Cammino tra gli scaffali di una piccola libreria e, come spesso mi accade, sento il richiamo della copertina di un libro.
Un neonato raggomitolato su se stesso è rappresentato con il suo cordone ombelicale, cordone che però non lo unisce alla placenta della mamma, bensì a una rete wi-fi.
“Figli di Internet” è un libro di recente pubblicazione (2022, Ed. Centro Studi Erikson) che si presenta come guida semplice e chiara adatta a tutti, e non solo agli addetti ai lavori.
La grafica accattivante e il linguaggio diretto lo rendono una lettura fluida e piacevole.
Gli autori, Matteo Lancini e Loredana Cirillo, entrambi psicologi e psicoterapeuti, toccano numerosi aspetti del fenomeno preso in esame, condividendo riflessioni non banali su temi di estrema attualità.
La riflessione parte dal concetto di “onlife” (Floridi, 2017), ovvero quella nuova forma dell’esistenza in cui siamo immersi, all’interno della quale il confine fra reale e virtuale è spezzato e non ha più senso distinguere tra “online” e “offline”.
Noi genitori siamo i primi a dare inizio a questa esistenza “sotto i riflettori” della rete.
Scopriamo di aspettare un bambino? Post con la foto del test di gravidanza; prima ecografia? Condivisione con tutta la rubrica tramite il proprio stato Whatsapp (compreso il fattorino della nostra pizzeria preferita); nasce il bebè? Scatti fotografici a tutte le ore che nemmeno i paparazzi per i reali d’Inghilterra!
Questa è ormai la quotidianità nella quale siamo immersi.
Gli esperti sottolineano in un passaggio che “quanto più abituiamo i nostri figli a comportamenti esibitivi, alla ricerca del riconoscimento e dello sguardo di ritorno degli altri, tanto più questi meccanismi saranno radicati dentro di loro”
Il testo continua trattando il tema del controllo sull’uso dei dispositivi, necessario e non delegabile da parte degli adulti di riferimento, come ad esempio:
- il “no” come limite di fondamentale importanza per la crescita e lo sviluppo sano del bambino;
- i videogiochi, da non vedere come un nemico da combattere ma come una forma di intrattenimento che spesse volte veicola l’aggressività;
- i social network come odierni luoghi di incontro da non demonizzare ma da imparare a conoscere.
“Attraverso i like e i commenti che si ricevono si costruisce un’immagine di sé agli occhi degli altri che, anche se fittizia e parziale, consola, sostiene e fa sentire importanti, visibili, apprezzati”
Uno spazio di riflessione importante viene aperto anche sul tema del vissuto del proprio corpo attraverso la lente dei filtri, del selfie e del sexting (ovvero lo scambio di foto intime).
Il selfie viene definito come “il comportamento oggi più diffuso per dare voce al bisogno di valorizzazione e di riconoscimento.
Attraverso questa moderna forma di autoritratto spesso si persegue la visibilità sociale: ci si mette al centro della scena, lasciando monumenti e bellezze naturali sullo sfondo”
Risulta chiaro, dunque, che il valore che si va a celebrare è il proprio. “Le immagini del mondo fanno da cornice alla narrazione e all’esaltazione del proprio sé”
Tanti gli spunti di riflessione che ci interrogano e stimolano a guardare i nostri comportamenti prima di giudicare quelli dei nostri figli.
Il messaggio di sottofondo è comunque positivo: conoscere, approfondire, condividere spazi di dialogo con i più piccoli.
Non lasciamo i ragazzi da soli nelle loro vite virtuali, aiutiamoli a gestirle con responsabilità.
Buona lettura!
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