati e aggressivi.

Questo lo afferma Jean Liedloff nel libro "Il Concetto del Continuum" dove illustra la possibilità di educare alla pace nel mondo semplicemente riappropriandosi dei legami istintivi iniziali.


Il bisogno di contatto è talmente radicato nel neonato da essere ancor più importante, sotto alcuni aspetti, del suo bisogno primario di nutrimento.

Con questo non voglio affermare che il nutrimento non costituisca un elemento fondamentale per la crescita e la maturazione, ma se non adeguatamente affiancato al contatto e al contenimento, si potrebbero osservare squilibri psicofisici nel bambino e nell'adulto di domani.


Per dimostrare questo, Harlow condusse un esperimento.

Chiuse dei cuccioli di scimmia in gabbia e diede loro a disposizione due sostituti materni: uno era un morbido peluche, l'altro una sagoma in metallo fornita di un biberon con il latte.

Fu curioso osservare come le scimmiette trascorressero la maggior parte del tempo avvinghiate al peluche privo di biberon e andassero ad attaccarsi alla sagoma in metallo soltanto per poppare il latte dal biberon.

Ma non solo. Si osservò anche che con il trascorrere del tempo le scimmiette divennero tristi ed apatiche e da adulte le scimmie femmina furono anaffettive con i loro cuccioli.


Quanto è importante quindi soddisfare il bisogno di contatto che manifesta un neonato?

Non solo è importante, è FONDAMENTALE!


La scienza antropologica ci insegna che un neonato viene al mondo quando la misura della sua circonferenza cranica raggiunge un valore oltre il quale sarebbe impossibile per lui attraversare il canale del parto.

Il suo sviluppo neurologico risulta però incompleto nonostante sia venuto al mondo; ecco perchè inizia dalla nascita un tempo definito esogestazione, durante il quale il bambino raggiungerà molto gradualmente l'indipendenza fisica ed emotiva.


Per esogestazione si intendono indicativamente i primi nove mesi di vita, nei quali possiamo affermare che il neonato è molto simile ad un marsupiale, e la sua sopravvivenza dipende TOTALMENTE ed ESCLUSIVAMENTE da chi si prende cura di lui.


Ecco perché durante l'esogestazione il bisogno di contatto da parte del bambino è VITALE, FISIOLOGICO e SANO.


I genitori accolgono tale bisogno con modalità differenti, a seconda delle competenze e della consapevolezza di ciascuno di noi, nonché in base al proprio vissuto e agli strumenti a disposizione in quel determinato contesto.


Purtroppo al giorno d'oggi il modello di accudimento di maggior riferimento è quello a basso contatto, il cui scopo è quello di far raggiungere precocemente al bambino autonomia e indipendenza.


Ma l'uomo è un mammifero, e come tale necessita dell'accudimento tipico dei mammiferi, basato sul contatto fisico.


Solo in seguito alla Rivoluzione Industriale questo modello di accudimento fu sostituito da quello a basso contatto, nel quale la fisiologia, intesa come bisogno di contatto fisico e tattile tra bambini e genitori, non è essenziale.


I bambini a basso contatto vivono in ambienti basati sul controllo e sulla disciplina, principi che sostituiscono l'affettività e i sentimenti.


L'alto contatto è invece quanto di più fisiologico esista nelle pratiche di accudimento e, contrariamente a ciò che la cultura del basso contatto vuol farci credere, favorisce nel bambino lo sviluppo della propria identità e autonomia.





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